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Oltre il visibile. Luigi Pericle, riemerso dall’oblio, sarà in mostra a Venezia durante la Biennale

Luigi Pericle e sua moglie Orsolina (chiamata Nini) nello studio dell'artista Luigi Pericle e sua moglie Orsolina (chiamata Nini) nello studio dell'artista
Luigi Pericle, Matri Dei d.d.d., 1974, Tecnica mista su masonite, 30 x 21 cm

Riemerso dall’oblio, con la mostra “Oltre il visibile” l’arte di Luigi Pericle sarà esposta alla Fondazione Querini Stampalia a Venezia. A maggio,  durante la Biennale

Autore basilese ma marchigiano d’origine paterna (Monterubbiano), Luigi Pericle ha attraversato un capitolo di storia dell’arte apprezzato dai nomi più blasonati del sistema: dal collezionista Peter G. Staechelin a Sir Herbert Read, trustee della Tate Gallery, dal museologo Hans Hess, curatore della York Art Gallery, ai titolari della galleria Arthur Tooth&Sons di Londra dove esposte negli anni Sessanta accanto ad Appel, Jorn, Tàpies, Dubuffet o Mathieu.

In seguito a una importante mostra itinerante ospitata in vari musei anglosassoni, Pericle si ritirò però improvvisamente a vita privata. Era il 1965. Con la moglie Orsolina Klainguti, era approdato già dagli anni Cinquanta nel paradiso anarchico del Monte Verità, la famosa “collina dell’utopia” isolata fra i boschi del Canton Ticino sopra Ascona, affacciata sulla punta nord del Lago Maggiore. Qui continuò a operare, a studiare e riflettere in solitudine.

Luigi Pericle e sua moglie Orsolina (chiamata Nini) nello studio dell'artista
Luigi Pericle e sua moglie Orsolina (chiamata Nini) nello studio dell’artista

Riemerso dall’oblio, oggi Luigi Pericle è al centro di un grande progetto di recupero critico e filologico. Il piano di studio, restauro, conservazione, catalogazione del suo patrimonio artistico – tutelato dall’Associazione “Archivio Luigi Pericle” – vede nella mostra veneziana nel contesto dei sei mesi di Biennale, la prima tappa di un articolato percorso di valorizzazione. Accompagnata da un catalogo scientifico (Silvana Editoriale) la mostra allinea 50 opere, fra dipinti su tela e su masonite, oltre a chine su carta degli anni Sessanta e Settanta, frutto di un lavoro inesausto di riflessione sul linguaggio della pittura e sul segno intuitivo come manifestazione di spinte interiori e di una indagine visionaria attraverso gli strati più reconditi della coscienza.

Luigi Pericle, Matri Dei d.d.d., 1977/1978, Tecnica mista su masonite, 42 x 30 cm

Il bancone disegnato dal grande architetto Carlo Scarpa – cui è intitolata l’area espositiva a piano terra della Fondazione– accoglierà testimonianze inedite, stralci, appunti autografi, esercizi di analisi e pagine di diario, insieme ad altre opere grafiche capaci di restituire al pubblico la personalità eclettica dell’uomo, dell’artista e del pensatore.

Pittore, illustratore, letterato e intellettuale a tutto tondo, Luigi Pericle subì l’influenza della teosofia e delle dottrine esoteriche, partecipando al dibattito culturale che da queste tendenze fu determinato nel corso del secolo. Pericle respirò l’aria mistica del Monte Verità che accolse fin dagli albori del Novecento la famosa comunità fondata nel 1900 da Ida Hofmann e Heinrich Oedenkoven sulla Collina dell’Utopia, dove approdò la “controcultura” europea del tempo. È in quegli stessi luoghi che, a partire dagli anni Trenta, prese forma l’avventura intellettuale degli incontri di Eranos, promossi da Carl Gustav Jung (il cui Libro Rosso è stato riscoperto in anni recenti ed esposto alla Biennale di Venezia del 2013) e dalla teosofa e pittrice olandese Olga Froebe-Kapteyn.

Luigi Pericle, Tecnica mista su masonite, 30 x 42 cm

Uomo poliedrico dai mille interessi, Pericle sfugge alle classificazioni e si rivela artista professionista tanto quanto fumettista di talento: nel 1951, infatti, creò Max, la marmotta protagonista dell’omonimo fumetto senza testo, destinata a divenire un volto noto, non solo in Europa, ma anche negli Stati Uniti e in Giappone. Con il suo lavoro di illustratore, Pericle acquistò fama internazionale e i suoi lavori vennero pubblicati dall’editore Macmillan di New York e su quotidiani e periodici come il “Washington Post”, “Herald Tribune” o la rivista “Punch”. Ma parallelamente a questa attività pop, la sua seconda vita di pittore votato all’astrattismo informale lo vide ragionare ossessivamente su tecniche di lavorazione particolari, sulla sperimentazione sui materiali, su un’indagine quotidiana volta a piegare il lessico della pittura alle esigenze dello spirito, alla ricerca di forme, gesti, simboli, panorami, creature, varchi e universi paralleli che fossero la reificazione dell’invisibile e di una verità esistente oltre la contingenza.

Luigi Pericle, Matri Dei d.d.d., China su carta, 1963, 42 x 60 cm
Luigi Pericle, Matri Dei d.d.d., China su carta, 1963, 42 x 60 cm

I volumi di letteratura, filosofia, arte egizia, teosofia, astrologia che affollavano la sua biblioteca nutrirono la conoscenza versatile di Pericle, fonte miracolosa di una ispirazione non limitata alla pittura ma affidata a migliaia di documenti tempestati di oroscopi, scritti di ufologia, quaderni affollati di ideogrammi giapponesi, simboli cosmici, medicina cinese e cure omeopatiche. «L’arte – diceva – rispecchia la disposizione spirituale dell’uomo ed è uno strumento dotato di chiaroveggenza, essa ha sempre il presentimento degli accadimenti futuri». Il suo immaginario si animò così di figure ipnotiche, scenari visionari, mondi alieni, porte delle stelle aperte verso civiltà meccaniche. Una magnifica ossessione lo allontanò dalla pittura-pittura per farne un pensatore libero, autore persino di un romanzo fantascientifico ambientato in un orizzonte post-atomico: il dattiloscritto inedito è riemerso oggi insieme ai suoi quadri dedicati a tematiche differenti e presentati in mostra secondo un excursus cronologico di un ventennio diviso per serie: le piramidi e gli orologi (March of Time), i portali (Matri Dei), le lune, i golem, gli arcangeli, i mostri (Wood Demon o Der Hütter Der Schwelle) memori della lezione di Francisco Goya e del suo “sonno della ragione” che qui tuttavia stilla nuove possibilità di investigazione dell’ignoto.

Ritratto fotografico del pittore Luigi Pericle

La mostra promossa dall’Associazione “Archivio Luigi Pericle” di Ascona mira dunque a fare luce su un autore di straordinario spessore che appartiene a quella categoria di maestri – fra cui Hilma af Klint (le cui opere sono state presentate nella Biennale del 2013) – che preferirono lasciare che la loro ricerca parlasse solo dopo la loro morte, imprimendole un’energia che ne avrebbe reso necessaria la riscoperta postuma. Dopo la scomparsa di Luigi Pericle, morto senza eredi nel 2001, la sua casa di Ascona è rimasta chiusa per quindici anni sino a quando, alla fine del 2016, acquistata da nuovi proprietari sensibili al fascino del suo passato glorioso, ha rivelato intatto un immenso patrimonio sepolto di opere e scritti, una summa del pensiero universale catalogata da Pericle con rigore monastico.

Luigi Pericle Giovannetti e la moglie Orsolina Klainguti sulla Ferrari dell’artista.
Luigi Pericle Giovannetti e la moglie Orsolina Klainguti sulla Ferrari dell’artista.

La mostra è curata dal critico e storico Chiara Gatti in collaborazione con Marco Pasi dell’Università di Amsterdam (UvA) e Associazione Europea per lo Studio delle Religioni (EASR), Michele Tavola delle Gallerie dell’Accademia di Venezia e Luca Bochicchio, direttore di Casa Museo Jorn di Albisola, AdAC Università di Genova.
Il progetto è patrocinato, tra gli altri, dal Consiglio di Stato della Repubblica e Cantone Ticino, dalla Divisione della Cultura e degli Studi Universitari del DECS, dal Consolato Generale di Svizzera a Milano, dalla Fondazione Monte Verità di Ascona e dalla Fondazione Eranos di Ascona. Il catalogo è edito da Silvana Editoriale.

Luigi Pericle, Uranian Golem II (Golem Uraniano II), Matri Dei d.d.d., 1964, Tecnica mista su tela, 55 x 34 cm
Luigi Pericle, Uranian Golem II (Golem Uraniano II), Matri Dei d.d.d., 1964, Tecnica mista su tela, 55 x 34 cm

 

«Per la spiritualità nell’arte non c’è tempo.
Essa sfugge alle umane caducità, non è mai vecchia e non è mai nuova:
È, perché è essenziale; o meglio, è il modo essenziale per esprimere la Verità.
L’essenziale è ciò che non viene dall’artista, ma attraverso l’artista».
Luigi Pericle

 

Luigi Pericle, Mahâkâlî (Grande Kali), Matri Dei d.d.d., 1965, Tecnica mista su tela, 129,5 x 80 cm
Luigi Pericle, Mahâkâlî (Grande Kali), Matri Dei d.d.d., 1965, Tecnica mista su tela, 129,5 x 80 cm

Luigi Pericle (1916-2001)  Beyond the visible

11 maggio > 24 novembre 2019

Venezia, Fondazione Querini Stampalia onlus, Area Scarpa
Castello, 5252, I-30122 Venezia
fondazione@querinistampalia.org
www.querinistampalia.org
tel. +39-041/2711411

Vernice su invito: 10 maggio ore 18.00

Archivio Luigi Pericle, Ascona, Svizzera
Andrea & Greta Biasca-Caroni
tel +41 (0)79 245 09 65 – +41 (0)79 621 23 43
c/o Hotel Ascona – Via Signore in Croce, 1 – CH – 6612 Ascona
www.luigipericle.org – info@luigipericle.com

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