Il Mulino pubblica il poderoso saggio di Attilio Brilli Il grande racconto del favoloso Oriente (pp. 475, Euro 48,00), un viaggio per documenti e immagini nella vastità e nella ricchezza culturale dell’Asia, un continente che non ha mai smesso di affascinare l’Occidente, attraverso le testimonianze di artisti, intellettuali, esploratori, diplomatici, che viaggiarono per quelle terre fra il XVIII e il XX Secolo.
Roma. Alla vigilia del conclave che lo elesse Papa, il Patriarca di Venezia Angelo Roncalli, così si esprimeva (in un contesto che riguardava la possibile elezione del Cardinale armeno Agagianian e di avere quindi un Papa orientale): “L’Oriente non esiste se non nelle classificazioni generalizzanti degli occidentali. Chieda ad un cinese se senta qualcosa in comune con un turco o con un indiano”. Effettivamente, l’Oriente è un concetto complesso, un’identità geografica e culturale assai variegata, che però, a partire dalla caduta dell’Impero Romano, che vi aveva stabilito solidi traffici commerciali, l’Oriente è stato a lungo, per l’Europa, tenebroso e misterioso. Almeno fino al XVIII Secolo.
Attilio Brilli, esperto di letteratura di viaggio e già autore di apprezzati saggi in materia, conferma adesso quest’idea della vastità fisica e concettuale licenziando per i prestigiosi tipi de Il Mulino, Il grande racconto del favoloso Oriente, un saggio che scorre piacevolmente sottoforma di reportage storico, e nelle cui pagine l’autore si basa sulle testimonianze di viaggiatori, archeologi e diplomatici che fra il primo Settecento e la metà del Novecento si mossero nella vasta Asia per gli scopi più disparati, accomunati però dalla sete di conoscenza di quelle culture così lontane e diverse. All’epoca, infatti, il viaggio era un’esperienza di vita.
Come il lettore scopre leggendo le pagine di Brilli, fu una donna, Lady Montagu, moglie dell’ambasciatore britannico a Costantinopoli, la prima a smascherare i tanti falsi miti e pregiudizi che in Europa si avevano sull’Oriente: fra il 1716 e il 1718, nella sua corrispondenza provata, la Signora in questione traccia le prime testimonianze moderne su quella cultura, basate sull’esperienza personale. L’Illuminismo incoraggiò nel tempo le esplorazioni e le campagne archeologiche, dando l’avvio a un approccio verso l’Asia finalmente abbastanza razionale; con il colonialismo, invece, si aprì la stagione dello sfruttamento. Tuttavia, l’Asia delle leggende diventava mano a mano una terra sempre più conosciuta, e Brilli segue passo dopo passo questo viaggio della conoscenza attraverso l’Egitto, la Cina, l’Indocina, il Giappone, la Polinesia, dal deserto infuocato alle spiagge lussureggianti, dal Mediterraneo all’Oceano, dalle piramidi alle pagode cambogiane, dalle sensuali suggestioni degli harem ai caravanserragli delle rotte commerciali, fino alla giustizia sommaria dei vari dispotismi. Sotto gli occhi del lettore si dipana lo splendore culturale di un continente smisurato e spiritualmente ricchissimo, ovviamente non scevro di problematiche e contraddizioni (di cui l’Europa non era certo immune), a cominciare dal ruolo della donna nella società: che comunque è molto diverso a seconda dei contesti, dall’Egitto alla Cina.
Quello che emerge dall’appassionante e documentata narrazione di Brilli è lo splendido melting pot di usi e costumi, di stili architettonici e artistici, di tradizioni religiose, di conoscenze tecniche e scientifiche – in particolare astronomiche – e filosofiche. Nonostante la rigorosa documentazione, l’autore lascia sempre aleggiare una leggera aura fiabesca, accentuata dalle splendide immagini intercalate nel testo. Si parla infatti di un Oriente lontano nel tempo e nello spazio, che i vari viaggiatori hanno sì conosciuto, ma non sempre penetrato nella sua essenza più profonda e rimasto, quindi, sempre un po’ misterioso, soprattutto per quanto riguarda certi aspetti legati alla figura della donna (in India come nel mondo musulmano).
Il volume è arricchito da un ampio e variegato apparato iconografico, che comprende le pitture degli orientalisti, incisioni della stampa europea di metà Ottocento, fotografie di viaggiatori e archeologi, che documentano un po’ tutti gli aspetti trattati nel libro, dal mercato degli schiavi agli usi e costumi locali dall’Egitto alla Cina, dalle pratiche religiose alle odalische e gli harem, fino alle bellezze architettoniche di templi e regge.
Brilli affronta un impegnativo e affascinante viaggio in un Oriente che in gran parte non esiste purtroppo più, fagocitato dalle guerre fratricide del Novecento, dal colonialismo occidentale e, in ultimo, dalla sua forma più abietta, la globalizzazione. Ma di cui è opportuno conservare, se non l’anima, almeno la memoria.