A Palazzo Fava, Bologna, la prima mostra antologica in Italia di Nicola Samorì. Circa 80 opere, dagli esordi fino alle recenti realizzazioni, sono in dialogo con i preziosi affreschi dei Carracci e altri capolavori conservati nel Palazzo. Dall’8 aprile al 25 luglio 2021.
C’è qualcosa di terribile e affascinante nell’intima necessità delle opere di Nicola Samorì: fustigare la serenità delle immagini. Una prassi che può apparire violenta, crudelmente traumatica. Al contrario, le ferite che l’artista infligge alle immagini – sempre preesistenti – rivelano un inaspettato potere taumaturgico. Vi è infatti un percorso di rinascita nella pratica attraverso cui l’artista riproduce le opere di grandi maestri, in particolar modo del Cinquecento e del Seicento, per poi turbarle e trasfigurarle. É come se, così facendo, le allineasse alle angosce della contemporaneità.
Sono 80 le opere che, nella mostra Nicola Samorì. Sfregi, portano i segni di questo processo. Un ampio corpus di opere, realizzate dall’artista negli ultimi vent’anni di carriera, chiamato a dialogare con le sale barocche di Palazzo Fava dall’8 aprile al 25 luglio 2021. Un percorso di suggestioni e analogie, innescato dalla stretta e intensa relazione tra i lavori di Samorì e i preziosi fregi che decorano le pareti del piano nobile del palazzo.
Così nel Salone con Il mito di Giasone e Medea, un corpus di lavori dell’ultimo decennio di attività reagisce alla pittura dei Carracci. Mentre i lavori incentrati sull’ustione del rame, con un focus sul tema del desinare e del corpo scarnificato, tentano uno stravolgimento cromatico della Sala degli allievi di Ludovico Carracci.
La stanza dipinta da Francesco Albani ospita una wunderkammer di soggetti vegetali e animali; mentre la Sala delle Grottesche accoglie l’affresco monumentale Malafonte, che in un gioco di perfette geometrie sembra essere stato concepito da sempre per quello spazio. Il percorso espositivo è inoltre arricchito dalla presenza di alcune opere individuate all’interno delle collezioni d’Arte e di Storia della Fondazione Carisbo (che comprendono anche il grande Giardino anatomico dello stesso artista). Tra le opere in mostra la meravigliosa Maddalena Penitente del Canova e i suggestivi ritratti di donne cieche di Annibale Carracci.
Rispetto alle imponenti opere del piano nobile, nelle sale del secondo piano sono invece esposti lavori di piccolo e medio formato, e quali sviluppano singoli temi o costituiscono dei focus sulle diverse tecniche utilizzate dall’artista: l’accecamento dell’immagine, l’aggregazione di materiali di risulta, la pittura su pietra, il disegno e la scultura.