Nel 2015, l’opera di Rupi Kaur “Period” è stata censurata da Instagram, con la colpa di aver oltraggiato il pudore mostrando del sangue mestruale. In questo video di Ginnastica culturale, disponibile su Arte in italiano, una riflessione sul ruolo delle mestruazioni nell’arte.
Ancora oggi, il sangue mestruale e il ciclo in sé costituiscono un tabù all’interno della società: non se ne parla né tantomeno si mostra, suscita disgusto e repulsione ed è spesso considerato “impuro”. Eppure, si tratta di un fatto naturale, di una mensile affermazione di vita.
Nell’arte, diverse le artiste che hanno scelto di affrontare il tema, spesso impiegando il proprio sangue mestruale per realizzare le proprie opere. A partire dall’artista austriaca Valie Export, che nel 1966 produce MenstruationsFilm, un video che raffigura l’artista su uno sgabello dal quale cola urina e sangue mestruale. Ma è negli anni ’70, con le grandi battaglie femministe, che il tema diventa protagonista. A farsi notare, nel ’71, Judy Chicago con la sua Red Flag, opera che raffigura una donna nell’atto di togliersi un tampone, seguita da una delle prime esposizioni d’arte femminista, Womanhouse.
Negli anni ’80, Tamara Wyndham dipinge con il sangue mestruale direttamente dalla vulva, mentre gli anni ’90 sono segnati da Tracy Emin, che con My Bed ottiene la nomination al Turner Prize. Con il nuovo millennio e il tabù che lentamente si affievolisce, le artiste che parlano di mestruazioni si sono moltiplicate. Tra loro ci sono la performer e coreografa italiana Paola Daniele e l’artista visiva francese Laëtitia Bourget.