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Pandemia? Non è urgente. Il G20 parla di “rischi da cambiamenti climatici” per il patrimonio

Il ministro Franceschini presiederà il G20 Cultura Il ministro Franceschini presiederà il G20 Cultura
Il ministro Franceschini presiederà il G20 Cultura
Il ministro Franceschini presiederà il G20 Cultura

Il G20 Cultura, che si terrà il 29 e 30 luglio sotto la presidenza italiana, sembra ignorare le urgenze causate dalla crisi pandemica

Da ben più di un anno ormai il mondo è complessivamente sconvolto dalla pandemia da Covid 19. Milioni di morti, e questa è ovviamente l’urgenza più pressante a cui cercare di porre un freno. Ma poi c’è l’impatto devastante su tutte le attività, un’economia ridotta allo stremo, le scuole stravolte dalla didattica a distanza, ogni fattispecie sociale rivoluzionata da divieti e distanziamenti. Non è evidentemente immune da tutto questo il mondo della cultura, paralizzato – almeno in Italia, massimamente in Italia – dalle indiscriminate, spesso illogiche chiusure. Musei, teatri, cinema, biblioteche, centri d’arte, auditorium: silenziati, svuotati, senza neanche ipotizzare praticabilissime aperture controllate.

I riflessi sono molteplici: centinaia di migliaia di persone in crisi sul piano lavorativo, imprese attive nel settore costrette all’immobilismo. E inevitabili ripercussioni anche su quel poco che resta a livello di offerta turistica. Riflessi che poi si proiettano su un piano psicologico individuale, “spirituale”: bambini, ragazzi per i quali i professori sono solo una finestra sul desktop, noi tutti che ormai sostituiamo bellamente la vista della Primavera di Botticelli con la vista di una sua brutta fotografia fatta di pixel. E così via.

In questo quadro, giunge la notizia di una riunione del G20 Cultura. E sembra quasi scontato immaginare che i ministri riuniti attorno a un tavolo – stavolta, inevitabilmente virtuale – tenteranno di affrontare strutturalmente le problematiche appena tratteggiate, palesemente di primaria urgenza. E invece no. Il 29 e 30 luglio, comunica il Ministero della Cultura, il consesso internazionale si occuperà di “lotta al traffico illecito delle opere d’arte, effetti dei cambiamenti climatici sul patrimonio culturale, industrie creative e rivoluzione digitale, interazione fra cultura, formazione ed educazione”. Temi di fondamentale importanza, non c’è dubbio: ma siamo sicuri siano in testa alle priorità che il mondo oggi si aspetta siano rispettate?

 

 

Il Ministero guidato da Dario Franceschini ha iniziato ad affrontare le questioni già da questa settimana in un ciclo di conferenze internazionali. Ieri, 12 aprile, sui temi ambientali, con il webinar “Addressing the Climate crisis through Culture – Preserving Cultural Heritage, Supporting the Green Transition”. Che intendeva analizzare gli impatti del cambiamento climatico sul patrimonio culturale e le misure da intraprendere per la sua protezione e conservazione. Urgente? Pressante? Prendiamo il caso di Venezia, paradigma di tesoro culturale minacciato dalla natura. La Serenissima ha da poco celebrato il suo compleanno numero 1600: è davvero impellente occuparsi oggi delle sue sorti, piuttosto che affrontare la gravissima crisi pandemica che mette a terra anche il mondo della cultura?

Il MiC del resto gongola nel ricordare che “le tematiche culturali sono una peculiarità della Presidenza italiana [del G20] che le ha volute inserire tra i pilastri fondamentali su cui costruire una solida ripartenza”. Ripartenza da cosa? Si riparte da una grave crisi globale dibattendo di “lotta al traffico illecito delle opere d’arte” o di “effetti dei cambiamenti climatici sul patrimonio culturale”? “Dobbiamo investire sulle nuove tecnologie e valorizzare quelle aziende e quelle istituzioni che realizzano modelli virtuosi che possono primeggiare in tutto il mondo”, ha detto tra l’altro il Sottosegretario del Ministero della cultura, Lucia Borgonzoni, nel suo intervento di apertura del webinar. Intanto, bisogna sperare che quelle aziende e istituzioni non saranno fallite causa Covid…

https://www.beniculturali.it

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