La politica sempre più attiva del museo fiorentino sul fronte dei prestiti pare prodromica alla realizzazione degli “Uffizi diffusi”. E il direttore Schmidt dice…
“Ho già parlato per più si sessanta secondi, la possiamo chiudere qui”. Si sa, per noi “mediterranei” chiedi a qualcuno di poterlo disturbare per un minuto, giusto per fargli capire che non gli romperai le scatole per mezzora. Ma quando davanti hai uno che si chiama Eike Schmidt, devi aspettarti il riemergere della sua precisione (per non dire rigidezza?) pienamente teutonica. Per cui tocca accontentarsi di queste poche battute, strappate al direttore degli Uffizi nel giardino della Biblioteca Classense, a Ravenna. Poche battute, ma che a ben interpretare dicono molto di quel che a lui si vorrebbe chiedere.
Schmidt è lì per l’inaugurazione della straordinaria mostra Dante. Gli occhi e la mente. Le Arti al tempo dell’esilio, per la quale gli Uffizi hanno prestato l’opera oggettivamente più importante, il grandissimo Polittico di Badia, di Giotto. “La mostra di Ravenna si inserisce perfettamente in questa temperie”, esordisce, quando gli chiediamo del suo approccio decisamente più “liberal” rispetto al passato, sul fronte dei prestiti. “Qui la concentrazione è sulle arti al tempo di Dante, e soprattutto su questa grande rivoluzione nel linguaggio pittorico. Tra la ‘maniera greca’, coma la chiamava Giorgio Vasari, e Giotto di Bondone”.
Della mostra vi abbiamo già detto: un percorso espositivo che segue le tappe dell’esilio dantesco, attraverso una raffinata selezione di opere fondamentali dei più importanti artisti del tempo di Dante. Spesso legate a doppio filo alle nobili famiglie che gli dettero accoglienza nel suo peregrinare. “Ed è complementare all’altra grande, enorme mostra che si è appena inaugurata a Forlì, che racconta la fortuna figurativa di Dante e delle sue invenzioni”, aggiunge il direttore degli Uffizi. “È una congiunzione veramente felice, quella di avere queste due grandi mostre a distanza di pochi chilometri”.
Ma la nostra domanda, l’unica concessaci dal puntiglioso tedesco, voleva sondare il terreno su uno scenario più ampio. Ovvero su come questa visibile politica possibilista sul fronte dei prestiti si inserisse – se si inserisce – sul più ampio progetto degli “Uffizi diffusi”. Un programma ancora avvolto da più di qualche nebbia, ma che ha avuto un primo passo già nel marzo scorso. Con il sopralluogo compiuto dallo stesso Schmidt all’Isola d’Elba, che nei programmi sarebbe uno dei luoghi nel quale mettere in atto la scelta di “spalmare” i patrimoni del museo nella regione.
E il direttore non si è sottratto, pur senza aggiungere dettagli, ma mostrando come l’iniziativa sia all’ordine del giorno. “In una prospettiva ancora più vasta, l’idea di prestare opere anche molto importanti al territorio per iniziative espositive, con prestiti a breve, medio o lungo termine, è sicuramente una linea che agli Uffizi perseguiamo”, ha ribadito. “Ora più che mai, anche con il progetto degli ‘Uffizi diffusi’ in tutta la Toscana. Ma sicuramente questo vale anche quando c’è un evento di portata nazionale e anzi mondiale, come la celebrazione del settimo centenario della morte di Dante”.
Aggiornamento: appena realizzata l’intervista, è giunta notizia della mostra “Capolavori a confronto. Uomini illustri in un viaggio immersivo tra Como e gli Uffizi”, programmata dal 15 maggio al 19 settembre dal Comune di Como con la Fondazione Alessandro Volta. E con la collaborazione delle Gallerie degli Uffizi, che presteranno due ritratti della collezione gioviana che saranno esposti accanto ai ritratti originali del Museum di Paolo Giovio conservati nella Pinacoteca Civica di Como. Qualcosa di simile agli Uffizi diffusi è dunque già in atto?