Una Biennale Architettura che indugia su temi come ambiente e sostenibilità. Scegliendo di affrontarli spettacolarizzandoli
Che succederà quando la terra non riuscirà più ad ospitare i miliardi di abitanti sempre in crescita? Quando centinaia di milioni di persone si metteranno in viaggio abbandonando le proprie terre ormai inospitali? Quando le specie animali non avranno più l’habitat ideale per il proprio sviluppo? Cosa, quando un bene primario come l’acqua sarà insufficiente? Sono queste alcune delle domande che cercano risposte negli ampi spazi del Padiglione Centrale dei Giardini di Castello, nella mostra curata da Hashim Sarkis per la Biennale Architettura di Venezia. Del resto efficacemente sintetizzate dal titolo “Come vivremo insieme?”.
“La globalizzazione ha lasciato molto a desiderare. Anziché aspettare pazientemente che la cosmopolitica si adatti all’occasione l’immaginario dell’architettura sta progettando mondi migliori: il mondo come unità vitale, come un’unica megalopoli”, si legge in uno degli statement della mostra. “In cui natura e infrastrutture si intrecciano; il mondo che recupera la sua biodiversità e la sua storia naturale; che offre elementi minerali ed effimeri per arricchire le nostre vite e la nostra coscienza; in cui diamo espressione formale ai sistemi nascosti che devono essere protetti e nutriti”.
Ambiente e sostenibilità
Era inevitabile, nel clima che domina oggi a livello globale, per altro fortemente influenzato da una pandemia ancora preoccupante, che la Biennale Architettura indugiasse su temi come ambiente e sostenibilità. Temi che come sappiamo sono messi al centro degli interventi programmati dalla Comunità Europea a sostegno degli stati in crisi per il ciclone Covid (il Recovery Fund). Temi a volte strumentalizzati in chiave ideologica, ma certamente ineludibili per preparare un futuro possibile.
E Sarkis sceglie di affrontarli spettacolarizzandoli. Ovvero affidando messaggi di “filosofia ambientale” a mezzi dal grande portato comunicativo, capaci di incontrare le corde percettive di ampi settori del pubblico. Grandi installazioni monumentali, utilizzo oculato di sussidi tecnologici, visualità esasperata in ogni sala. Un percorso certo impegnativo nell’appropriarsi di ogni suggestione sociologica proiettata sulle opzioni dell’architettura. Ma certamente coinvolgente ed efficace nel suo forzato equilibrio. Ecco una prima galleria di immagini…
https://www.labiennale.org/it/architettura/2021