Sulla Infinitezza, arriva al cinema il film di Roy Andersson vincitore del Leone d’Argento alla 76° Mostra del Cinema di Venezia per la Miglior regia
Sulla Infinitezza (About Endlessness), il film premiato per la Miglior regia alla 76° Mostra del Cinema di Venezia, scritto e diretto da Roy Andersson, regista svedese già Leone d’Oro nel 2014 con Un piccione seduto su un ramo riflette sull’esistenza, arriva al cinema il 27 maggio (Wanted Cinema).
Roy Andersson continua il suo viaggio poetico e artistico con un nuovo tassello nella sua filmografia che esplora il senso (o il non senso) dell’esistenza. Il film, che farà la gioia dei cinefili più coraggiosi, è costruito tramite un incastro di di tableau vivant e si configura una riflessione sulla vita umana in tutta la sua bellezza e crudeltà, splendore e banalità. La quotidianità e il dramma della storia, nella messa in scena di Roy Andersson (nei paraggi della video art), collassano tra loro, le situazioni diventano assurde, l’atmosfera straniante: su tutto regna lo sconcerto.
Una coppia galleggia su una città di Colonia dilaniata dalla guerra: sono gli amanti di Marc Chagall, una citazione artistica ricca di significato, un’immagine poetica piena di forza e malinconia che incarna alla perfezione la poetica del regista. Sulla strada per una festa di compleanno, un padre si ferma ad allacciare le scarpe della figlia sotto la pioggia battente; ragazze adolescenti ballano fuori da un caffè; un esercito sconfitto marcia verso un campo per prigionieri di guerra: in questi scenari i protagonisti, tra gli altri, sono un prete, una direttrice marketing, una donna che ama lo champagne, Adolf Hitler e Ivan il Terribile. Contemporaneamente un’ode e un lamento, Sulla Infinitezza offre un campionario della natura umana, una storia infinita di vulnerabilità.
Con Sulla Infinitezza Andersson torna ad affrontare temi per lui centrali come l’ottimismo della giovinezza, ma anche la guerra, la disperazione e l’assenza di Dio: “Il tema principale del mio lavoro è la vulnerabilità degli esseri umani – spiega il regista – Penso che sia un atto di speranza creare qualcosa che mostri vulnerabilità. Perché se sei consapevole della vulnerabilità dell’esistenza, puoi diventare rispettoso e attento verso ciò che hai. Volevo sottolineare la bellezza dell’esistenza, dell’essere vivi. Ma ovviamente, per ottenere questo scopo, devi avere un contrasto; si deve mostrare il lato brutto, crudele, dell’esistenza. Per esempio, guardando alla storia dell’arte, molti dipinti sono decisamente tragici. Ma anche se raffigurano scene crudeli e tristi, dipingendole gli artisti hanno in qualche modo trasferito l’energia e creato speranza”.