E’ un grande ritorno quello di Arturo Martini tra tra Albisola e Vado Ligure; tre eventi all’insegna del “ritorno di Arturo Martini” in Liguria, o, più precisamente, in quella striscia di territorio del Ponente Ligure dove lo scultore visse e creò tra il 1920 ed il 1932.
Questi sono dunque il limite geografico e il limite cronologico del progetto Arturo Martini dedicato al Maestro trevigiano che eccezionalmente riunisce in perfetta sinergia tre Comuni e tre realtà museali della provincia di Savona: il MuDA di Albissola Marina, il Museo A. Martini di Vado Ligure e il Museo M. Trucco di Albisola Superiore.
Tre mostre tra loro legate ma ciascuna con una precisa fisionomia per ripartire a “fare cultura”, scoprire ed emozionare in un lungo racconto.
Un racconto che narra del rapporto del Maestro con le botteghe ceramiche locali e dell’evoluzione
scultorea in bronzo, gesso e terracotta declinato in tre capitoli: il primo ad Albissola Marina è nato
in seguito all’imperdibile occasione di “riportare a casa” oltre quaranta opere del Maestro, in
maiolica e terracotta, riunite nella Collezione dell’avvocato Costantino Barile, celebre ceramologo
che conobbe personalmente il Maestro; il secondo al Museo A. Martini di Vado Ligure, cittadina in
cui ha vissuto, dove acquistò una casa per il proprio museo e dove riposa; il terzo capitolo al Museo
M. Trucco di Albisola Superiore dove Martini iniziò a realizzare le piccole sculture in cui è
possibile cogliere il seme della sua grandezza.
Ad Albissola Marina, nel Centro Espositivo del MuDA, fino al 29 agosto è visitabile “IL PIÙ
VAGO E MISTERIOSO RACCONTO. Ceramiche di Arturo Martini ” che raccoglie la
collezione di ceramiche realizzate da Martini dal 1926 presso la Manifattura Fenice di Albisola e
dal 1928 all’I.L.C.A. di Genova Nervi. Alcune in serie in tiratura limitata, altre in monotipo,
vennero esposte nel 1927 alla III Biennale di Monza e alla Mostra alla Galleria Pesaro e nel ’30 alla
IV Triennale di Monza.. Attraverso queste piccole sculture, caratterizzate da semplificazione
formale e dalla sorprendente inventiva di soluzioni tematiche e plastiche, supportate da soluzione
cromatiche sorprendenti, è possibile cogliere la grandezza del Maestro che nel Primo Novecento ha
cambiato i canoni della scultura moderna. Altre ceramiche di collezionisti privati arricchiscono
questo panorama tra cui emergono i multipli riflessati da Mariano Baldantoni presso la Ditta
Mazzotti Giuseppe.
Viene anche ricordato, con opere e documenti originali, il V Festival della Ceramica, realizzato a
Villa Faraggiana nell’estate 1963, in cui la Collezione Barile venne presentata accanto a capolavori
di Maestri del Secondo Novecento.
Al Museo M. Trucco di Albissola Superiore “LA FABBRICA SIAMO NOI””. La Fenice di
Manlio Trucco e Arturo Martini fino al 24 luglio sono protagoniste ancora ceramiche di Martini
create con il marchio Fenice che arricchiscono la collezione martiniana del Museo . Piccoli gruppi,
formelle e una splendida Madonna della Misericordia, maiolica marcata SPICA, che affiancano
quanto del maestro trevigiano è già custodito nelle sale.
Ma in quella che fu la casa e il laboratorio di Manlio Trucco è possibile soprattutto ammirare un
nucleo inedito di ceramiche pregevoli per gli smalti vivaci o le tonalità mat, in cui gli innovativi
motivi dipinti naturalistici o geometrico-floreali, si alternano agli elementi astratti, agli animali
graffiti o a rilievo.
“…AL CASTELLO DEI NOSTRI SOGNI SENZA FINE” Piccole opere di Arturo Martini a
Vado Ligure.
Al Museo Martini di Vado Ligure fino al 31 luglio ospita, accanto alle opere di
carattere monumentale esposte stabilmente, una serie di opere di minori dimensioni in terracotta,
gesso e bronzo prevalentemente di provenienza privata e alcune concesse dal Museo del Paesaggio
di Verbania, dalla Cassa di Risparmio di Bologna, dalla Cassa di Risparmio di Genova e dalla
Diocesi di Savona-Noli. Un percorso sviluppato secondo tre tematiche principali: il ritratto, le opere
sacre e il mondo delle storie raccontate dalla letteratura, dalla mitologia classica, dalla musica, dal
teatro e dal cinema. Sono soprattutto queste straordinarie invenzioni, dove la varietà dei materiali e
la padronanza nelle diverse tecniche consentono quella libertà del canto che raggiunge
immediatamente lo spettatore, a dare il segno dell’impronta lasciata sul territorio dal grande Artista