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Tutta la magia delle fotografie di Irving Penn a Milano. Il ritorno in città dopo 30 anni

Irving Penn, Bee (A), New York, 1995, © The Irving Penn Foundation Irving Penn, Bee (A), New York, 1995, © The Irving Penn Foundation
Irving Penn, Bee (A), New York, 1995, © The Irving Penn Foundation
Irving Penn, Bee (A), New York, 1995, © The Irving Penn Foundation

Galleria Cardi presenta nello spazio di Corso di Porta Nuova 38 a Milano una retrospettiva sull’iconico fotografo Irving Penn (1917-2009), fino al 22 dicembre 2021. Non era stata fatta una mostra all’ombra della Madonnina sul fotografo americano negli ultimi 30 anni.

Nell’esposizione, organizzata in collaborazione con The Irving Penn Foundation, sono esposti lavori rappresentativi dell’intera carriera di Penn. Dalla Self-Reflection del 1944 a fotografie molto più recenti, la rassegna mostra esaustivamente lo stile e l’opera del fotografo che scattò oltre 150 copertine per la rivista Vogue.

Prima sala

Nel piano terra della galleria sono esposte immagini iconiche del suo lavoro nel mondo della moda, come il Black and White Vogue Cover (Jean Patchett) ma anche fotografie still-life.

Il primo piano è dedicato al rapporto del fotografo con l’Italia: scatti di artisti come De Chirico (1944), Pavarotti (1980) o Sophia Loren (1962) che potrebbero essere inseriti nel genere del ritratto psicologico, sempre con una velatura della raffinatezza di Penn. In una delle pareti di questa sala, una serie di fotografie di dettagli: muri, scritte, angoli. Immagini quasi metafisiche che, anch’esse, ritrattano l’Italia.

Irving Penn, Self-Reflection (A), Italy, 1944, © The Irving Penn Foundation
Irving Penn, Self-Reflection (A), Italy, 1944, © The Irving Penn Foundation

Cardi mette in evidenza l’eleganza dello stile del fotografo, in questa retrospettiva che lascia allo spettatore una sensazione di aver capito complessivamente la carriera, la vita, l’arte di Penn. Andando a vedere la mostra si riesce a vedere attraverso i suoi occhi – attraverso il suo obbiettivo – il proprio paese, l’Italia.

Ma forse la parte più interessante della scelta delle opere non è tanto la parte “istituzionale” del lavoro di Irving Penn – quella che lo spettatore trova nel primo piano: la moda, Vogue, il glamour, il bianco e il nero, le modelle: un lavoro curato ma spensierato, che sa di studio fotografico, di attenzione alle luci e ai colori, di ricerca delle composizioni, di notti di feste, di sfilate, di red carpet –, ma la sala dedicata, potremmo dire, a “gli italiani illustri” e a l’Italia. La parte più personale, più intima del fotografo. Guardando lo scatto allo specchio sembra di entrare in confidenza con lui, che poi guida chi guarda fra i vicoli delle città italiane, alla scoperta di poster strappati, di graffiti, di scritte: si legge in una fotografia: “W l’Italia libera!”; e in un’altra la falce e il martello, e in un’altra ancora “W il nostro grande condottiero Tito”. Sono immagini che racchiudono l’essenza di un’Italia che non esiste più.

Prima sala
Prima sala

Attraverso lo sguardo dei personaggi fotografati uno si sente Penn, che guarda da dietro la macchina e pensa a come ritrattare nel modo giusto ogni persona, così da imprigionare in uno scatto la natura, l’anima e il fascino delle persone e dell’Italia.

Irving Penn, Black and White Vogue Cover (Jean Patchett), New York, 1995, © Condé Nast
Irving Penn, Black and White Vogue Cover (Jean Patchett), New York, 1995, © Condé Nast
Prima sala
Prima sala

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