A fine agosto ha avuto inizio “Prospettive. Territori d’arte”, seconda edizione del progetto di residenze artistiche a cura di Amerigo Mariotti e Giorgia Tronconi di Adiacenze di Bologna, con il contributo della Regione Emilia-Romagna. La rassegna, ideata in collaborazione con i comuni di Spilamberto (MO), Calderara di Reno (BO), Cotignola (RA) e Valsamoggia (BO) ruota intorno al tema “sostenibilità ambientale, territorio e paesaggio”.
La prima tappa del progetto ha visto Chiara Gambirasio confrontarsi con il territorio di Spilamberto, un territorio di provincia, un piccolo paese il cui castello segnala un passato ricco, forse nobile, quell’Emilia che affonda la sua cultura e la sua economia nella lenta lavorazione dell’aceto, in alcuni miti, in alcune leggende come quelle della “contrada del sasso”. E proprio quest’ultima diventa il pretesto per il lavoro di Chiara Gambirasio. A Spilamberto una leggenda vuole che si trovi una pietra di arenaria grazie alla quale gli abitanti di Via Santa Maria, ma forse di tutto il paese, sarebbero caratterizzati da un particolare estro creativo. Da questa sollecitazione storica/immaginifica inizia la ricerca di Gambirasio, una pietra che esiste e ha forma solo nella tradizione orale, ma che può lasciare ancora un’impronta, antropologica e fisica.
Via Santa Maria si sta trasformando nella “strada delle cultura” del piccolo paese di Spilamberto, gli spazi dell’ex filanda ospitano la biblioteca, la chiesa di Santa Maria degli Angeli e il suo ospedale saranno trasformati in “casa della musica” con auditorium. Gambirasio archivia i colori che caratterizzano i palazzi della via, concentrandoli in un’unica opera: una seduta in cemento che diventa il baricentro dello spazio, una sorta di spugna cromatica fruibile dai passanti. Un ampio vuoto al centro che simula la forma della pietra leggendaria, un cerchio irregolare come frastagliato dalla caduta di un pesante masso, scomparso un attimo dopo l’atterraggio. Rimane un buco, una traccia, come ricorda Giorgia Tronconi nel testo critico che accompagna l’intervento, è un vuoto, un’impronta che lascia percepire un’assenza positiva, mai nostalgica, bensì rinnovatrice. Blocchi di colore abbracciano la cavità, il pieno silenzioso della materia la fa risuonare.
L’assenza, il vuoto è colmato dalla funzione stessa dell’opera, accogliere e consentire una pausa ai cittadini o a qualsiasi viandante, restituire la partecipazione pubblica alla piazza, alla via. Il vuoto è un simulacro; tradizione orale, la leggenda che si tramanda, tutto ciò che non è tangibile ma insiste su un territorio. Per citare Attilio Bertolucci, anch’esso emiliano, assenza più acuta presenza, e in questo caso l’assenza segnala l’ostinazione, la pervicacia della parola o del suo ricordo. È un buco ora abitabile, ospitale, non c’è nessun danno collaterale conseguente alla caduta. Ed è una traccia che nel tempo, con l’usura cambierà forma, forse colore, altri segni la caratterizzeranno, altre impronte si sovrapporranno. Come le leggende che cambiano i propri connotati, che si sporcano col presente, con la cronaca, ma rimangono materia indispensabile a restituire il verosimile.
I prossimi appuntamenti di: Prospettive. Territori d’arte:
- 10/10 inaugurazione delle mostre di Michele Buda, Marco Zanella e Giovanni Lami nel Comune di Cotingola (https://www.museovaroli.it/2021/09/27/residenze-dartista/)
- 16/10 inaugurazione delle installazioni e della mostra di Agnese Spolverini nel Comune di Calderara di Reno (https://boomcantierecreativo.it/eventi/titolo-opera/) e talk conclusivo della rassegna nell’ambito del festival “Boom – Cantiere Creativo Calderara (https://boomcantierecreativo.it/eventi/arte-territorio-e-paesaggio/)
- “Legare la terra al cielo” – performance degli Antonello Ghezzi nel Comune di Valsamoggia (data da definire)