Triennale Milano e Fondation Cartier pour l’art contemporain presentano a Milano Raymond Depardon. La vita moderna, dal 15 ottobre 2021 al 10 aprile 2022. La mostra, diretta da Hervé Chandès e curata dall’artista Jean-Michel Alberola con le scenografie firmate da Théa Alberola, si inserisce all’interno del percorso di partnership pluriennale avviato tra Triennale Milano e Fondation Cartier.
Con trecento scatti (di cui molti inediti), due film e libri monografici, La vita moderna è la più grande mostra mai realizzata sul fotografo francese, la cui opera risulta ancora troppo poco conosciuta al pubblico, ed è stata progettata specificatamente per la città di Milano e per gli spazi della Triennale.
Raymond Depardon nasce in Francia nel 1942 e nel corso della sua lunga carriera ha realizzato reportage in tutti gli angoli del mondo, collaborando con agenzie fotografiche di grande fama, come Dalmas, Magnum e Gamma, di cui è fondatore nel 1966. É anche autore di venticinque lungometraggi, molti dei quali acclamati dalla critica e presentati presso importanti rassegne, come la Mostra del Cinema di Venezia e il Festival di Cannes.
Otto serie fotografiche, diverse eppure simili, a colori e in bianco e nero, che si incrociano, contaminano e riportano la complessità di uno dei più grandi fotografi dei nostri tempi.
Errance, che apre la mostra, è un viaggio introspettivo, una «ricerca del luogo accettabile» che, attraverso il formato delle fotografie, spinge il visitatore ad avvicinarsi e ad allontanarsi, permettendogli di entrare completamente nell’occhio della fotocamera.
Luci metalliche e graffianti colpiscono una Glasgow desolata e proletaria in un reportage per il Sunday Times Magazine del 1980. Da queste fotografie emerge un’umanità abbattuta ma mai davvero sconfitta, con sprazzi di vita vivace e irrequieta. Da contrasti forti e monocromie affiora l’attaccatura emotiva che Depardon ha verso i mondi trascurati, verso gli ultimi.
«Non si entra in una fattoria senza appuntamento»: Rural è un’altra delle serie più significative della mostra ed è un progetto durato quasi trent’anni per il quale Depardon, nato in una famiglia contadina, ritorna alle origini avvicinandosi alle piccole comunità rurali francesi e riportando uno spaccato della realtà contadina contemporanea, prove di vita in conflitto tra modernità e tradizione.
Straziante e commovente la serie dedicata agli ospedali psichiatrici italiani tra Trieste, Napoli, Venezia e l’isola di San Clemente chiude il percorso espositivo. Grazie all’incontro con lo psichiatra Franco Basaglia, Depardon riesce a entrare in questi luoghi inaccessibili. Realizzati tra il 1977 e il 1981, alla vigilia della Legge Basaglia, i cinquantasei scatti in bianco e nero riportano al pubblico una realtà tenera e angosciante, prove di vita, di esistenza, là dove nessuno poteva o voleva guardare.
É una costante ricerca del reale quella di Depardon, non tanto nei suoi momenti di straordinarietà, ma nei suoi momenti quotidiani. Cercando di esser presente senza far rumore, filtra la realtà attraverso la sua sensibilità e delicatezza, avvicinando il pubblico ai suoi soggetti come pochi fotografi sanno fare.