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Niente è come sembra. John Mirabel in mostra allo Spazio Bidet di Milano

John Mirabel, Crying how bright. Foto Fabrizio Stipari John Mirabel, Crying how bright. Foto Fabrizio Stipari
Ph: Fabrizio Stipari
Il 19 novembre 2021, allo Spazio Bidet di Milano, inaugura la personale di John Mirabel. Al centro della mostra un tirapugni del tutto inoffensivo che promette di scardinare le nostre certezze percettive e aprirci al mondo delle possibilità.

Nello sterminato universo della possibilità niente è come sembra. Un dettaglio può improvvisamente far cambiare le regole del gioco, ribaltare un significato e aprire strade nuove. Anche totalmente diverse dalle precedenti. É il caso del tirapugni, che nella nuova mostra di Spazio Bidet si lascia alle spalle i suoi connotati violenti per cambiare totalmente campo semantico.

La seconda mostra dello spazio milanese (via Giacosa 11), intitolata Crying how bright, si incentra sulla ricerca concettuale ed estetica dell’artista franco-americano John Mirabel.

John Mirabel (1988, Francia) è un artista eclettico e trasversale che si destreggia tra chitarra, basso, contrabbasso, ricerca scientifica,
installazione e suoni sperimentali rarefatti e tumultuosi. Per l’occasione Mirabel rielabora la forma-concetto del tirapugni a partire dal poliedrico artista Belga Édouard Léon Théodore Mesens (1903-1971). Quest’ultimo, artista Dada dall’ispirazione folle, aveva proposto nel 1926 un tirapugni al contrario, con le punte che si conficcano nella viva carne. Ribaltamento provocatorio che innesca riflessioni su diversi livello di senso.

John Mirabel, Crying how bright. Foto Fabrizio Stipari
John Mirabel, Crying how bright. Foto Fabrizio Stipari

Così Mirabel inizialmente ne adotta la strategia, per poi spingersi ancora oltre. L’opera esplicitamente Dada di Mesens viene ridisegnata su legno da Mirabel alla maniera di una foto d’archivio e incorniciata da uno spesso strato di metallo. L’artista sperimenta un’inversione di senso particolare, dove il disturbante non si innesca a partire dallo spostamento da un polo positivo a uno negativo, ma viceversa. Un altra variazione è quella rappresentata dall’artigianalità con cui in realtà in ready-made è stato realizzato, ulteriore inganno che scongiura l’imitazione è sentenzia l’originalità dell’opera di Mirabel.

Come scrive la critica Petra Chiodi: «La sovversione delle immagini, l’eterno clandestino, la pericolosità della musica, sono tutte tematiche che riconducono allo slittamento che attua anche John Mirabel. Rimettere in scena un tirapugni, privato dei suoi connotati più triviali, e ingigantirlo, accettandone le notevoli sfide tecniche».

E poi ancora, entrando nel merito della soluzione espositiva dell’opera: «Guarda il corpo di ferro, titanico al pari di una forza primordiale, saldato magistralmente, che vortica sospeso, alla guida un motore di una palla disco; creatura liberata dalla sua gravità, proteiforme si proietta in più direzioni creando ombre ipnotiche, nella distanza scenica di una vetrina. L’oggetto scultoreo perde la sua aggressività e si muove in slow-motion, a ritmo della crudele ballata di Phil Collins “In the Air Tonight”, tagliata e rallentata dal divino dj hip hop Screw».

Spazio Bidet

Spazio Bidet è uno spazio espositivo di arte contemporanea che nasce nel 2018 in un ex-WC operaio in un cortile privato di via Padova a Milano fondato da Thomas Ferembach. Ha ospitato mostre di Andrea Bennardo (IT), John Mirabel (FR) e Francesca Mussi (IT) e il collettivo YASSEMECK (Marsiglia -Berlino). Nel corso del 2020, durante la situazione sanitaria, lo spazio chiude i battenti e sviluppa diversi progetti “fuori sede”, come il progetto editoriale “Bidet à Boire”, progetto di incisione su vetro tuttora in corso, proposto da Thomas Ferembach, John Mirabel e Francesca Mussi. Nel 2021 Spazio Bidet trova nuovamente uno spazio fisico in una delle vetrine dell’Enoteca La Botte, in via Giacosa 11 a Milano. Thomas e John finiscono di costruire lo spazio a luglio e co-curano la programmazione che inizia a settembre. La prima mostra è stata An Art Handler Collection.

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