Illusioni Perdute, Benjamin Voisin protagonista nel nuovo film di Xavier Giannoli: «Lucien de Rubempré è molto più vicino a me di quanto io non pensassi»
Giovane, faccia da canaglia, francesissimo: Benjamin Voisin è uno degli attori del momento; dopo Été 85 di François Ozon e Le Bal des folles di Mélanie Laurent, è in arrivo al cinema con Illusioni Perdute di Xavier Giannoli (Corpi impazienti, Marguerite) – in sala dal 30 dicembre. Voisin non ha social e controlla whatsapp una volta a settimana, nel frattempo, corteggiato anche dalla moda, è diventato uno dei volti di Fendi, ma nel futuro c’è ancora il cinema, protagonista anche nel nuovo film di André Téchiné, Les Pieds sur terre.
Illusioni Perdute (Illusions perdues), presentato in Concorso a Venezia, è la riduzione dell’omonimo romanzo di Honoré de Balzac – decimo romanzo di Scènes de la vie de province, secondo ciclo de La Comédie humaine.
Nel film Voisin è Lucien de Rubempré, aspirante poeta che si perde nella Parigi della Restaurazione, tra amori ingannevoli ed editori analfabeti. I suoi ideali di arte e bellezza si scontrano con una realtà governata da cinismo e mercimonio, all’alba della società dei mass media: i giornali si moltiplicano, le tirature aumentano, impazzano bufale (oggi fake news) e la pubblicità comanda su tutto. Rubempré, giovane e inesperto, si lascia travolgere dal mondo, ne diventa idolo e poi vittima sacrificale.
In occasione della presentazione italiana del film abbiamo fatto quattro chiacchiere con Benjamin Voisin.
Lucien de Rubempré è un protagonista molto contraddittorio, prima sembra ingenuo e poi ottuso, prima romantico e poi cinico, prima arrendevole e poi incredibilmente testardo. Come ti sei approcciato a questa complessità?
«Il mio tentativo, dal momento che si parla di 70 giorni di riprese con un personaggio che non parla tantissimo, è stato quello di dare uno spessore emotivo a Rubempré, in modo da riuscire a divertire il pubblico. Il suggerimento che mi ha dato Xavier Giannoli è stato di essere me stesso perché il personaggio è molto più vicino a me di quanto io non pensassi, questa è stata l’indicazione più preziosa che ho ricevuto».
Uno dei classici più amati di Honoré de Balzac, un cast di veterani, da Gérard Depardieu a Xavier Dolan, ti sei mai sentito in difficoltà durante questa avventura cinematografica?
«Avendo lavorato anche in teatro ho recitato su testi di Jean Racine e Pierre Corneille, l’articolazione di Balzac è la meno complessa: più ci avviciniamo ai giorni nostri e meno difficile diventa, è più contemporanea. Ho recitato anche tragedie greche e romane… Quindi questo testo non mi ha spaventato. Non sono un attore che funziona sulla base della paura, ma – al contrario – con l’eccitazione, è questo che mi stimola, quindi la prospettiva di lavorare con cast di professionisti straordinari mi ha dato immediatamente una gioia immensa».
Qual è la contemporaneità di Illusioni Perdute?
«Uno dei grandi meriti di Xavier Giannoli è stato quello di mostrarci come i personaggi famosi venissero messi sul piedistallo non per merito, ma per questioni economiche, di mercato. Il regista è stato abilissimo nel trascrivere l’epoca un autore come Balzac e di renderla assolutamente moderna e contemporanea, facendoci così vedere i punti di contatto con il nostro XXI secolo: questo è quello che desidero da un film d’epoca, non un ritratto polveroso di un tempo andato, ma il quadro di una situazione viva».
Se dovessi scegliere tu un romanzo da trasporre sul grande schermo?
«Adesso sto recitando in un adattamento dello Straniero di Camus, interpreto Arthur Mersault, un giovane di 25 anni ma che ha la mentalità di un quarantacinquenne. Ne fece un adattamento anche Luchino Visconti, gli rimprovero però il fatto di aver scelto per questo ruolo Marcello Mastroianni che all’epoca aveva già 45 anni, per questo non trovo fosse particolarmente adatto…. Quindi ora sono molto contento di interpretarlo io. Se dovessi scegliere io un adattamento letterario invece sarebbe Marte Il cavaliere, la morte e il diavolo, di Fritz Zorn, la storia di un uomo che apprende la data della fine della sua esistenza e… Inizia a vivere. La domanda che sottende a questa storia è “per amare la vita dobbiamo amare la morte?”».
… E per amare la vita dobbiamo amare la morte?
«Mi piace l’idea di porre questa domanda agli altri…».