Classifica cinema 2021. I film più belli, fantascienza e musical, ritratti d’infanzia e new western, da Dune a Il Potere del cane
Il film più visto del 2021? Spider-Man: No Way Home. Attesissimo, lo Spider-Man di Tom Holland buca il miliardo di dollari incassati nel mondo e polverizza i concorrenti ($1,054,431,855).
Lo seguono a breve distanza The Battle at Lake Changjin, il blockbuster più costoso della storia del cinema cinese, diretto da Chen Kaige (quello di Addio mia concubina), Tsui Hark (Seven Swords) e Dante Lam (che ha incassato $902,538,455), e Hi, mom di Jia Ling (che diventa con $822,009,764 la regista con l’incasso più alto di tutta la storia del cinema).
No Time to Die, il capitolo conclusivo della saga di 007 con Daniel Craig, si ferma al quarto posto, Venom: Let There Be Carnage (stroncato da tutti ma amato al botteghino) si piazza invece al settimo, Godzilla vs. Kong all’ottavo, Shang-Chi e la leggenda dei dieci anelli nono, chiude la top10 Eternals, il Marvel d’autore di Chloé Zhao (doppio Oscar 2021 con Nomadland). Per i curiosi, qui la classifica completa del box-office 2021.
La top 3 dei Cahiers du cinéma (cartina tornasole della critica culturale snob militante ed estremista) vede invece primeggiare First Cow di Kelly Reichardt, Annette di Leos Carax e Memoria di Apichatpong Weerasethakul, in top10 non pervenuta né la Palma d’Oro né Il Leone d’Oro, entrambi francesissimi.
Questa invece una classifica personale, sentimentale, umorale e incompleta (Drive My Car e West Side Story non ho ancora avuto modo di vederli, altrimenti quasi sicuramente sarebbero in top10 – altri, come La Mano di Dio, Promising Young Woman, Nomadland o Titane invece, esclusi con cognizione di causa) dei film usciti al cinema o in streaming, in Italia, nel 2021.
10. Petite Maman (Céline Sciamma, 2021)
Nella solitudine dell’infanzia una bambina trova, tra gli alberi di un bosco dall’aura fiabesca, un’amica speciale… Quello di Céline Sciamma è un cinema che si fa sempre più minimale e poetico, in forma radicale, sostenuto esclusivamente da ciò che l’occhio può vedere, riuscendo così a raccontare anche molto altro rispetto al “semplice” mondo del visibile. Il suo è uno sguardo che si getta in profondità, con delicatezza ma senza reticenze, tra sentimenti complessi, silenziosi e delicati, lo fa senza ripensamenti, con la certezza di una necessità, quella del racconto umano. Dopo Ritratto della Giovane in Fiamme, dramma in costume genialmente ridotto ai minimi termini (sussurrato e incendiario), l’autrice torna con un film minuscolo, anche nel minutaggio (72 minuti), in cui si riappropria di un mondo a lei già caro, quello dell’infanzia (Tomboy, La mia vita da Zucchina).
09. I Mitchell contro le macchine (Mike Rianda, 2021)
Il film d’animazione sorpresa del 2021 (con buona pace di Encanto e Vivo che hanno deluso le aspettative), un concentrato di trovate trascinanti, originali e spassose. Temi classici – la protagonista ousider che si sente pecora nera piena di sogni e incompresa dalla famiglia – trova forma convincente e attuale in un’avventura a perdifiato per salvare il mondo da robot fuori controllo. Un soggetto classico rivitalizzato con una scrittura brillante, efficace e dai tempi praticamente perfetti.
08. First Cow (Kelly Reichardt, 2019)
Oregon, metà del XIX secolo. In una terra inospitale, abitata da uomini disumani, l’amicizia tra un fuggiasco cinese e un pasticcere senza ingredienti diventa il simbolo di una storia invisibile e silenziosa. Loro alleata, a sua insaputa, una mucca, l’unica nel raggio mi centinaia di chilometri, essere prezioso e raro al pari di una giraffa, ma più utile. Un (neo) western intimista (tratto da un romanzo del 2004 di Jonathan Raymond, The Half-Life) dove i sentimenti segreti dei protagonisti aprono la strada a nuove frontiere da esplorare (non solo geografiche). Di poche parole ma di gande efficacia, la faccia silenziosa e dimenticata del sogno americano.
07. Il potere del cane (Jane Campion, 2021)
Montana, 1925. Un cowboy anaffettivo, omofobo e misogino (Benedict Cumberbatch) stringe un’ambigua amicizia con un ragazzino gracile e indifeso (Kodi Smit-McPhee), prima lo schernisce e lo vessa, poi lo prende sotto la sua ala protettiva… Per il suo primo film dai tempi di Bright Star (correva l’anno 2009) Jane Campion passa da Venezia con l’appoggio di Netflix. Leone d’argento per la migliore regia, Il Potere del Cane (adattamento cinematografico dell’omonimo romanzo di Thomas Savage) è un racconto fintamente romantico e profondamente cinico, disturbante e perverso. Tra Il Petroliere (Paul Thomas Anderson) e I giorni del cielo (Terrence Malick).
06. Zack Snyder’s Justice League (Zack Snyder, 2021)
Zack Snyder il Tarkovskij dei supereroi? Chissà. Quattro ore del #SnyderCut, epico, monumentale e smisurato: SLURP! Per i non avvezzi: è la versione (letteralmente) estesa del film flop del 2017 con Batman, Wonder Woman, Aquaman e Superman, rimontata a immagine e somiglianza del suo regista, con nuove scene, nuovi effetti speciali, nuovi colori (c’è anche la versione in bianco e nero, per i più volenterosi) e un nuovo finale (che purtroppo non avrà seguito). Un esempio di cinema magniloquente e megalomane senza compromessi. Pretenzioso? Forse, ma dopotutto racconta storie di gente che vola.
05. tick, tick…BOOM! (Lin-Manuel Miranda, 2021)
Il musical autobiografico di Jonathan Larson (lo sfortunato autore di Rent) portato sullo schermo da Lin-Manuel Miranda (al suo esordio come regista cinematografico) diventa un’opera dolorosa, commovente e trascinante sulla vita e sul tempo che, inesorabilmente, ci sfugge. La frustrazione, i compromessi, lo spettro dell’AIDS, il dolore che incombe, i sogni che sbiadiscono: un omaggio al potere escapista del musical che rivela, a sorpresa, un Lin-Manuel Miranda migliore come regista che come autore. Andrew Garfield si conferma un attore preziosissimo.
04. Dune (Denis Villeneuve, 2021)
Questo Dune prosegue alla sua maniera la strada pericolosissima intrapresa da Villeneuve con Blade Runner 2049: fantascienza esistenziale + soggetto cult con aspettative alle stelle. È una direzione inaugurata già con Arrival, il film più importante del 2016, che dalla sua parte aveva un romanzo premio Nebula non conosciuto al grande pubblico mainstream (Storia della tua vita di Ted Chiang). Con Dune Villeneuve riesce in un’impresa molto ardua, adattare in una forma convincente (affascinante, magnetica) un romanzo difficile, complesso a livello contenutistico (metafora ecologica e teologica, parabola messianica e archetipica sul sacrificio, la resurrezione, l’eterno ritorno, nonché manifesto sul potere delle mente) e prolisso a livello letterario (molte pagine, molte digressioni, molte descrizioni, molti seguiti e altrettanti prequel – anche grazie allo zampino del figlio dello scrittore). Ne vogliamo ancora, e presto.
03. Sound of Metal (Darius Marder, 2019)
La lezione più difficile da imparare è la resa. Riz Ahmed, nei panni di un batterista metallaro che diventa improvvisamente sordo, ci ha dato una delle interpretazioni migliori dell’anno, in un film amaro e bellissimo. Una storia di solitudine, smarrimento e, perfino, (stavolta si potrebbe anche dire) relizienza raccontata con grande intelligenza cinematografica. Uscito su Prime Video a fine 2020 ha ricevuto sei nomination agli Oscar 2021: miglior film, migliore attore protagonista, miglior attore non protagonista, miglior sceneggiatura originale, miglior montaggio e miglior sonoro (vinte solo le ultime due).
02. Days (Tsai Ming-liang, 2021)
Il cinema di Tsai Ming-liang continua a svuotarsi, sempre più rarefatto e sempre più “estremo”: con Days raggiunge una nuova sintesi, perfetta, che prende forma in un film privo di dialoghi, dando così prova della forza dell’immagine su quella della parola. Quello dell’autore taiwanese è un percorso radicale iniziato con un Leone d’Oro a Venezia (Vive L’Amour, 1993) – il precedente Rebels of The Neon God (1992) aveva quella cifra autoriale fatta di vuoti e assenze ancora in potenza – e che da allora procede senza intoppi, anzi facendosi sempre più convinto e coriaceo, senza accennare retrocessioni di sorta. È un cinema che sfida lo spettatore, che lo invita a un viaggio di deprivazione sensoriale, una visione che ha un effetto rehab dal bombardamento mediatico quotidianamente. Il cinema, ovviamente, non può essere solo questo, ma deve essere anche questo, oggi più che mai.
01. The French Dispatch (Wes Anderson, 2021)
Summa del cinema andersoniano, con cast all stars, per i detrattori un indigesto boccone di criptonite, per i fan una wunderkammer di simmetrie e nostalgia. Rimandato di un anno per poter essere presentato a Cannes, The French Dispatch è un omaggio commovente e pieno di invenzioni a un’epoca che vive ormai solo nei ricordi di chi l’ha sognata. La provincia francese e i suoi bollori culturali (l’arte, il cibo, le rivendicazioni generazionali) vista attraverso occhi americani, il giornalismo di un tempo che fu, epitaffio di uno stile desueto, altarino di storie bizzarre, di contaminazioni tra il reale e il letterario. Wes Anderson. all’ennesima potenza, allestisce un collage cinephile che va oltre il citazionismo, si fa motore per un teatro di immagini sempre nuove, sempre vitali, impossibili da contenere, che tracimano e sgomitano in questo gioiello di cinema vivo e palpitante.