Print Friendly and PDF

Porterò de Chirico a Ostia. Intervista a Giacomo Guidi

Le cabine dello stabilimento balneare Sporting Beach Le cabine dello stabilimento balneare Sporting Beach
Le cabine dello stabilimento balneare Sporting Beach
Le cabine dello stabilimento balneare Sporting Beach

Lo stabilimento balneare Sporting Beach ospiterà dal 15 e 16 ottobre la mostra Bagni Misteriosi, con 35 artisti esposti nelle cabine

Mossa dall’ispirazione venutagli dal re della metafisica Giorgio de Chirico, la galleria Contemporary Cluster di Roma porterà i Bagni Misteriosi a Ostia. Sarà una mostra collettiva che si terrà nelle giornate del 15 e 16 ottobre 2022 in uno stabilimento balneare. Coinvolgendo l’esorbitante numero di trentacinque artisti: Paolo Assenza, Fabrizio Cicero, Katia Pugach, Germano Serafini, Marco Bernardi, Davide Serpetti, Lapo Simeoni, Luca di Terlizzi, Caterina Sammartino, Emanuele Fasciani, Verdiana Bove, Francesca Cicia, Luca Grechi, Marco Emmanuele, Alessandro Giannì, Andrea Polichetti, Valerio Di Fiore, Dario Carratta, Marco Affaitati, Lorenzo Pace, Cristallo Odescalchi, Silvio Saccà, Giulia Apice, Niccolò De Napoli, Jacopo Natoli, Federika Fumarola, Gian Maria Marcaccini, Bianca Millan, Delfina Giannattasio, Margherita Ferro, Maddalena Scuderoni, Elia 900, Leonardo Crudi e Marco 900.

In ogni cabina, un lavoro d’artista. Questa è l’idea, avuta già alcuni anni fa da Alessandra Francesca Borzacchini ideatrice e direttrice dello stabilimento balneare Sporting Beach Arte; un piccolo spazio espositivo aperto al pubblico, dedicato all’arte contemporanea e agli artisti del territorio. Borzacchini ha invitato quest’anno Contemporary Cluster a intervenire secondo la sua idea. “De Chirico ha abitato qualche tempo qui ad Ostia, sul Lungomare Duilio – spiega la direttrice dello stabilimento – e per inciso è stato anche un affezionato cliente del ristorante sul mare di mio suocero!”. Abbiamo intervistato il gallerista Giacomo Guidi, per sapere qualcosa in più su questo progetto autunnale.

 

Giorgio de Chirico a pranzo a Ostia con la moglie
Giorgio de Chirico a pranzo a Ostia con la moglie

Parliamo anzitutto dell’outdoor projectuality, una linea di tendenza crescente nel panorama artistico. Che cosa significa per una galleria portare una mostra fuoriporta?
L’outdoor è ormai una prerogativa che caratterizza sempre di più la rigenerazione del concetto di galleria che deve uscire dalle sue mura. Lo faceva prima, quasi esclusivamente a livello fieristico e poi eventualmente in ambiti istituzionali, prestando opere per altre mostre.

In Bagni misteriosi però l’operazione è ancora diversa…
Si, esatto: il discorso è un po’ più ampio, perché c’è una progettualità che si applica a uno spazio nuovo. Spazi altri forniscono pensieri progettuali che altrimenti in galleria non si potrebbero realizzare. Per fare una mostra del genere da Contemporary Cluster, a Palazzo Brancaccio, avrei dovuto prendere trentacinque cabine, metterle in galleria e chiedere agli artisti di intervenire, non avrebbe avuto senso. Invece caratterizzare dei luoghi per la loro storia, architettura, poesia ridefinendoli tramite la presenza dell’arte contemporanea, rappresenta un’azione anche civica della cultura per espandersi e diffondersi.

Nel comunicato stampa si parla di un paesaggio eterogeneo che emerge dalla mostra Bagni misteriosi, specchio del panorama contemporaneo. In cosa consiste l’eterogeneità di cui l’arte deve tenere conto? E, secondo te, l’arte deve avere anche una valenza sociopolitica?
L’eterogeneità riguarda soprattutto i trentacinque artisti coinvolti che si confronteranno in uno spazio ripetuto, uguale e diverso. Lo spettatore avrà simultaneamente trentacinque risoluzioni di un problema. Non necessariamente l’arte deve avere una valenza sociopolitica. L’azione politica nell’arte tende a creare un pensiero attraverso l’estetica. L’azione sociale, forse più vicina al mio progetto è quella che offre qualcosa alla società, portando ad esempio, l’arte anche in luoghi non originariamente deputati a questo.

Del ciclo Bagni misteriosi di Giorgio de Chirico, forse l’opera più importante è la fontana che lui realizzò nel 1973 in occasione della XV Triennale di architettura di Milano. Si tratta di una delle sue ultime opere, de Chirico era più che ottantenne: alcuni definiscono la sua fontana come il suo capolavoro meno enigmatico, ma più giocoso. E, in qualche modo, si può dire che De Chirico sia anche un anticipatore della visione cinematografica felliniana, incantata, surreale… Quali giocosi enigmi ci svela la tua operazione?
Anzitutto, de Chirico era un frequentatore dei Lidi Laziali, aveva casa a Ostia, dunque la viveva e la osservava. Non si può dire nulla con certezza storiografica, ma forse proprio i casotti ostiensi lo hanno ispirato per questo ulteriore sviluppo dell’estetica della metafisica. Concordo sulla visione felliniana, enigmatica e anche surreale che si ritrova nell’arte di de Chirico, folta di luoghi magici che sono un po’ teatro, un po’ circo, un po’ camerino, nei quali entri e trovi un’altra dimensione. Ci sono l’alterazione delle regole della fisica e tante dinamiche interessanti che si mettono in atto, come il rapporto tra il dentro e il fuori, tra il visibile e l’invisibile, tra l’uomo e la sua ombra. Il tentativo è anche quello di ricreare questo clima. Ho pensato che fosse interessante portare un grande gruppo di artisti a riflettere su quello che è stato un maestro dell’arte italiana, romano e che dunque ci appartiene ancora di più, famoso in tutto il mondo e che per noi deve essere motivo di vanto. È bello che maestri assoluti della nostra cultura vengano rigenerati e riletti anche da un pubblico giovane.

 

Le cabine dello stabilimento balneare Sporting Beach
Le cabine dello stabilimento balneare Sporting Beach

Quali sono i rischi e i vantaggi di curare un progetto corale così vasto?
L’idea di coinvolgere tutti questi artisti mi è venuta perché è evidente che Roma ha avuto e sta riavendo una primavera. Mai così tanti artisti hanno lavorato sulla città, per la città, rigenerando spazi e facendo gruppo. È qualcosa che probabilmente mancava da fine anni ’70 primi anni ’80, quando c’era questo senso di comunità dell’arte. Questa mostra mette in luce una capacità, un movimento, una situazione, una scena. Confesso che mi piace pensare non si tratti di una mostra collettiva, ma di trentacinque personali simultanee.
Anche perché gli artisti non avranno un dialogo tra di loro, il loro dialogo sarà esclusivamente con l’architettura della cabina. Non è un rapporto a 35, ma di 1:1, binario. La coralità di cui sono felice è stata la risposta positiva di ciascun artista scelto, che ha accettato il mio invito.

Mi chiedevo, infine, come mai un progetto di soli due giorni?
Ho voluto tenere conto della bellezza, ma anche della criticità del luogo che in effetti è soggetto a una temporalità forte: mareggiate, vento sabbia. Ci sarebbe un fattore rischio per le opere. E in più non considero questo progetto come una mostra propriamente detta e dunque con i tempi istituzionali di una mostra. È più una chiamata, una convocazione a partecipare a qualcosa di comunitario. Non è una mostra, ma un’iniziativa cittadina che celebra la fine dell’estate.

https://www.contemporarycluster.com/

Commenta con Facebook