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Giochi di luci e inganni percettivi. I quattro spazi immersivi d’artista in mostra ad ArtVerona

ArtVerona 2022 © Veronafiere-Ennevifoto
ArtVerona 2022 © Veronafiere-Ennevifoto
Tra le novità di ArtVerona 2022 c’è Habitat. Delle sale, sparse tra gli stand, che ospitano la ricostruzione delle opere immersive di quattro grandi artisti italiani: Ugo La Pietra, Marina Apollonio, Nanda Vigo e Luciano Fabro.

ArtVerona inaugura la sua diciassettesima edizione. Tante le novità (di cui abbiamo parlato qui) e chiaro l’indirizzo artistico dettato dall’hashtag #ITALIANARTSYSTEM. Il meglio della ricerca galleristica italiana in dialogo con l’eccellenza internazionale. Sinergia che si traduce in una selezione di gallerie, gestita dal direttore Stefano Raimondi, che non guarda alle realtà blue-chip ma indugia sulle proposte in linea con Verona e l’humus culturale del territorio. E vicino a loro il supporto (con il progetto Visiting Curator, a cura di Maria Chiara Valacchi) di direttori e curatori d’istituzioni museali da tutto il mondo, che operano come giurati dei premi assegnati in fiera. Oppure nella scelta dell’allestimento per gli stand partecipanti a Curated by. 

Ma soprattutto, in quanto a particolarità, ArtVerona prova ad allargare il taglio commerciale tipico (e necessario) di una fiera inserendo degli innesti puramente artistici. Apparato esperienziale che aumenta l’offerta di un evento che prova a sorprendere con soluzioni divertimenti, utili a spezzare il susseguirsi degli stand e a offrire un’alternativa più distensiva. Tra queste ci sono CAMERA – Collezioni video, di cui abbiamo accennato qui, ma soprattutto Habitat. La sezione presenta spazi immersivi che ricostruiscono gli ambienti ideati da artisti storici italiani quali Ugo La Pietra, Marina Apollonio, Nanda Vigo e Luciano Fabro. Ecco le immagini.

Marina Apollonio – Spazio ad Attivazione CInetica 6B, 1967-2022

Una composizione di cerchi concentrici decentrati, che attirano lo spettatore verso il loro centro. Esso pare però sfuggire nell’inseguirsi dei cerchi che, in un calibrato effetto ottico, oscillano e spiraleggiano in vertiginosi effetti ottici. Trame che ingannano ma seducono, trascinano in trame decodificabili solo a costo di sacrificarne la magia. Meglio dunque godersi gli effetti di restrizione ed espansione che conducono alla sospensione dei sensi e all’accettazione di una dimensione spaziale fuori dal reale.

Luciano Fabro – Nord Sud Est Ovest giocano a Shanghai, 1989-1994

Una struttura sospesa al soffitto da quattro fili invisibili e che forma una sorta di cielo colorato – seguendo i colori utilizzati da Mondrian nei suoi quadri – sotto il quale il visitatore è invitato a passeggiare. Sotto di esso trova la compagnia di una schiera fitta di Nudi. Ovvero dei tubicini di alluminio, degli stessi colori del quadrilatero soprastante, che pendono creando la gente che affolla la piazza immaginaria. Sono alti tra il metro e novanta e il metro e sessanta, nella loro stilizzazione rappresentano ogni tipo d’umanità. La composizione, stretta tra il caos e il rigore geometrico, ricorda il giocano dello Shanghai. Con cui i punti cardinali si divertono a giocare.

Ugo La Pietra – Immersione della luce, 1969-2016

Una sfera bianca, opaca, cela il suo mistero allo spettatore. Egli è chiamato ad abbassarsi, insinuarsi e rialzarsi. Solo a quel punto si troverà di fronte il cuore dell’opera. Qui troverà una fonte di luce così intensa da smaterializzare il suo supporto e diffondersi per tutto l’abitacolo creando una bolla di pura luminosità. A proposito dell’opera, l’artista diceva: “è un invito ad un comportamento di uscita dalla realtà, per trovare rifugio in una sorta di privacy che è separazione ma anche strumento di verifica delle possibilità di intervento nella realtà stessa, attraverso elementi di rottura che spostino i termini codificati dalla tradizione“.

Nanda Vigo – Genesis Light

Cerchi di cristallo nero e luce satura. Combinazione che sfruttando l’intermittenza del segnale diffonde un riverbero blu e rosso, strettamente alternato, che irradia lo spazio con un sentore d’altra dimensione. Difatti l’ambiente non è distante da un immaginario da viaggio interstellare, che il visitatore conduce tanto con i sensi quanto con la mente. Lo scopo, parola dell’artista, è quello di raggiungere “conoscenze altre, lontane, esoteriche, spaziali“.

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