Inauguriamo oggi una nuova rubrica realizzata da BIPART Studio Legale che per i prossimi mesi ci porterà a conoscere alcuni importanti galleristi italiani sotto un profilo decisamente più personale: sulla falsariga del questionario a cui rispose Marcel Proust, e dal quale prese il nome, scopriamo gusti e aspirazioni dei nostri interlocutori.
MASSIMODECARLO
Come ha scelto il nome della sua galleria (e cosa vuole esprimere con tale denominazione)?
Nell’87, quando ho fondato la galleria, il mio nome sembrava la scelta più diretta e più semplice ma anche quella più tradizionale, che dava meno nell’occhio, per così dire. Ora che la galleria è un organismo complesso e una vera azienda abbiamo scelto di modificare solo leggermente il suo nome, per allontanarci dai personalismi. Ecco come è nato il nome MASSIMODECARLO.
Qual è il motto della sua galleria?
La galleria è al servizio degli artisti.
Si sceglie prima l’artista o il tema? Qual è il filo rosso che lega le vostre scelte?
Gli artisti prima di tutto.
Qual è la qualità che apprezza di più in un artista?
La motivazione, spesso tanto forte da essere logorante.
Qual è la qualità che apprezza di più in un’opera?
La sua resistenza nel tempo (se è una buona opera).
Ha una istituzione/galleria di riferimento (e se sì quale)?
Le vicende di molti colleghi galleristi del passato mi affascinano e per citarne una indicherò quella di Lucio Amelio – un gallerista fuori dagli schemi in un momento storico in cui la professione era ancora piuttosto legata a meccaniche borghesi.
In quale ambito la sua galleria può migliorare?
Possiamo migliorare in tutti gli ambiti, ma di certo la riduzione del nostro impatto ambientale sta diventando stringente.
Qual è l’aspetto che le piace maggiormente della sua professione e che le dà maggior soddisfazione?
La continua tensione verso il di più, il meglio, il più rilevante.
Ha, o vorrebbe avere, una galleria anche all’estero (e se sì perché)?
Abbiamo gallerie a Londra, Parigi, Hong Kong e Beijing.
Come pensa che si evolverà il mondo dell’arte e la sua fruizione (anche in relazione alle nuove tecnologie, alla blockchain e al metaverso)?
Siamo tutti molto incuriositi – ma questi cambiamenti prenderanno tempo. Continuiamo a proteggerci dietro la frase ‘l’arte dovrà essere sempre vista dal vivo’ ma nessuno ci può garantire che il futuro sarà davvero così. E infatti sperimentiamo attraverso il VSpace, il nostro spazio virtuale, la produzione e distribuzione di mostre virtuali.
Arte e diritto: tutela o vincolo (anche alla luce dell’applicazione del diritto di seguito e del diritto di produzione dell’opera riservati agli artisti)?
Tutelare l’arte vuol dire non vincolarla, perché è solo attraverso la definizione di un canale distributivo corretto che può esprimersi al suo meglio.
Le risposte di Massimo De Carlo di Galleria MASSIMODECARLO sono state raccolte da Rachele Borghi Guglielmi di BIPART Studio Legale.