Il collezionista e gallerista Cliff Schorer potrebbe possedere un dipinto originale del maestro olandese Rembrandt, introvabile dal 1935. Se riuscisse a dimostrarne l’autenticità e conquistare il consenso degli esperti del pittore, il dipinto potrebbe valere oltre 10 milioni di dollari.
L’opera in questione – intitolata Bredius 262 e vista per l’ultima volta nel 1935 – rappresenta il volto di un uomo anziano con un naso bulboso e rosso, un occhio cadente e la barba ispida. Lo stesso Cliff Schorer inizialmente pensava si trattasse di una copia, ma dopo averla acquistata all’asta nel Maryland nel 2021 per 288 mila dollari, il collezionista ha iniziato a sospettare potesse trattarsi di un’opera autentica. Il suo obiettivo è dunque dimostrare che Bredius 262 è antecedente a tutte le altre copie, realizzate da allievi e ammiratori di Rembrandt; e per farlo era necessario ricostruirne la provenienza.
A tal proposito Schorer ha scoperto che l’opera nel 1935 si trovava in Germania e che lo storico dell’arte Numa Trivas la portò fuori dal paese prima che la scovassero i nazisti. Negli Stati Uniti Trivas vendette il dipinto a una coppia di collezionisti, che in seguito la donarono a un monastero di Montecito, California. Scampato all’incendio che colpì la zona nel 2008, il lavoro venne trasferito in un altro monastero, questa volta a New York. Qui i sacerdoti l’hanno consegnato per la vendita alla casa d’aste Weschler’s, nel Maryland.
Inserita l’opera in una cornice di spostamenti più precisa, Schorer è dunque passato all’indagine contenutistica, alla ricerca di aspetti tecnici in grado di ricondurre l’opera alla mano di Rembrandt. E per farlo si è avvalso dell’aiuto di altri esperti, così da garantire una pluralità di voci e sostegno a favore della riattribuzione. Il primo a supportarlo è stato Peter Klein, esperto nell’identificazione del legno. Secondo il ricercatore tedesco il dipinto è stato realizzato nel 1619 (dunque prima delle copie degli allievi) utilizzando il legno dello stesso albero già impiegato per un altro dipinto di Rembrandt. In seguito Stephanie Dickey e Art Wheelock hanno aiutato Schorer a determinare che l’uomo ritratto in Bredius 262 è lo stesso che Rembrandt inserirà in David Playing the Harp Before Saul (1630-1631). Una connessione che può portare a intendere la figura come un personaggio ricorrente nell’immaginario di Rembrandt.
Elementi importanti, ma non determinanti, che bastano e avanzano a Schorer per proseguire le ricerche. Del resto il collezionista – proprietario della Agnews Gallery e membro del consiglio del Worcester Museum of Art – ci ha abituato a grandi ritrovamenti e sorprendenti attribuzioni. L’ultima in ordine di tempo è quella inerente a un dipinto di Hendrick Avercamp, ritrovato attraverso un’immagine stampata su un cuscino in vendita online. Ma nel novembre 2021 aveva individuato un’opera di Albrecht Durer in un contesto altrettanto assurdo.
Schorer ha già annunciato che a gennaio 2023 proporrà l’opera alla Master Drawings di New York. La speranza è di proporla in fiera come un autentico Rembrandt.