Alla Pinacoteca Agnelli di Torino da domani sarà aperta aperta al pubblico “Strike”, la prima mostra monografica in Italia di Lee Lozano (1930–1999), artista pioniera e figura chiave della scena newyorkese degli anni Sessanta e primi anni Settanta. Il progetto espositivo, ideato e curato da Sarah Cosulich e Lucrezia Calabrò Visconti, sarà in Italia fino al 23 luglio 2023 e sarà poi riallestito alla Bourse de Commerce a Parigi, dal 20 settembre 2023 al 12 febbraio 2024 (ve ne avevamo dato anticipazione qui).
La mostra, nata da un’idea delle curatrici, raccoglie un’ampia selezione di opere dell’artista realizzate tra il 1960 e il 1972 e per la maggior parte provenienti dalla Collezione Pinault, che vanta il più grande nucleo di lavori di Lee Lozano in Europa.
Abbiamo raggiunto Sarah Cosulich, Direttrice della Pinacoteca Agnelli, e Lucrezia Calabrò Visconti, Responsabile del dipartimento curatoriale della Pinacoteca Agnelli, per farci raccontare la mostra, la sua progettazione e il suo futuro nella Ville Lumière.
Come sono nate la collaborazione tra Pinacoteca Agnelli e Pinault Collection e il progetto espositivo dedicato alla ricerca di Lee Lozano che apre oggi a Torino e sarà poi a Parigi?
Sarah Cosulich: «La possibilità di portare la mostra dedicata a Lee Lozano alla Bourse di Parigi è stata una bellissima sorpresa che ci ha ripagato della tenacia con cui abbiamo portato avanti la ricerca delle opere per la mostra. La costruzione di un progetto monografico ambizioso richiede molti prestiti e la Collezione Pinault possiede il più grande nucleo di lavori di Lee Lozano in Europa. Li abbiamo approcciati per chiedere delle opere e ci hanno risposto che avrebbero accettato se avessero anche potuto ospitare la nostra mostra alla Bourse de Commerce. Ci è sembrato un gran complimento al progetto che abbiamo ideato».
Quali aspetti della mission di Pinacoteca Agnelli hanno reso possibile questa collaborazione e che cosa significa questa sinergia per Pinacoteca Agnelli?
SC: «Il nuovo corso di Pinacoteca Agnelli prevede che l’istituzione produca le sue mostre internamente grazie ad un team curatoriale e di produzione, oltre a tutti gli altri dipartimenti che ne compongono l’ossatura e la rendono a tutti gli effetti indipendente. Produrre mostre, e non ospitarle soltanto, significa poter realizzare progetti che concorrono a una missione specifica, connessa alla nostra identità che si confronta anche con la sede che ci ospita, l’ex fabbrica Fiat con la sua eredità industriale, le implicazioni che l’hanno caratterizzata e la caratterizzano. Vogliamo portare avanti un programma di qualità e connotato, riconoscibile e quindi competitivo a livello internazionale. Credo che questa collaborazione, a meno di un anno dal lancio del nuovo corso, conferma la buona risposta al nostro lavoro».
Come si inserisce la mostra dedicata a Lee Lozano nella ricerca condotta da Pinacoteca Agnelli sul contemporaneo?
SC: «Al terzo piano vogliamo creare mostre che possano fare da ponte tra il passato della nostra collezione storica e la contemporaneità che caratterizza la nostra nuova missione. Con le mostre temporanee vogliamo dedicarci a figure dell’avanguardia, pionieri dei loro linguaggi, che guardano alla storia dell’arte, che ne incorporano i linguaggi e le tematiche. Per far vedere al pubblico quando in realtà presente e passato dialoghino in modo molto stretto e come il mettere in relazione epoche diverse possa offrire nuove chiavi di lettura».
Quali sono le caratteristiche e il messaggio della ricerca di Lee Lozano che vengono maggiormente esplorate attraverso la selezione di opere in mostra? Da dove provengono le opere?
Lucrezia Calabrò Visconti: «La mostra offre un percorso esaustivo nella ricerca di Lozano attraverso la chiave di lettura della sua continua ribellione ad ogni regola, sia in ambito artistico che in ambito biografico. In soli 10 anni il suo lavoro, che dalla pittura approda a una pratica esclusivamente concettuale, si nutre delle correnti dell’epoca come Pop Art, Minimalismo e Concettuale pur restando incategorizzabile. Allo stesso tempo Lozano mette continuamente in discussione la propria identità, fino a decidere di fare esperimenti sulla sua stessa vita – da cambiare nome, a boicottare e infine abbandonare definitivamente il mondo dell’arte. Questo approccio radicalmente indipendente ha informato la mostra a partire dal suo titolo, Strike. Un’altra chiave di lettura sta nel rapporto con il passato industriale del Lingotto e con l’universo di simboli che lo accompagnano. Nel lavoro dell’artista gli oggetti legati alla produzione industriale sono un motivo ricorrente, sia negli espliciti disegni di stampo espressionista del primo periodo, sia nelle tele di grande formato che ritraggono con aggressività enormi attrezzi antropomorfizzati. Dalla figurazione al concettuale, corpo e macchinario si sovrappongono come simboli dei meccanismi del potere che l’artista sfida con il suo lavoro e la sua vita.
Le opere provengono dagli Stati Uniti – specialmente da New York, dove l’artista ha vissuto e dove ha sede l’Estate di Lee Lozano –, da Parigi, dove ha sede la Collezione Pinault, e da diverse altre collezioni private in Europa, specialmente in Svizzera».
La mostra sarà successivamente ospitata alla Bourse de Commerce di Parigi. Che differenze ci saranno tra le due mostre?
LCV: «La mostra è la prima retrospettiva in assoluto dedicata a Lee Lozano sia in Italia che in Francia. Per questo i due progetti espositivi saranno accomunati dall’intento di dare ai diversi pubblici una visione esauriente e approfondita sul suo lavoro, che si declinerà tuttavia in architetture molto differenti tra loro. Negli spazi di Pinacoteca Agnelli, per i quali la mostra è stata pensata, Strike è suddivisa in sette sale tematiche che attraversano le diverse fasi della sua produzione. Nell’iterazione da Pinault questa configurazione verrà trasformata per il monumentale spazio curvo della Bourse de Commerce. L’esperienza del pubblico sarà molto diversa, sia per la lettura storico-artistica del lavoro di Lozano attraverso i due allestimenti, sia a livello di impatto emotivo del percorso di mostra. In entrambi i casi il progetto costruisce una relazione tematica specifica con il luogo in cui si trova. Nel caso di Pinacoteca, la mostra riecheggia con l’ex fabbrica di automobili FIAT del Lingotto. Nel caso della Bourse, la riflessione di Lozano sui meccanismi di valorizzazione del sistema dell’arte e della società entra in dialogo con il portato storico e simbolico del luogo, l’ex borsa di commercio di Parigi».
Potete darci qualche anticipazione sulla programmazione futura della Pinacoteca Agnelli?
SC: «Il programma futuro ci porterà a ulteriori esplorazioni della pratica di artisti pionieri, attraverso allestimenti spettacolari che collegheranno la Pista agli spazi interni. Sulla Pista stiamo lavorando a nuove installazioni, realizzate specificatamente per gli spazi. In particolare la curva parabolica sarà trasformata in un paesaggio inaspettato, in grado di sorprendere tutti coloro che saliranno sul tetto del LIngotto. Porteremo avanti anche l’attivazione della collezione Agnelli, lavorando con prestiti da altre importanti collezioni internazionali o in dialogo con l’opera di artisti contemporanei».