Il Centro Botín di Santander, Spagna, presenta Enredos: Eva Fàbregas. La mostra segna la prima edizione del nuovo programma espositivo del museo, volto a sostenere gli artisti che in passato hanno ricevuto il Fundación Botín Art Grant.
A inaugurare il nuovo corso è Eva Fabregas. In una mostra dove si trovano affiancati sculture e disegni dell’artista a una selezione di opere della collezione d’arte della Fundación Botín. Tra questo Leonor Antunes, Nora Aurrekoetxea, David Bestué, Cabello/Carceller, Asier Mendizabal e Sara Ramo. Nel complesso si innesca un dialogo intuitivo ed estetico, sensoriale più che concettuale.
“Volevo riunire una serie di opere d’arte in grado di innescare un dialogo complesso, spesso inaspettato, che non avessero tra loro legami di influenza, contenuto o stile. Ed è così che ho iniziato immaginare la mostra come un organismo vivente su larga scala che segue la propria logica libidinosa, una macchina desiderante”. dice Fabregas.
A voler ricercare un tema si può individuare, se vogliamo, quello dell’amore, del desiderio, dell’intimità, della ricerca di sé. Nelle sculture di Fàbregas, infatti, l’aria diventa materia tangibile che crea volumi e forme capaci di cambiare la percezione che l’osservatore ha di se stesso e dello spazio. Volumi biomorfi che prendono corpo in una morbida tavolozza pastello e si aggrovigliano l’uno con l’altro, alludendo a processi e ritmi biologici legati alla digestione, all’incubazione e alla metamorfosi. Creano una duplicità di emozioni: minacciose o stimolanti, innocenti o perverse. Per risolvere il dilemma, le opere ci invitano a viverle, a conoscerle anche fisicamente.
Come affermato da Bárbara Rodríguez Muñoz, Direttrice delle Mostre e della Collezione del Centro Botín “In questa mostra è possibile sdraiarsi dolcemente sulle sculture, abbracciarle, sincronizzare il nostro respiro con il loro, vivere la loro pelle come estensione della nostra, in un atto di comunione tanto bello quanto strano».
I disegni in acrilico di Fàbregas, invece, mettono a fuoco e incorniciano parti specifiche delle sue installazioni scultoree. In questa dimensione le sue creazioni godono di una libertà che nella realtà inevitabilmente perdono. Nel mondo immaginifico del disegno esse superano le leggi di gravità, assumono scale e colori impossibili, non sono oppresse dalle limitazioni che la materia impone loro. Quelle da cui una scultura, nella stanza successiva, cerca di superare infrangendosi però contro le pareti della sala.
La principale installazione della mostra è una coproduzione del Centro Botín e del MACBA Museu d’Art Contemporani di Barcellona. Costituita da un accumulo su scala monumentale di sculture gonfiabili, la scultura vuole rappresentare una crescita organica incontrollabile. È un intreccio simbiotico tra corpi, forme, materiali e colori che provengono dai mondi fantastici delle storie per bambini e della fantascienza. Ma allo stesso tempo evoca gli organi che animano l’interno dei nostri corpi, illude l’uomo di essersi rimpicciolito e di essere entrato dentro se stesso. Ed è proprio questo tipo di autoriflessione e auto esplorazione che Fàbregas vuole stimolare: un movimento che dall’esterno ridondi all’interno.