Fortuny, un brand che racchiude il fascino – e anche il mistero – di tessuti d’eccellenza per l’arredamento prodotti a Venezia e noti in tutto il mondo, ha un pubblico di raffinati connoisseur (e non solo) che associano alle cifre dell’arte le qualità estetiche dell’interior domestico
La storia di tali mirabili stoffe parla chiaro, fu una mente fuori del comune a idearne la fabbricazione, fra tradizione e innovazione tout-court, grazie a patrimoni immaginari alimentati, e potenziati, attraverso un percorso intellettuale straordinario.
È infatti allo spagnolo Mariano Fortuny y Madrazo, pittore, incisore, fotografo, scenografo, designer ante litteram, che si deve la nascita dell’azienda che oggi, dopo vicissitudini varie e alcuni passaggi di mano, appartiene alla famiglia Riad, in particolare a Maury e Mickey Riad, i due fratelli che attualmente sono a capo l’uno del management l’altro della ricerca stilistica Fortuny.
Immediato associare oggi il nome dell’artista anche al Palazzo omonimo, in campo San Beneto, nel Sestiere San Marco, intriso delle magie del tempo e delle memorie che continuano ad abitarlo. L’edificio – tempio dell’opera dell’artista versatile e geniale – da qualche decennio è assurto alla dimensione di Museo, divenendo sede di mostre e attività culturali connesse alle vicende di chi per una quarantina d’anni ne fu l’anima: per la precisione fino al 1949, ovvero l’anno della sua scomparsa.
In realtà, sebbene Mariano Fortuny – in collaborazione con la moglie Henriette Negrin – avesse iniziato a mettere a punto le sue creazioni tessili nel laboratorio posto nell’antico palazzo, fu alla Giudecca, sulla rive del Canale omonimo, proprio accanto al Mulino Stucky, che prese vita nel 1922 la fabbrica dove ancor oggi si realizza artigianalmente il prodotto grazie ai macchinari che erano stati ideati ad hoc da Mariano, mediante tecniche d’antan, da lui accuratamente studiate, e con l’uso di pigmenti perlopiù naturali che appartennero alla palette del suo raffinato linguaggio cromatico. Oggi si praticano fino a venti passaggi di colore per ottenere le tonalità richieste.
Impossibile accedere alle sale di produzione alla Giudecca, nessuno può carpire i segreti che ancora avvolgono i prodotti Fortuny che già negli anni Trenta attraversavano l’Atlantico per toccare le corde della sensibilità di architetti e arredatori newyorkesi. Merito fu dell’interior designer Elsie McNeil, grande estimatrice di Fortuny, divenuta poi, negli anni ’50, proprietaria dell’azienda.
Gli stessi tessuti di allora oggi vengono riproposti in collezioni contemporanee, a fianco di alcuni nuovi modelli firmati da Mickey Riad, per un totale di ottantacinque pattern disponibili.
Con le celebrazioni del Centenario, avvenuto nel 2022, alcuni disegni sono stati rieditati in omaggio alla storia produttiva del brand: è il caso di Carnavalet – il tessuto disegnato da Mariano Fortuny per rivestire le pareti del Musée Carnavalet di Parigi, che nel ’27 catturò l’ammirazione e l’interesse di McNeil –, e altri di nuova concezione sono stati presentati per sottolineare l’evoluzione dello stile – tra passato e ultime tendenze del gusto –, come Apollo o Onfalo della Collezione Teatro creati da Mickey Riad. Il designer ha infatti una predilezione per i paesaggi veneziani interpretati in chiave astratta e introduce spesso nei suoi tessuti le marezzature delle superfici acquee che vibrano cangianti al variare delle luci lagunari.
Ne sono scaturiti i tessuti che, con set design firmato da Elena Moro Studio, sono stati presentati dal 28 settembre al 1° ottobre scorsi all’Arsenale di Venezia, alle Tese delle Nappe, nell’ambito della prima edizione del Salone dell’Alto Artigianato Italiano, organizzato da Vela, con il sostegno del Comune di Venezia e della Regione Veneto.
Fiore all’occhiello del Made in Italy, Fortuny è stato invitato a partecipare alla mostra in rappresentanza del savoir-faire veneziano nell’ambito della manifestazione che ha contato un centinaio di espositori, con proposte molto varie – dai vetri alle ceramiche e ai marmi, dai mosaici alle cornici, dai complementi d’arredo ai veri e propri arredi, dai tessuti ai gioielli, dagli abiti storici veneziani alle bautte e ai merletti –, attraendo in quattro giorni oltre 16.000 visitatori.
Maury Riad, CEO Fortuny, anticipa inoltre alcuni importanti progetti che vedranno impegnato il brand in futuro. Fra gli altri, il lancio di una collezione fashion curata da Mickey Riad secondo principi di un gusto luxury che riesumerà i fasti degli anni Venti, quando dal negozio parigino Fortuny si sprigionavano i messaggi di bellezza che conquistarono il jet set internazionale e le fashion victim dell’epoca. Memorabili le proposte dei modelli a peplo in plissé di seta (il famoso Delphos d’ispirazione classica), o in velluto stampato a motivi floreali, moreschi o déco.
Inoltre, Maury Riad annuncia un’importante iniziativa che interesserà chi in futuro voglia visitare l’azienda alla Giudecca e immergersi nelle atmosfere anni Cinquanta che connotarono la presenza veneziana di McNeil, dopo che, nel ’51, decise di acquisire il brand. La palazzina, a fianco della fabbrica, che rappresentò il teatro delle attività sociali di McNeil stessa, è “illuminata” ancor oggi dai significativi interventi architettonici di Paolo Vietti. Sua l’imponente scala che conferisce stile e personalità agli ambienti interni che fanno fulcro intorno a essa.
Per decisione dei Riad, essa verrà aperta per eventi speciali a collezionisti, amanti del bello e clienti, con i suoi arredi originali che ben rispecchiano il gusto dell’interior designer americana che a lunga l’abitò. La famiglia Riad, che a sua volta ne ha fatto la sua residenza veneziana, è orgogliosa di aggiungere una tessera in più al mosaico che Mariano Fortuny, la moglie Henriette e la loro cara amica McNeil composero, apportando ognuno il proprio contributo di genialità alla storia del brand.