Nudo sdraiato di Egon Schiele non è solo il lotto più importante dell’asta di Arte Moderna e Contemporanea di Aste Bolaffi, in programma il 7 e 8 novembre 2023 a Torino, ma è anche una delle opere più rare mai viste sul mercato italiano. Il disegno è in mostra – insieme a opere di Warhol, Picasso, Magritte, Burri e De Pisis – nella sede di Aste Bolaffi (Via Cavour 17, Torino) dal 2 al 7 novembre 2023, dalle 10 alle 18.
Negli ultimi anni non è mai passata all’asta, in Italia, un’opera di questo livello. Sfogliando i cataloghi delle nostre maison è infatti rarissimo imbattersi in un lotto così importante. Per storia artistica, collezionistica e attese sul mercato, Aste Bolaffi è riuscita ad aggiudicarsi un disegno di rilevanza cruciale, che ora propone ai collezionisti senza divulgare una stima precisa sulle ambizioni economiche della sua vendita.
D’altra parte, la gouache, acquerello e matita su carta realizzata da Egon Schiele nel 1910 pare veramente uno di quei pezzi per cui un prezzo giusto non esiste. A partire dal contenuto, che didascalicamente detta anche il titolo: Nudo sdraiato (31,50 x 45 cm). Un soggetto classico dell’artista austriaco, cresciuto sotto l’ala di Klimt – con cui condivide il soggetto erotico – ma da cui si stacca per superare la secessione viennese (che pur aveva modernizzato lo stile accademico) per delineare un approccio personale ed identificativo.
Non serve che un’occhiata all’opera, difatti, per distinguere il tratto nervoso ed elettrico di Schiele. Esso delinea un corpo di donna privo di veli, adagiato su una superficie che non vediamo, in un contesto ambientale che non vediamo. L’annullamento della prospettiva e l’assenza di un qualsivoglia riferimento spaziale e temporale isola ancor di più il soggetto, qui rappresentato in modo contorto e allungato, così da esaltarne al contempo sensualità e vulnerabilità. Una suggestione ulteriormente accentuata dalla posa, che allunga le curve e favorisce la distorsione delle proporzioni, le quali inaspriscono l’intensità emotiva e la crudezza alla composizione, spigolosa e volutamente disturbante.
In Schiele non vi è alcun intento naturalistico. Ciò che l’artista ricerca, come si legge nel testo in catalogo di Caterina Fossati, specialist del dipartimento Arte Moderna e Contemporanea Bolaffi, è “la condizione umana della sofferenza interiore, del disagio esistenziale, […], un’estetica del corpo nuova che esibisce enfaticamente la carne, una nudità esplicita, non più intima e privata, ma una rappresentazione della sessualità intesa come pulsione emotiva, non più semplice oggetto dello sguardo maschile, ma manifesto di una psiche femminile che Schiele è stato tra i primi a indagare“.
E inizia a farlo proprio in quel 1910, momento di cambiamento per l’artista, che abbandona le atmosfere klimtiane per definire in modo radicale il suo stile espressionista, solitario, di una dolente raffinatezza, dove la bellezza diviene sofferente, la carnalità esaltata e mortificata nel contempo. La testa, per esempio, è incompleta; le gambe mutilate; la mani lunghe e consumate.
La firma, posta esattamente al centro dell’opera, sottolinea forse un legame speciale di Schiele con essa. Sul retro della carta vi è invece l’iscrizione: “Dott. Alfred Spitzer, avvocato di Schiele, ottenne questo disegno probabilmente prima della prima guerra da Schiele. Io l’ho acquistata dalla figlia del dottor Spitzer Hanna nel 1939. Il disegno è stato esposto alla mostra: “2 Collezionisti viennesi” alla Künstlerhaus viennese nel 1937* (senza catalogo). E. Wagner, novembre 1958”.
*segnata erroneamente, in realtà la mostra fu nel 1935
Una frase che riassume in modo perfetto la (parziale) storia espositiva e collezionistica del lavoro, a cui si devono aggiungere almeno altre due esposizioni di assoluto livello: una grande mostra a New York nel 1971 e un’altra organizzata a Torino nel 1974 alla galleria I Portici. Proprio in quest’ultima occasione fu acquistato da un collezionista privato, della cui collezione ha fatto parte per quasi cinquant’anni. E solo ora, dunque, torna sul mercato.
Accanto a Nudo sdraiato spicca una selezione di 80 opere su carta di altissimo livello. Come il leggerissimo e sognante Paysan catalan di Joan Miró del 1930, valutato tra 45-60 mila euro e Nu allongé (Dora Maar), inchiostro su carta realizzato da Pablo Picasso nel 1938, stimato 45-60 mila euro.
Di poco precedente il bozzetto di Otto Dix, risalente al 1920 e intitolato Ragazza davanti allo specchio. In realtà, ciò che si vede è una vecchia meretrice, che poi presenzierà nell’omonimo dipinto dell’anno successivo, prima che la sua scabrosità ne dettò il sequestro da parte delle autorità nel 1922. Influenti collezionisti intercessero in favore di Dix, ma il dipinto andò comunque perduto durante la Seconda Guerra Mondiale e oggi ne esiste solo una foto in bianco e nero. E, ovviamente, il bozzetto ora in asta da Bolaffi a 7-12 mila euro. Più che doppia, invece, la valutazione per Study of One Seated and Four Standing Figures di Henry Moore (18-25 mila euro).
All’interno del catalogo si distinguono anche i sei arazzi inediti, identici per forma e soggetto ma diversi per colore, di Alighiero Boetti. Appartenenti alla serie “Ordine e disordine” del 1973, sono stimati 50-80 mila euro l’uno. Chiudono le segnalazioni Natura morta con pesce di Filippo de Pisis (lotto 62), olio su tela datato 1932 e stimato 40-60 mila euro; Facciate di Mario Schifano, stimato 30-40 mila euro; e due serigrafie su carta del 1975 di Andy Warhol intitolate Ladies and Gentleman, valutate tra 8-12 mila euro.