Aperta al Forte di Bard una grande retrospettiva dedicata a Gian Paolo Barbieri con 112 fotografie, di cui ben 88 inedite che spaziano dagli anni ’60 agli anni 2000. Abbiamo chiesto a Emmanuele Randazzo (uno dei curatori insieme a Giulia Manca e Catia Zucchetti) di raccontarci la mostra
Le opere di Gian Paolo Barbieri sono state acquisite da una delle più importanti collezioni di fotografia di moda al mondo, la Nicola Erni Collection e dalla Pinault Collection, tra le più prestigiose collezioni d’arte. Nella costellazione della fotografia italiana contemporanea, la sua stella brilla per grandezza e genialità e tutto il mondo ne è consapevole.
È considerato uno dei massimi esponenti che ha contribuito alla definizione del prêt-à-porter italiano e della fotografia di moda ed è stato imitato e copiato proprio per la sua visione così moderna e anticipatrice dei tempi, la sua ricerca, la sua cultura eclettica e il suo sguardo innovativo, proiettato nell’interpretazione della bellezza al massimo grado di perfezione. Piccole e grandi mostre hanno raccontato nell’arco del tempo la sua storia, il suo esotismo, il suo amore per il cinema e per l’arte, il suo occhio, quelle sue mani capaci di plasmare come sculture sciarpe e tessuti sui corpi delle modelle e quell’estrema raffinatezza che ha adottato nella costruzione delle fotografie così come nello stile della sua vita e nell’arredamento delle sue case. E oggi Gian Paolo Barbieri. Oltre al Forte di Bard, un’inedita retrospettiva curata da Emmanuele Randazzo, Giulia Manca e Catia Zucchetti, segna un nuovo capitolo della sua arte.
A Emmanuele Randazzo che segue da anni il grande artista della fotografia, ArtsLife ha chiesto il racconto e i punti più salienti di questa esposizione. Come è strutturata la mostra e cosa propone di inedito?
Tutto è partito da una ricerca super approfondita del nostro archivio che conta più di un milione di scatti. Volevamo raccontare al Forte di Bard un Gian Paolo Barbieri diverso, non solo il professionista. Non vuole essere una curatela cronologica e nemmeno scandita da tematiche diverse ma si basa sulla sensibilità e sull’estetica della vita di Gian Paolo. Sono esposte naturalmente le commissioni di Vogue, di tutte le riviste e le pubblicità ma la moda per Gian Paolo è stato un mezzo per poter esprimere l’interesse per l’umanità in tutte le sue sfaccettature, le sue paure, le sue gioie e quella sua cultura senza pari. L’ammirazione e lo studio di Gian Paolo per l’arte, la pittura e la letteratura sono diventate una fonte d’ispirazione incessante quasi un archivio mentale da cui attingere per poi tradurlo ed esprimerlo con la fotografia. Per questo vogliamo che il pubblico che viene ad ammirare questa galleria di foto, non si fermi alle immagini vere e proprie ma che vada Oltre, per entrare nel mood del fotografo e percepire cosa stava pensando nel momento in cui stava scattando e viaggiare con lui Oltre la moda, oltre la committenza, oltre la realtà.
Un nuovo sguardo, una scoperta nuova con immagini mai viste prima e foto iconiche
Ci sono una ventina di foto iconiche, su 110 opere in mostra. Serviva un collegamento diretto con certe opere di Gian Paolo, quelle entrate nell’immaginario collettivo, per capire chi è il personaggio, quasi un piccolo aggancio che ci permette poi di mostrare cose inedite che la gente non conosce.
Da quanto tempo era in gestazione la mostra?
Era un anno che ci stavamo lavorando. Ci siamo immersi nell’archivio per operare un lavoro di ricerca scientifica impressionante. Da un milione di scatti per arrivare a cento, è stato difficile. Non si tratta di una curatela di tipo tematico o basata sulla cronologia. È stata la sua stessa vita a fornirci la vera cronologia da seguire. Di fatto un processo di crescita personale e professionale, iniziato con la moda che l’ha reso famoso, poi con l’etnico, con i fiori e ancora alla fine della sua carriera quando ha deciso di esporre la sua visione erotica. È in scena tutta la sua carriera, dal 1958 fino ai giorni nostri.
Nuovo allestimento e sulla scena personaggi che insieme a Barbieri hanno fatto la storia della moda?
Tutte le tipologie e le misure di cornici e di stampe sono state scelte ad hoc per raccontare qualcosa di diverso. Perché, per esempio le cornici dei personaggi sono più piccole? Non si voleva dare tanta importanza al personaggio in sé ma sottolineare invece che quel personaggio è stato importante nella vita di Gian Paolo. Ad esempio la foto di Armani ha rappresentato per lui una fase importante della sua vita, era un periodo in cui stilisti e fotografi erano amici, era un modo di lavorare completamente diverso da quello che si vede oggi. Oggi il fotografo di moda raramente incontra lo stilista, è molto difficile. Ma a quell’epoca lì lavoravano insieme, costruivano un’estetica, un lavoro corale che ha portato al Made in Italy. Non è determinante mostrare il ritratto delle persone famose, ma evidenziare quale era rapporto tra gli stilisti e i fotografi perché a Gian Paolo interessa l’empatia che si creava tra lui e i suoi amici. C’è Anna Piaggi con cui condivideva l’idea della moda, c’è Gianfranco Ferré e quella forza di creare linee e schizzi e appunti in un crescendo di talentuosa creatività. C’è Walter Albini, il creatore del prêt-à-porter italiano. E lui che ha creato la moda come è definita oggi. Prima c’era solo l’Alta Moda. Con la sua prima sfilata a Milano nel 1971 è riuscito a unire l’industria con il design e non si era mai visto prima. E Gian Paolo ha scoperto la fotografia di moda nel 1960 ed è stato uno dei primi in Italia.
Rinnovamento anche nella presentazione delle foto?
Nuova vita anche nella scelta delle inquadrature. Nell’esposizione, alle foto iconiche abbiamo tolto le cosiddette zone di comfort, cioè il bordino bianco e la cornice nera, i classici di Gian Paolo Barbieri, sostituiti con tutte le foto dal vivo con una cornice molto più sottile per dare più importanza e modernità all’immagine in sé. Sembrano foto scattate ieri.
Come si presenta la retrospettiva a Forte di Bard?
La scelta dei formati è stata decisa in base allo spazio del Forte. Ci sono sei piccole sale, le cantine del Forte, molto belle ma non grandissime e quindi grazie a questo abbiamo deciso che la misura massima delle foto non poteva superare 60×90 cm. e da lì abbiamo operato delle scelte in base ai soggetti. Nella prima sala ci sono fotografie degli anni 1960-65-66-67 con le modelle più importanti di Gian Paolo, come tra le tante, Ivana Bastianello o Alberta Tiburzi che raccontano un passaggio della sua vita molto particolare, quella stagione creativa che lui aveva iniziato con la sperimentazione attraverso la tecnica fotografica. Ivana Bastianello indossa una pelliccia bellissima accanto a una macchina che Gian Paolo ha voluto ricoprire interamente con la pelliccia. Auto e modella impellicciati, un’idea rivoluzionaria per quei tempi e siamo del 1968. Un’ altra modella come Mariolina Della Gatta fotografata con un cappello creato da una palla da pallavolo e gli orecchini fatte con palline da ping pong. Non c’erano le redattrici e tutto partiva dalla creatività e dall’inventiva del fotografo e questo ha fatto diventare Gian Paolo un eccellente creativo e un grande artista. A quell’epoca era il fotografo che doveva risolvere le scenografie, il trucco, le acconciature e si occupava di tutti gli elementi che ci volevano per la composizione dell’immagine e Gian Paolo si divertiva moltissimo perché aveva tutta la libertà di creare quello che lui aveva in mente. C’è una bellissima Mirella Petteni vestita da zingara. In un corridoio di 40 metri di lunghezza immagini indimenticabili, da Audrey Hepburn, alla prima pubblicità di Pomellato. E i suoi rimandi a David Hockney o a Edward Hopper, La Zattera della Medusa, campagna Vivienne Westwood del 1998 o l’ispirazione a Chagall e le primissime campagne di Valentino del 1968. Una galleria di Polaroid originali, in set da 12 e da 6, a partire dal 1983 in poi. E poi testimonianze preziose, come una lettera che Gianfranco Ferré ha scritto a Gian Paolo Barbieri o la voce di Gian Paolo che racconta in dettaglio alcune delle sue opere. E tutto questo in un posto incantevole lontano dalla frenesia del mondo del lavoro per entrare in silenzio nella mente artistica di un asso della fotografia italiana.
Gian Paolo Barbieri. Oltre
Forte di Bard. Valle d’Aosta
Fino al 3 marzo 2024
A cura di Emmanuele Randazzo, Giulia Manca e Catia Zucchetti