Dal Portogallo a Venezia, dal Pakistan al Brasile, dalla Corea a Lione: sarà un 2024 pieno di biennali, molte delle quali ben prossime al nostro Paese. Ecco qui una breve anticipazione, se ancora non avete messo mano all’agenda
Aprono a febbraio la Biennale africana di Lagos, in Nigeria, la terza Biennale di Lahore, in Pakistan, la seconda Biennale Diriyah, a Riyadh, in Arabia Saudita, a cura di Ute Meta Bauer e anche, ad AlUla, la terza edizione di Desert X nel deserto del Medio Oriente.
La terza Biennale di Lagos, in Nigeria, sarà diretta da Kathryn Weir, ex direttrice del Madre di Napoli, e Folakunle Oshun.
Il tema, REFUGE, affronterà il concetto di stato-nazione e la location della mostra principale, Tafawa Balewa Square, non è casuale: la piazza fu teatro delle celebrazioni per l’indipendenza della Nigeria nel 1960, e anche luogo chiave del Festival of Black Arts and Cultura FESTAC ’77, ospitando anche il concerto della grande musicista e attivista Miriam Makeba. Opening: 3 febbraio.
Con il tema “In the Presence of Absence”, Desert X AlUla 2024 – quest’anno curata da Marcello Dantas e Maya El Khalil – si chiede “Cosa non può essere visto?”. E il deserto, ovviamente, in maniera superficiale liquidato come spazio vuoto è il protagonista assoluto di questa prossima edizione, dove gli artisti stati invitati a esplorare le idee del non visto e dell’inesprimibile. Opening: 9 febbraio.
A marzo è la volta della svedese Biennale di Luleå (opening: 2 marzo), ma anche della Biennale di Sydney (opening: 9 marzo) e di quella del Whitney Museum di New York. Nella Grande Mela il titolo, se tanto ci dà tanto, la dice lunga sulle “poetiche” che vedremo negli spazi del museo di Renzo Piano: “Even better than the real thing”. Con apertura al pubblico il 20 marzo, la biennale quest’anno porterà la firma di Chrissie Iles e Meg Onli, con Min Sun Jeon e Beatriz Cifuentes. In Australia, invece, i curatori Cosmin Costinaș e Inti Guerrero hanno ideato “Ten Thousand Suns” [Diecimila soli], che indaga l’atto del celebrare sia come metodo sia come fonte di gioia e armonia, ispirandosi all’eredità della resistenza collettiva e all’idea di solidarietà per affrontare ingiustizie e diseguaglianze.
Ad aprile, invece, torna a Coimbra, in Portogallo, la Biennale AnoZero e anche una manifestazione che negli ultimi anni si era distinta in Belgio, la Triennale di Bruges. Aperture, rispettivamente, il 6 e il 13. Curata da Ángel Calvo Ulloa e Marta Mestre, il titolo di AnoZero è “The Phantom of Liberty”; la biennale sarà anche una delle manifestazioni coinvolte nelle celebrazioni dei cinquant’anni della Rivoluzione dei Garofani, che in Portogallo segnò la fine di una dittatura durata quasi cinque decenni. “Il titolo ha un significato ambiguo e aperto. Se, da un lato, suggerisce l’idea che la libertà sia un fantasma, una presenza inevitabile e spettrale, dall’altro, indica anche un processo fallito, un’incredulità in una certa verità che assomiglia più ad una promessa che a qualcosa di reale”, anticipano i curatori.
Per chi non lo ricordasse, invece, il 20 (anche se i giorni di pre-apertura saranno dal 17 in poi) si aprirà anche “Stranieri Ovunque”, la sessantesima Biennale di Venezia, quest’anno a cura di Adriano Pedrosa, direttore del MASP di São Paulo.
Arriviamo a maggio, con una nuova edizione, la nona, della Biennale Gherdëina, curata da Lorenzo Giusti nelle Dolomiti. Sotto il titolo de “The parliament of Marmots”, “gli artisti e le artiste che si riuniranno in Val Gardena fondano la propria ricerca sull’esperienza concreta del bosco, del cammino, dell’isolamento, della montagna, della materia, del corpo, della connessione con le diverse specie animali e dell’empatia con il mondo naturale”, spiega Giusti. Opening il 31 maggio.
Una piccola pausa estiva, per arrivare a un settembre che sarà una vera e propria esplosione di biennali da una parte all’altra del mondo. Il viaggio parte ben vicino all’Italia, con la 15ma edizione di Manifesta a Barcellona (8 settembre), e in men che non si dica si arriva a quella di Istanbul (14 settembre), curata dalla “carta vincente” Ywona Blazwick, mentre la 15ma biennale di Gwangju (7 settembre), avrà l’impronta di un aficionados delle Biennali, Nicolas Bourriaud, che in Turchia ci era stato nel 2019. Sempre ad un passo dal Belpaese si aprirà anche la Biennale di Lione (21 settembre). In Francia la 17.ma Biennale sarà diretta da Isabelle Bertolotti, con Alexia Fabre come curatrice ospite, e il tema sarà incentrato sull’accoglienza dell’altro, prendendo le mosse dalla geografia naturale e umana della regione del Rodano, attraversata da numerosi fiumi; la Biennale, inoltre, utilizzerà anche per la prima volta i nuovi spazi di Le Grandes Locos, officina di riparazioni ferroviarie trasformata in nuovo centro culturale.
Nell’emisfero sud è la volta della Biennale del Mercosul (12 settembre) a Porto Alegre, Brasile, e molto più a nord sarà anche l’anno della Toronto Bienal of Art (anche in questo caso apertura il 21 del mese). Dominique Fontaine e Miguel A. López, curatori per Toronto, hanno dichiarato: “La biennale del 2024 mira a mostrare i modi in cui gli artisti di diverse provenienze rispondono all’impatto delle conseguenze del colonialismo sulla vita quotidiana. La mostra, prendendo spunto dalle stesse pratiche degli artisti, mira a creare un dialogo collettivo sulle questioni urgenti del nostro tempo: la distruzione dell’ambiente, la sovranità, l’autorappresentazione, l’appartenenza, la memoria collettiva, la conoscenza ancestrale, le diaspore dei migranti, il queer e, anche, come l’arte può partecipare al processo di ripristino dei legami sociali interrotti”.
Ultimo giro, a ottobre, con la Bangkok Art Biennale ma anche, ancora in Brasile, con la 38ma edizione di Panorama da Arte Brasileira, al Museo di Arte Moderna di São Paulo
NB: Opening, in questo caso, è da intendersi come il giorno di apertura delle varie mostre al pubblico.