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Luce e macchia. In arrivo a Brescia oltre 100 capolavori di Fattori, Lega, Signorini, Cabianca e gli altri Macchiaioli

Vincenzo Cabianca, Le monachine, 1860, acquarello su cartone, 31 x 56 cm. Milano, Galleria d'Arte Moderna
Vincenzo Cabianca, Le monachine, 1860, acquarello su cartone, 31 x 56 cm. Milano, Galleria d’Arte Moderna

Dal 20 gennaio al 9 giugno 2024, Palazzo Martinengo a Brescia ospita la mostra “I Macchiaioli” curata da Francesca Dini e Davide Dotti

La mostra presenta oltre 100 capolavori dei “Macchiaioli” Fattori, Lega, Signorini, Cabianca, Borrani, Abbati e altri, provenienti in gran parte da collezioni private – solitamente inaccessibili – e da importanti istituzioni museali come le Gallerie degli Uffizi di Firenze, il Museo della Scienza e Tecnologia “Leonardo da Vinci” di Milano, i Musei Civici di Udine, l’Istituto Matteucci di Viareggio e la Fondazione CR Firenze.

Il termine “Macchiaioli” fu coniato nel 1862 da un recensore della Gazzetta del Popolo di Firenze, che così definì quei pittori che intorno al 1855 avevano dato origine a un rinnovamento in chiave antiaccademica della pittura italiana in senso realista. L’accezione ovviamente era dispregiativa e giocava su un particolare doppio senso: darsi alla macchia, infatti, significa agire furtivamente, illegalmente. Alla luce delle più recenti ricerche, la vicenda dei Macchiaioli assume una rilevanza critica sempre più significativa, perché essi instaurarono un dialogo aperto, propositivo e audace con le più importanti comunità artistiche dell’Europa del tempo.

Silvestro Lega, I fidanzati, 1869, olio su tela, 35 x 79 cm. Milano, Museo Nazionale Scienza e Tecnologia

Articolata in 10 sezioni, la retrospettiva bresciana racconta l’avventura di questi pittori progressisti che – desiderosi di prendere le distanze dall’istituzione accademica nella quale si erano formati sotto l’influenza di importanti maestri del Romanticismo come Hayez e Bezzuoli – giunsero in breve tempo a scrivere una delle pagine più poetiche della storia dell’arte non solo italiana, ma europea. Ed è proprio per via dei valori universali che la sottendono che l’arte dei Macchiaioli risulta così moderna e attuale, come è chiaro in alcuni dei capolavori esposti in mostra come le Cucitrici di camicie rosse di Borrani, la Raccolta del fieno in maremma di Fattori, I fidanzati di Lega e Pascoli a Castiglioncello di Signorini.

La mostra di Palazzo Martinengo raccoglie le opere “chiave” di questo percorso allo scopo di raccontare i diversi momenti della ricerca dei Macchiaioli, i luoghi a loro famigliari – il Caffè Michelangiolo di Firenze, Castiglioncello, Piagentina, la Maremma e la Liguria -, il confronto con gli altri artisti e con le diverse scuole pittoriche europee; i loro smarrimenti, la capacità di mettersi collettivamente in discussione e di sterzare – se necessario – il timone per proseguire sulla strada del progresso e della modernità senza abbandonare mai la via maestra della luce e della macchia.

Giovanni Fattori, Silvestro Lega che dipinge sugli scogli, 1866 circa, olio su tavola, 12 x 28 cm. Collezione privata
Angelo Tommasi, La caccia alle anatre, 1889, olio su tela, 177 x 251 cm. Udine, Galleria d’Arte Moderna
Giovanni Fattori, Diego Martelli a Castiglioncello, 1867, olio su tavola, 13 x 30 cm. Collezione privata
Telemaco Signorini, Le acquaiole, 1862. Collezione privata
Giovanni Fattori, Raccolta del fieno in Maremma, 1867-1870. Collezione privata
Odoardo Borrani, Le cucitrici di camicie rosse, 1863. Collezione privata

I MACCHIAIOLI
Brescia, Palazzo Martinengo (via dei Musei 30)
20 gennaio – 9 giugno 2024

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