Oltre 140 anni di attività, 144 per la precisione. Sono poche le Case vinicole siciliane che possono vantare una storia antica e blasonata come quella delle Cantine Pellegrino di Marsala, nel Trapanese. Oggi sono attive la quinta e la sesta generazione di famiglia, direttamente impegnate nelle diverse attività aziendali: dalla gestione agronomica a quella enologica, passando per la comunicazione, il marketing e le vendite. Le cinque tenute di proprietà, tutte dislocate nella Sicilia Occidentale, si estendono dalla Riserva di Monte Cofano all’isola di Pantelleria, dallo Stagnone di Marsala allo Zingaro, dal Bosco di Alcamo alla Grotta di Santa Ninfa.
I vigneti,150 ettari complessivi, vengono gestiti in regime di agricoltura biologica con particolare attenzione ai cosiddetti vitigni autoctoni, ossia le varietà di uva tipiche della zona come il Grillo, l’Inzolia, il Catarratto, lo Zibibbo e il Nero d’Avola che, da soli o congiuntamente, danno vita alle diverse classificazioni del Marsala: Fine, Superiore, Superiore Riserva, Vergine (o Soleras) e Vergine Riserva. Chi vuole immergersi nell’universo Pellegrino può cominciare dalla visita alle Cantine Storiche di Marsala, senza dubbio tra le più belle e scenografiche d’Italia. Il colpo d’occhio per il turista è assicurato dall’Ouverture, la porta d’ingresso realizzata nel 2014. Si tratta di uno spazio dall’architettura contemporanea, in forte contrasto con la struttura principale, che simboleggia l’evoluzione della Cantina e la sua visione proiettata verso il futuro, ma sempre nel rispetto e nella valorizzazione della tradizione. Le linee dell’edificio, fabbricato in materiali leggeri come acciaio, corten e resine, richiamano quelle della prua di una nave che salpa verso il mare, in cerca di nuovi orizzonti.
Ma è arrivato il momento di entrare dentro le Cantine storiche, la cui atmosfera, simile a quella di una cattedrale gotica, induce subito al silenzio. Le luci si fanno soffuse e l’odore del legno e del vino rapisce i sensi. Nelle numerose sale sono custodite più di un migliaio di tini, botti e barrique destinate alla lenta maturazione del Marsala. La visita offre un vero e proprio percorso multi-sensoriale, fatto di profumi, sensazioni tattili e assaggi. Una guida racconta la storia aziendale, dal fondatore Paolo Pellegrino ad oggi, spiegando le principali fasi del processo produttivo di questo vino liquoroso, che per l’occasione viene spillato direttamente dalla botte dando vita a una degustazione più unica che rara.
Non mancano collezioni e tesori artistici da ammirare, come quelli custoditi nella Sala dedicata ai carretti siciliani, dove sono esposti cinque esemplari ottocenteschi costruiti e dipinti a mano dai più famosi artisti siciliani dell’epoca, frutto di un attento restauro conservativo. Non meno scenografica è la Sala della Nave Punica, dedicata all’imbarcazione affondata nel 241 a.C. nelle acque antistanti la Cantina, che ospita i calchi originali realizzati per la ricostruzione del relitto. Da ricordare anche lo spazio destinato all’Archivio Ingham Whitaker, che raccoglie in 110 volumi la corrispondenza commerciale originale tra gli imprenditori inglesi e i primi produttori di Marsala a cavallo tra il 1814 e il 1928. Ancora, i giardini esterni ospitano reperti archeologici che risalgono all’antica civiltà punica, mentre nel Museo del mastro bottaio sono esposti gli antichi attrezzi del mestiere e le diverse fasi di lavorazione delle botti in cui affina il vino.
In occasione dei 140 anni dalla fondazione, nel 2020 è stata inaugurata anche la Sala dedicata ai Manifesti Storici aziendali: dalle linee rigorose degli anni Venti al mood pop e colorato degli anni Sessanta e Settanta, fino allo stile New Vintage che rappresenta la cifra attuale della Cantina. La scelta di posizionare i manifesti all’interno di un “tunnel”, appendendoli uno accanto all’altro illuminati da faretti singoli, permette a chi attraversa l’ambiente di cogliere le differenze di stile e linguaggio usate dalla pubblicità nel corso degli anni.
Pellegrino è indissolubilmente legata al territorio della Sicilia occidentale, di cui si fa interprete fedele e appassionata, anche attraverso “degustazioni sensoriali” che permettono di narrare i vini in modo originale. In particolare la Tenuta Salinaro, che sorge nel comune di Petrosino e prende nome dalle suggestive saline che sorgono lungo la costa del trapanese. In tutto 14 ettari vitati, a pochi metri dal mare, che beneficiano del caldo vento che arriva dall’Africa e viene mitigato dalle correnti marine. È l’habitat ideale per la crescita dei grappoli della varietà tipica Grillo, che maturano lentamente al sole, concentrando zuccheri, ma anche mineralità e sapidità. Il risultato è Il Salinaro, un vino bianco che viene vinificato e affinato solo in contenitori di acciaio. Nel calice si esprime con grande freschezza ed equilibrio. Al naso si distinguono note di cedro, pompelmo, pesca e mela verde, con cenni dolci di vaniglia. In bocca è ricco, avvolgente, con una struttura importante, ben bilanciata da una pronunciata spalla acida.
Il Salinaro fa parte della linea Tenute di Famiglia, che riunisce cinque vini bianchi e rossi capaci di cogliere l’essenza più profonda delle tenute di proprietà: l’incantevole bellezza sospesa tra cielo e mare di questo lembo estremo di Sicilia. Spostandoci verso le campagne dell’entroterra, nel comune di Mazara del Vallo, giungiamo alla Tenuta Kelbi, che prende nome da una dinastia araba e include 19 ettari abbracciati dalla macchia mediterranea, fino a creare una sorta di “giardino rigoglioso”. Qui nasce il Kelbi, un bianco elegante e fruttato da uve Catarratto in purezza. Il bouquet intriga per i sentori di pera, salvia, anice e fiori di zagara. In bocca è morbido e persistente, con una spiccata sapidità che articola piacevolmente il sorso.
A Mazara del Vallo si trova anche la Tenuta Gazzerotta. Posta ad un’altitudine di ben 200 metri sul livello del mare, è la più grande delle Tenute Pellegrino con 90 ettari di vigne. Il nome fa riferimento alle caratteristiche gazze bianche e nere che sorvolano i campi durante la stagione autunnale. È il regno incontrastato del Nero d’Avola, varietà a bacca rossa tipica dell’isola, che trova la sua massima espressione nel Gazzerotta, Sicilia Doc. Un vino da aspettare, che affina almeno due anni in vasche di acciaio e barrique prima di essere messo in bottiglia. È caratterizzato da note di frutta rossa al naso, con ricordi speziati e dolci di miele di castagno in sottofondo. In bocca la sua rotondità, la ricchezza gustativa e la trama tannica fine e setosa ripagano completamente l’attesa. E trasportano chi beve nel cuore dell’isola.