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Julio Le Parc alla Galleria Continua. Prisma, Op Art e quarta dimensione

Julio Le Parc, Modulation 764, 1986, polyptych 4 parts, acrylic on canvas, Courtesy the artist and Galleria Continua, photographer Giorgio Benni Julio Le Parc, Modulation 764, 1986, polyptych 4 parts, acrylic on canvas, Courtesy the artist and Galleria Continua, photographer Giorgio Benni
Julio Le Parc, Modulation 764, 1986, polyptych 4 parts, acrylic on canvas, Courtesy the artist and Galleria Continua, photographer Giorgio Benni
Julio Le Parc, Modulation 764, 1986, polyptych 4 parts, acrylic on canvas, Courtesy the artist and Galleria Continua, photographer Giorgio Benni

Negli spazi dell’hotel St. Regis, sede romana della Galleria Continua, esposte 18 opere di Le Parc che vanno dagli anni ’60 ai nostri giorni

Reti prismatiche, percorsi fluidi, cilindri luminescenti, torsioni tonali, dove il figurativismo è messo alla porta in luogo dello sperimentalismo. Questo, il mutevole mondo nel quale si fa ingresso alla nuova personale “Melodia” dell’artista argentino Julio Le Parc (Mendoza, 1928), inaugurata nella sede romana della Galleria Continua, entro il lusso dell’hotel St. Regis. A due passi dalla metro Repubblica dove di Le Parc, noto anche per la sua strenua difesa dei diritti umani, ancora si conserva un mosaico dei primi anni 2000. La rassegna conta 18 lavori che vanno dagli anni ’60 ai nostri giorni, tappe di grandissimo o piccolo formato, tra grafica, pittura e installazione, che evidenziano l’evoluzione del gesto e della ricerca artistica del paladino della Op Art.

La virata degli esordi è dai presupposti dell’Arte Concreta e del Costruttivismo al polo opposto e ben più ammaliante del decostruttivismo. L’abbandono di ogni interferenza manuale e la decisione di adottare i 14 colori del prisma nella loro essenza pura, priva di sfumature, e la successiva prova della combinatoria cromatica, hanno condotto Le Parc a generare immagini digiune di simboli. Destabilizzanti per quanto armoniose, poiché asettiche e in comunicazione con realtà geometriche parallele, nelle quali inoltrarsi è un gioco sensoriale. L’artista invita lo spettatore al centro della scena per studiarne moto e reazioni.

 

Julio Le Parc, Melodia, 2024, On view at ROME, Courtesy the artist and Galleria Continua, photographer Giorgio Benni
Julio Le Parc, Melodia, 2024, On view at ROME, Courtesy the artist and Galleria Continua, photographer Giorgio Benni

Gioco relazionale

Un gioco relazionale che sembra trovare perfetta corrispondenza nella corrente letteraria francese, poi italiana, generatasi in quegli stessi anni ’60 in cui Le Parc cominciò a sperimentare: l’Ecole du regard, che presupponeva un complesso rapporto scopico tra soggetto e oggetto, lo sdoppiamento invertito e invertibile dello sguardo. L’artista genera universi virtuali o ideali composti di fari e proiezioni, curve e controcurve. Nei quali la qualità vellutata degli intrecci appare forse l’unica componente rassicurante.

Gli enigmatici percorsi dell’arte cinetica, sono, a detta di Umberto Eco, “circumnavigazioni multiple, dato che ad ogni viaggio la prospettiva cambia e la comprensione dell’opera si arricchisce”. Non è un segreto, infatti, che l’obiettivo dell’artista argentino sia quello di raggiungere ogni occhio, di produrre variabili semantiche infinite.

 

Julio Le Parc, Melodia, 2024, On view at ROME, Courtesy the artist and Galleria Continua, photographer Giorgio Benni
Julio Le Parc, Melodia, 2024, On view at ROME, Courtesy the artist and Galleria Continua, photographer Giorgio Benni

L’educazione alla visione che Le Parc insegna incontra tuttavia ostacoli notevoli. La dissoluzione di una qualsivoglia iconografia, l’assenza di qualsivoglia simbolo, la mancanza di appigli, l’illusione che nelle sue opere si possano ancora leggere in filigrana i postulati teorici del futurismo, inducono ad una resa alla decostruzione. Alla quale succede però la curiosità di misurarsi con quanto di più innovativo Le Parc introduce nei propri lavori: la quarta dimensione.

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