Io sono il primo Zar per grazia di Dio, Imperatore e Autocrate di tutte le Russie. Per grazia di quella poca luce che, entrando dal grande portone, nei miei sedici anni, mi fece divenire Ivan. Io sono il primo Zar e ho più diritti che doveri. Chiedo e mi viene dato. Parlo e vengo ascoltato. Allungo una mano in avanti e posso ridere subito dopo perché voglio allontanare, autonomamente, una mosca. Mi basta un cenno per decretare una sentenza di morte. Il mondo mio è davanti a me perché ciò che vedo è mio. Non ci sono se e i ma. Ogni frase ha un soggetto verbo e ogni cosa è un oggetto. Io sono il primo Zar e ho sempre pensato che fossi sotto la grazia di Dio, Imperatore e Autocrate di tutte le Russie. Almeno fino a questo momento. Le cose non cambiano mai la loro posizione fino a quando non accade una reale scossa. La storia è nei quadri. Ma l’immaginazione deve essere nella vostra testa.
Molte persone usano i termini dell’ira, della collera e della rabbia indistintamente come sinonimi. Talvolta si parla della sola rabbia che, come una malattia infettiva virale, si trasmette all’uomo tramite morsi di animali domestici, dunque familiari, e selvatici, dunque stranieri. Questa malattia è caratterizzata da lesioni nervose con spasmi muscolari, soprattutto a carico delle aree superiori. Io sono sano o, meglio, sono in perfetta salute. Qualche acciacco ma nulla di rilevante. Il mio viso non esprime collera. Essa, al contrario, contiene risentimento che cova a fuoco lento. Accessi di stizza. Scenate di esasperazione mescolate a repentine fiammate di furore. La collera è una violenza rabbiosa.
Questo è mio figlio. Non vedo che sta piangendo mentre sgorga sangue dal suo cranio, a ritmo, impercettibile, identico al suo cuore che si sta spegnendo. La mia è ira. Questa è un’emozione caratterizzata da una crescente eccitazione che potrebbe culminare in un comportamento distruttivo nei confronti di chiunque. Oggi è verso me stesso. Mi sto rendendo conto della potenza dell’ira. Per grazia di Dio, Imperatore e Autocrate di tutte le Russie. Abbassamento e contrazione delle ciglia, labbra strette e tese, narici dilatate e le palpebre mi si socchiusero. E il battito cardiaco sale e sale, salì e salì, come una locomotiva che improvvisamente sente l’accumulo di carbone e uno scoppio. Si alza la temperatura delle mani. E anche un bastone diventa leggero da maneggiare. Aumentò il livello di adrenalina, noradrenalina e della pressione arteriosa. Una continua crescita, esponenziale e ora, respiro.
Ho lo stesso battito di mio figlio. Il mio sguardo non rappresenta la violenza ma la sua risoluzione.