Il 18 marzo 2024 Bonhams New York ha venduto parte della collezione di opere d’arte cinese del Met, tra cui una selezione di ceramiche Qing e di giade arcaiche.
Ormai non sorprende più: il mercato dell’arte si è esteso in tutte le sue forme anche ai più grandi musei, che sciolti dall’immobilismo in cui per anni li si è pensati ora acquistano e vendono opere. Ma se la prima questione non sorprende, la seconda è ancora difficile da digerire, soprattutto dalle nostre parti. Negli Stati Uniti, dove di certo c’è meno affetto, ma anche ossessione, per il passato, la pratica è ormai accettata, anche se rimane in ogni caso controversa.
Non lo è per il Met di New York, che ha ceduto in asta, tramite Bonhams, parte della sua collezione di ceramiche e giade cinesi. Uno dei nodi principali di queste operazioni, in parole povere, è: saranno contenti i donatori (di gran lunga i soggetti che più contribuiscono alle collezioni museali) di vedere le proprie opere vendute? Non sempre, immaginiamo. Dunque, citiamoli per trasparenza. Le opere vendute provenivano dalle collezioni del finanziere John D. Rockefeller Jr., del mercante d’arte Samuel Putnam Avery (che da solo ha donato 1.300 porcellane cinesi e giapponesi), del magnate delle assicurazioni William Rhinelander Stewart e del commerciante di carbone Samuel T. Peters.
Uno dei pezzi principali proveniva dalla collezione di Avery. Un enorme vaso smaltato color verde lime, con fondo sgraffittato e manici di drago, risalente al periodo Qianlong/Jiaqing. Il suo valore finale? 86.6 mila dollari. Un grande e sinuoso vaso Kangxi, di colore blu e bianco, è stato venduto a 35.8 mila dollari. Lo stesso risultato di un vaso ovoidale Kangxi, dalla fantasia e dai colori simili.
Una collana di 26 perle di giada della tarda dinastia Qing, donata al museo da Peters, è stata aggiudicata a 19 mila dollari. Sempre di giada arcaica, dunque relative al periodo dell’età del bronzo, dall’epoca Shang a quella Han, un gruppo di sei ornamenti è stato ceduto per 6.4 mila dollari. E ancora, quattro pendenti in giada arcaica e pietre dure, sagomati a forma di campana, sono stati valutati dai bidder 2,5 mila dollari.
Infine, segnaliamo la vendita di un masso di giada verde pallido, con sfumature rosse e un dragone impresso nel suo centro, per 10.8 mila dollari. E di una ciotola rosa dal fondo rubino, con impresso il classico motivo dell’uccello e del fiore, battuta a 14 mila dollari.
Ad ogni modo, il Met si potrà sempre consolare – oltre che con il guadagno dell’asta – con altri 35 mila oggetti di origine asiatica che compongono la sua vastissima collezione.