La drammaturgia della danza di John Neumaier per i balletti d’impianto narrativo si focalizza sull’ascendenza di registi come Peter Stein, senza dimenticare di analizzare il Tanztheater di Pina Bausch, il teatro di regia di Peter Brook e la drammaturgia shakespeariana. Il complesso rapporto di Neumeier con la musica è importantissimo. Quello di Neumeier è un “nuovo balletto sinfonico”, che lo distingue dalle creazioni del ballet symphonique ideato da Leonide Massine negli anni Trenta per i Balletti Russi di Diaghilev.
Questa l’indispensabile premessa per parlare di Ein Sommernachtstraum – Sogno di una notte di mezza estate, balletto realizzato da John Neumeier nel 1977 e presentato venerdì 19 e sabato 20 luglio al Nervi Music Ballett Festival. Due date uniche in Italia nel 2024 per l’Hamburg Ballet, attualmente una delle compagnie di danza più importanti del mondo.
Per questa creazione il coreografo si ispirò naturalmente all’omonima commedia di Shakespeare, ma in questa lettura fu anche influenzato dal Sogno che Peter Brook realizzò nel 1970, in cui alcuni dei personaggi vengono sdoppiati, vedi Ippolita, regina delle Amazzoni e futura sposa di Teseo, che diviene anche Tatiana, sovrana delle fate, e Teseo, duca di Atene, nelle vesti anche di Oberon, re degli elfi . L’ambientazione nel disegno registico di Neumeier è quella del Direttorio francese, perfettamente rievocata dalle scenografie e dai costumi di Jürgen Rose, che si riverbera nel linguaggio neoclassico di un elegante ballet d’action, tinteggiato di sfumature moderne e pantomimiche. In una sovrapposizione di piani spaziali e temporali, perfettamente comunicanti, il coreografo assegna a Filostrato, cerimoniere di palazzo e folletto birichino della foresta incantata (Puck), il compito di annodare e dipanare i fili della sua fabula psicanalitica. E il “sogno” della timorosa e perplessa Ippolita nella foresta incantata prima del matrimonio, si trasforma in un’iniziazione ai giochi d’amore di cui la fanciulla aveva intuito la natura nelle schermaglie amorose di Elena ed Erminia con Lisandro e Demetrio.
Memore della lezione di John Cranko, Neumeier è un maestro nel ritrarre la psicologia di personaggi dalla sognante Hippolyta, una straordinaria Alina Cojocaru, dibattuta tra l’amore per il futuro sposo e il desiderio di nuove esperienze sessuali con il tessitore Zettel, il bravissimo Matias Oberlin, poi trasformato in asino. E poi c’è la coppia femminile formata da Helena ed Hermia rispettivamente Xue Line Madoka Sugai, due splendide danzatrici della compagnia, deliziosa e petulante la prima, che coi suoi occhialetti fa di tutto per catturare l’interesse dell’ufficiale Demetrio (il bravo Lizhong Wang), dolce e romantica la seconda che amoreggia dietro gli alberi con il giardiniere Lysander, interpretato dal fanciullesco Jacopo Bellussi ( la star della serata: è grazie a lui, genovese di nascita, che la compagnia tedesca è arrivata al Festival di Nervi!)
Le due coppie raccontano il complicato scambio di partner in duetti , trii e quartetti, mentre la vicenda tocca l’apice nel lavorare sulle figure di Ippolita/Tatiana, Teseo/Oberon e Filostrato/Puck, interpretato dal bravissimo Alexandr Trusch. Malgrado il palcoscenico di Nervi non potesse comprendere totalmente la scenografia dello Staatsoper di Hamburg, i tre alberi dalle foglie fruscianti hanno rappresentato bene la selva magica, evocando in clima onirico rafforzato dalle musiche elettroniche di György Ligeti. Un clima popolato di fate ed elfi in calzamaglia argentea con calotta fosforescente, più simili ad extraterrestri che appunto a fate ed elfi, ma che comunque sanno intrecciare scene corali di grande impatto emotivo.
Bellissima nel secondo atto la scena delle nozze sulle note della famosa Marcia nuziale di Mendelssohn che si stempera nell’esilarante pantomima di Piramo e Tisbe ad opera dell’ottima compagnia di artigiani “en travesti” (Matias Oberlin, Artem Prokopchuk, Nicolas Gläsmann, Lennard Giesenberg, Eliot Worrell, João Santana e il musicista Louis Haslach) in cui vediamo simpaticamente il tessitore Zettel, liberato dalla testa d’asino, frutto dell’incantesimo di Puck, che piroetta sulle arie di Traviata riprodotte da un organetto di Barberia. L’epilogo suggella mirabilmente la comunione tra realtà e sogno: Ippolita/Tatiana e Teseo/Oberon si ritrovano abbracciati nel bosco incantato.
Piena ed entusiasta la platea di Nervi a dimostrazione che quando c’è la bella danza il pubblico risponde.