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Ciak! Cuba. Ma non chiamatele locandine, please!

Antonio Fernández Reboiro Julieta de los espiritus 1967 51×76 cm manifesto | poster – serigrafia | silk screen
Luigi, in arte Gigi Cuba Bardellotto, è un uomo che vive di passioni, noto per la sua preziosa collezione di manifesti cinematografici cubani dal 1959 a oggi, ora a Treviso nella mostra CIAK! CUBA per la prima volta al Museo Nazionale Collezione Salce. Nelle sue sedi, a Santa Margherita e a San Gaetano, 350 cartel de cine straordinari (fino al 31 marzo 2025).

In questa straordinaria cornice troverete opere grafiche raccolte in oltre vent’anni e in 37 viaggi a Cuba, dove nasce la sua passione per i manifesti della rivoluzione castrista chiamati cartel de cine, molto più che locandine. Tra i pezzi più importanti in mostra, c’è il significativo bozzetto originale del film Harakiri, capolavoro di Masaki Kobayashi del 1962, segnato da una macchia di sangue rosso che si allarga al centro a ricordare una stella. L’autore è Antonio Fernandez Reborio, che ottenne quel rosso-sangue più vivo che mai, utilizzando il mercurio cromo acquistato in farmacia, che poi dovette solidificare con farina di mais, facile da trovare a Cuba. Questo bozzetto esposto a fianco del manifesto non è mai stato esposto prima; sono datati entrambi 1964.

Gigi Cuba, amante di viaggi e del mare caraibico, si è appassionato dei manifesti cinematografici politici e sociali durante i suoi viaggi all’Avana, mentre passeggiava per la Habana Vieja. Entrato per caso in una libreria per comperare alcuni libri fotografici da portare agli amici, nota alle pareti alcuni manifesti colorati, e fu subito amore! Si è avvicinato per guardarli meglio e ha scoperto che si trattava di manifesti cinematografici, politici, sociali che raccontano, tra un segno e l’altro, anche la storia di Cuba. Attratto dai colori, dalla grafica e dalla simmetria compositiva, concentra lo sguardo sui manifesti del cinema e viene folgorato dal manifesto del mitico Che, e non ha più smesso di cercare tracce di una grafica d’autore.

Nelson Ponce, La Naranja Mecanica, 2009, 51×76 cm, manifesto, serigrafia

Oggi la sua collezione conta circa quattromila manifesti. Bardellotto, tra un viaggio e l’altro, dopo alcuni anni ha sentito il bisogno di incontrare gli autori dei manifesti, e si è messo a cercare chi era vivo, se vivevano a Cuba oppure emigrati. È stato un impegno di anni e di viaggi in diversi paesi, ma ha avuto la fortuna di conoscerli e il privilegio di ascoltare i loro racconti; molti ancora oggi sono suoi amici.

Dal 2013 espone la sua collezione in Italia e all’estero. Al Museo Salce, nella mostra suddivisa in due sedi, sono esposti i manifesti dell’ICAIC (Instituto Cubano del Arte e Industria Cinematográficos), che il 18 maggio 2023 sono stati insigniti del riconoscimento “Memory of the World” dall’UNESCO. Una parte significativa è riservata ai manifesti cubani per film italiani, con locandine italiane per lo stesso film. Al Museo Salce Santa Margherita ci sono i manifesti dei Maestri, mentre al San Gaetano ci sono quelli dei grafici delle nuove generazioni, con una dedica particolare alla città di Treviso, autori di cinque manifesti per il film Signore & Signori di Pietro Germi, affiancati dal cartellonista trevigiano Renato Casaro. Questi manifesti sono importanti perché, come ha dichiarato il collezionista, “Prima del 1959 l’immagine veniva realizzata negli studi grafici americani presenti nella capitale cubana. Gli attori protagonisti erano il soggetto più sfruttato per l’annuncio e il lancio del film, come del resto accadeva in gran parte dei paesi europei. A Cuba la svolta è stata radicale: il manifesto commerciale è sostituito da uno artistico, prodotto con una tecnica artigianale: la serigrafia”.

Nelson Ponce, La ciudad de las mujeres, 2019, 50×70 cm, manifesto, serigrafia

I manifesti sono importanti soprattutto nella prima fase, quando le immagini non potevano non risultare più efficaci della parola scritta, e in particolare i manifesti della OSPAAAL (Organización de Solidaridad de los Pueblos de Asia, África y América Latina), che Bardellotto nei prossimi anni intende far conoscere meglio. I cartel de cine del periodo castrista non hanno influenzato la grafica europea, ma negli anni Sessanta e Settanta i graphic designer cubani, entrati in dialogo con i paesi dell’est, Unione Sovietica e Cecoslovacchia, si distinguono per una grafica originale che ha lasciato un segno fondamentale, è la scuola polacca. Per approfondire l’evoluzione grafica dei manifesti cubani, basta cercare il documentario in RaiPlay Cine Libre di Adolfo Conti ed Elia Romanelli, prodotto nel 2023 da Doc Art, un fenomeno artistico nato a Cuba negli anni ruggenti della Rivoluzione, in cui quattro amici cubani raccontano, con una graphic novel, la storia dei grandi maestri. Negli anni Ottanta nasce l’Instituto Superior de Diseño, che porta nuova linfa a una generazione che utilizza il computer, ma continua a utilizzare la stampa in serigrafia. Tra gli altri talenti grafici in mostra si distinguono Eduardo Munoz Bachs, Rafael Morante, Antonio Reboiro, Renè Azcuy, Antonio Gonzalez (Niko) e Alfredo Rostgaard, affascinati per la loro libertà espressiva, sensibilità cromatica e capacità compositiva. I nuovi talenti ci sono, ma crescere e lavorare a Cuba è difficile e sono costretti a lasciare l’isola per le enormi difficoltà economiche.

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