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La Commedia Umana di Erica Rutherford alla Richard Saltoun Gallery

Erica Rutherford, A Dance, 1997
Erica Rutherford, A Dance, 1997
Saltoun a Londra spalanca le sue porte alla grandissima Erica Rutherford (1923–2008), artista britannica-canadese tra i primi apertamente transgender nel panorama artistico britannico. Questa esposizione segna la prima retrospettiva completa del suo lavoro nel Regno Unito, seguendo la partecipazione dell’artista alla Biennale di Venezia 2024 e alle mostre Women in Revolt! presso la Tate Britain e le National Galleries of Scotland. La retrospettiva include opere su carta e dipinti realizzati tra gli anni Settanta e Novanta, con particolare attenzione alla serie The Human Comedy, creata negli anni Novanta. La mostra è aperta sino al 21 dicembre.

La mostra esplora le tappe fondamentali della produzione artistica di Rutherford, a partire dagli anni Settanta. Tra i lavori più significativi si annoverano autoritratti e paesaggi astratti che riflettono il percorso personale e creativo dell’artista durante la sua transizione di genere. Gli autoritratti, caratterizzati da figure astratte e prive di volto immerse in campi di colore intensi, evocano il linguaggio visivo della Pop Art e affrontano i temi dell’anonimato e della trasformazione. Nel suo libro autobiografico Nine Lives, Rutherford descrive la sua esperienza di transizione, condividendo le difficoltà e le discriminazioni vissute come donna. I paesaggi astratti, definiti da piani di colore nitidi e grafici, esprimono un senso di spaesamento emotivo e psicologico, suggerendo una riflessione interiore parallela al suo percorso di ridefinizione identitaria.

Il cuore della mostra è rappresentato dalla serie The Human Comedy degli anni Novanta, in cui Rutherford mescola elementi teatrali e tragicomici per esplorare la condizione umana. I dipinti presentano figure androgine e creature ibride, metà umane e metà animali, inserite in paesaggi onirici. Con un approccio umoristico e teatrale, Rutherford indaga la fluidità di genere, utilizzando forme esagerate e colori saturi per mettere in scena un’esistenza alienata e assurda. La retrospettiva sottolinea il contributo fondamentale di Erica Rutherford al dibattito sull’identità di genere e sulla sua rappresentazione nell’arte contemporanea, rendendo omaggio alla complessità e alla rilevanza del suo lavoro.

 

Erica Rutherford, Cherry Valley Park, 1973

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