
E se l’intelligenza artificiale potesse rispondere a domande che gli storici dell’arte si pongono da secoli? Un nuovo e ambizioso progetto guidato dall’Università della Sorbona a Parigi sta utilizzando le più avanzate tecnologie di AI per risolvere misteri legati a Eugène Delacroix, uno dei pittori più influenti del XIX secolo. Digital Delacroix, questo il nome dell’iniziativa, punta a riscoprire e analizzare l’opera del maestro francese come mai prima d’ora.
Il progetto è il primo a ricevere il sostegno del programma Humanities and A.I. Virtual Institute (HAVI), un’iniziativa da 10 milioni di dollari lanciata da Schmidt Sciences, l’organizzazione no-profit fondata dall’ex CEO di Google Eric Schmidt. L’obiettivo? Finanziare tra 10 e 15 iniziative innovative che integrino IA e discipline umanistiche, con sovvenzioni fino a 1,5 milioni di dollari per ciascun progetto.
L’ideatore di Digital Delacroix è lo storico dell’arte Barthélémy Jobert, già impegnato nella digitalizzazione delle lettere e dei diari del pittore francese. Oltre a creare repliche 3D dei murales di Delacroix situati in edifici governativi raramente accessibili al pubblico, il progetto si avvale ora della collaborazione di Brent Seales, informatico dell’Università del Kentucky, esperto in restauro digitale.
Seales ha recentemente raggiunto un importante traguardo nell’uso dell’intelligenza artificiale per decifrare i manoscritti carbonizzati di Ercolano, antichi testi resi illeggibili dall’eruzione del Vesuvio nel 79 d.C. Ora, con l’enorme quantità di dati digitalizzati relativi a Delacroix, Seales e Jobert stanno per intraprendere due missioni rivoluzionarie.
La prima sfida sarà quella di addestrare un’intelligenza artificiale a riconoscere lo stile pittorico di Delacroix e applicarlo all’analisi dei murales presenti nell’Assemblea Nazionale di Parigi. L’obiettivo è determinare con precisione quali parti siano effettivamente opera del maestro e quali, invece, siano state completate dai suoi assistenti.

Ad oggi, l’uso dell’AI per l’attribuzione delle opere d’arte è ancora in fase sperimentale, con molte ricerche condotte principalmente per scopi commerciali. Tuttavia, Seales è fiducioso che il suo approccio possa offrire risultati più affidabili rispetto all’analisi umana.
“Le prove di paternità sono un insieme di dettagli sottili, legati alla formazione e allo stile individuale di un artista”, spiega Seales. “Anche se un singolo tratto di pennello o una scelta cromatica possono essere indicatori deboli, la combinazione di questi elementi crea una firma unica che un’IA ben addestrata può riconoscere con grande precisione”
La seconda missione prevede l’uso di un modello generativo di intelligenza artificiale per ricostruire in 3D il Salon de la Paix dell’Hôtel de Ville di Parigi, distrutto da un incendio nel 1871. Attraverso lo studio delle opere decorative superstiti e degli schizzi preparatori di Delacroix, il team mira a riportare in vita questo capolavoro perduto.
Grazie al sostegno finanziario di Schmidt Sciences, Jobert ha potuto creare un team di esperti a Parigi e dotarlo della potenza di calcolo necessaria per affrontare questa sfida senza precedenti.
Digital Delacroix rappresenta un perfetto esempio di come l’intelligenza artificiale possa ampliare la nostra comprensione della storia dell’arte, permettendoci di esplorare dettagli inediti e di riscoprire opere scomparse.
Con il progresso della tecnologia, progetti come questo potrebbero rivoluzionare il modo in cui studiamo e conserviamo il nostro patrimonio culturale, rendendo le opere dei grandi maestri più accessibili, analizzabili e comprensibili che mai.
Il futuro dell’arte è digitale, e grazie all’AI, stiamo solo iniziando a scoprire cosa sia possibile realizzare.
