
Sulla falsa riga del Questionario di Proust, una serie di domande predisposte da BIPART Studio legale volte a conoscere meglio le più prestigiose gallerie d’arte italiane: oggi è il turno della galleria d’arte milanese DEODATO raccontata dal suo fondatore, Deodato Salafia.
Come ha scelto il nome della sua galleria (e cosa vuole esprimere con tale denominazione)?
Si chiama “Deodato Arte”, Deodato è il mio nome di battesimo. Aprii il primo sito web nel 2001 e istintivamente gli diedi il mio nome di battesimo, penso che le gallerie abbiano molto della personalità del fondatore.
Qual è il motto della sua galleria?
“Non vendiamo opere, regaliamo storie”
Si sceglie prima l’artista o il tema? Qual è il filo rosso che lega le vostre scelte?
L’artista è un fattore abilitante, se non ci si trova con l’artista tutto diviene molto difficile. Però devo ammettere che a volte ho dei forti amori anche per opere di artisti che non stimo troppo!
Qual è la qualità che apprezza di più in un artista?
La determinazione. Apprezzo molto gli artisti che fanno ricerca e che, pur essendo determinati, abbiano la capacità di ascoltare.
Qual è la qualità che apprezza di più in un’opera?
Domanda difficilissima. Tantissime opere mi hanno trasmesso tantissime qualità. Forse la qualità che apprezzo di più è che le opere che mi piacciono le vedo come una sinfonia, in quel piccolo pezzo di materia è contenuto più che in tutto il mondo.
Ha una istituzione/galleria di riferimento (e se sì quale)?
Sono l’ultimo arrivato nel mondo dell’arte, il mio successo è avvenuto in modo non richiesto, non aspettato e non programmato, sebbene sappia esattamente perché è avvenuto. Nel percorso sono poche le gallerie che in qualche modo non mi hanno trasmesso qualcosa. Forse Perrotin è la galleria che osservo con maggiore stima, so che il fondatore è anche un informatico come me, chissà, forse ci accomuna qualcosa.
In quale ambito la sua galleria può migliorare?
Questa domanda dovrebbe avere un “non” davanti, in tutto dobbiamo migliorare. Probabilmente dovremmo fare meno cose e farle in modo più profondo, siamo un poco onnivori, questo non sempre è un bene.
Qual è l’aspetto che le piace maggiormente della sua professione e che le dà maggior soddisfazione?
Il fatto che possa godere di così tante opere, che cambiano spesso. Poi ho avuto modo di lavorare intere giornate con artisti internazionali tra i più noti, persone che per me erano delle star solo 20 anni fa, ora pago loro delle fatture, ci pranzo assieme. A volte mi sembra di vivere in un sogno.

Ha, o vorrebbe avere, una galleria anche all’estero (e se sì perché)?
Ne abbiamo una in Svizzera, ne ho avuta una in Belgio, è molto difficile aprire gallerie all’estero, molto più di quanto potessi immaginare. Il motivo per volerle è confrontarsi con altre culture, dimostrare agli artisti e a me stesso che possiamo essere globali. Ma devo ammettere che le cose sono più difficili del previsto, soprattutto in Europa, troppe leggi diverse, si sente una forte esigenza di avere un’Europa davvero unita.
Come pensa che si evolverà il mondo dell’arte e la sua fruizione (anche in relazione alle nuove tecnologie, alla blockchain e al metaverso)?
I galleristi si trasformeranno in curatori, il futuro dell’arte è nella curatela, come il presente della musica sono i DJ, non i negozi di dischi, tanto meno le case produttrici. La catena sarà corta: artista, curatore, cliente. La piattaforma di lavoro sarà il metaverso con il web3 che fungerà da piattaforma di scambio. Le banche continueranno ad avere un ruolo chiave però, che ci piaccia o no.
Arte e diritto: tutela o vincolo (anche alla luce dell’applicazione del diritto di seguito e del diritto di produzione dell’opera riservati agli artisti)?
Penso vincolo. Con il web3, smart contract e servizi distribuiti, un artista potrà gestire i suoi diritti. Ma ancora siamo lontani da questo, prima va creata una piattaforma per il tracciamento dei passaggi delle compravendite. L’arte deve essere gestita come le automobili, con dei registri centralizzati, in questo modo si crea da una parte una burocrazia ma si eliminano i falsi, il riciclaggio e si favorisce la tutela per i deboli, ovvero i collezionisti e gli artisti.
Le risposte di Deodato Salafia sono state raccolte da Gilberto Cavagna e Allegra Ambrosi di BIPART Studio Legale.













