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La Preistoria al centro dei nuovi siti Unesco

Gli allineamenti di Ménec vicino a Carnac, Francia Foto: © ZULAAN, per gentile concessione dell'Unesco
Gli allineamenti di Ménec vicino a Carnac, Francia, inserito nella lista dell’Unesco. Credits: © ZULAAN. Courtesy Unesco
In un momento storico in cui l’archeologia sembra vivere una stagione straordinariamente fertile, il Comitato per il Patrimonio Mondiale dell’Unesco ha annunciato l’ingresso di 26 nuovi siti nella sua prestigiosa lista. E a dominare la scena, questa volta, è la preistoria: antichi allineamenti di pietre, incisioni rupestri millenarie e architetture dimenticate che riaffiorano dal tempo per entrare ufficialmente nel patrimonio condiviso dell’umanità.

Nel corso della riunione tenutasi a Parigi, l’Unesco ha premiato luoghi che raccontano i primordi della civiltà. Ma non è un caso isolato. Negli ultimi mesi, la cronaca culturale è stata letteralmente attraversata da una vastità di nuove scoperte archeologiche in tutto il mondo: tombe intatte, città sommerse, templi nascosti sotto strati di vegetazione o cemento. Le notizie si susseguono con una frequenza quasi quotidiana, suggerendo un momento di rinnovato slancio — o forse di nuova sensibilità — verso le tracce del passato.

Una riflessione si impone: stiamo semplicemente osservando i frutti di tecnologie più avanzate e campagne più sistematiche, oppure c’è qualcosa, nel nostro tempo presente, che ci spinge a cercare con più intensità ciò che è stato?

Grande motivo a forma di pesce a Dolphin Island, Murujuga, Australia, inserito nella lista dell’Unesco. Credits: © A. Stevens. Courtesy Unesco

Resta poi il tema della conservazione. In Australia, il sito di Murujuga è oggi minacciato da nuove attività industriali. Il suo ingresso nella lista Unesco sarà sufficiente a garantirne la tutela? Il passato continua a parlare, e oggi lo fa con un’intensità sorprendente. La sfida — sempre più attuale — è capire cosa voglia davvero dirci.

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