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Nessun uomo intrappolato nel “Bean” di Kapoor?

Le voci su un uomo intrappolato nella famosa scultura "Fagiolo" del Millennium Park sono infondate. Crediti: Millennium Park/Facebook, @maninbean/Instagram

Le voci su un uomo intrappolato nella famosa scultura “Fagiolo” del Millennium Park sono infondate. Crediti: Millennium Park/Facebook, @maninbean/Instagram

Chicago ci ricasca. A distanza di vent’anni dalla sua inaugurazione, il “Bean” — nome popolare del celebre Cloud Gate di Anish Kapoor — è finito di nuovo al centro di un clamore mediatico… Totalmente inventato. La notizia di un presunto uomo intrappolato all’interno della scultura di Millennium Park, nata come scherzo virale sui social, ha scatenato proteste inscenate, cartelli ironici e un’ondata di telefonate al centralino dell’ufficio dell’alderman Brendan Reilly. Peccato che, come lo stesso politico ha dovuto precisare, nessuno sia mai rimasto intrappolato lì dentro.

Tutto è cominciato il 31 luglio, quando un gruppo di persone vestite di nero ha manifestato davanti alla scultura chiedendo “la liberazione dell’uomo nel Bean”, arrivando perfino a formulare assurde accuse all’artista Kapoor. Da lì, il gioco è dilagato su TikTok e Instagram, con video da centinaia di migliaia di visualizzazioni e un account dedicato con decine di migliaia di follower. Performance art, satira del giornalismo contemporaneo o semplice burla? Gli stessi ideatori — la fantomatica Man in Bean Coalition — non hanno voluto chiarire.

Persone che scattano foto alla scultura di Anish Kapoor a Tribeca. Credits: Elaine Velie. Courtesy Hyperallergic

E mentre la bufala correva in rete, tornava alla memoria anche un’altra creazione di Kapoor che, anni fa, aveva fatto discutere: il cosiddetto “mini-Bean” di Tribeca, a New York. Collocato sotto la spettacolare Jenga Tower progettata da Herzog & de Meuron, il mini-Bean è una scultura in acciaio lucido alta 5,8 metri, apparentemente schiacciata dal peso dell’edificio soprastante.
Già prevista nei piani del 2008, ha subito ritardi per difficoltà tecniche e pandemia, restando a lungo un guscio incompleto visibile dalla strada. Una volta completata, ha attirato fin da subito influencer, turisti e curiosi, incuriositi dal legame con il celebre Cloud Gate di Chicago.

La struttura in acciaio inossidabile del Cloud Gate nasconde uno scheletro interno dotato di connettori flessibili che gli consentono di espandersi e contrarsi nelle condizioni meteorologiche estreme di Chicago. Alta 9,9 metri, larga 13,7 metri e lunga 20,5 metri, il suo costo, secondo quanto riportato, è stato di 23 milioni di dollari.
Courtesy Biblioteca pubblica di Chicago.

Ma qui le similitudini finiscono. Se l’originale del 2006 è celebrato per la sua superficie perfettamente liscia, ottenuta saldando enormi lastre d’acciaio senza giunzioni visibili, il mini-Bean mostra invece bordi evidenti e sottili fessure che attraversano la superficie. Da vicino, la lucentezza promessa svanisce: già si notano macchie d’acqua e segni di usura, e non bastano i tentativi di pulizia per restituirgli l’aspetto dei rendering iniziali. L’accessibilità è un’altra differenza sostanziale. A Chicago, il Cloud Gate accoglie il pubblico a 360 gradi; a New York, parte dell’area intorno al mini-Bean è transennata, limitando la visuale. La prospettiva completa resta privilegio dei residenti della torre, sessanta piani di appartamenti di lusso tra cui quello dello stesso Kapoor, acquistato per oltre 13 milioni di dollari e recentemente messo in vendita a circa 17,75 milioni. Dal punto di vista tecnico, la scultura è sospesa con un sistema di cavi e molle per adattarsi a temperatura, vento e neve, ma agli occhi dei passanti rimane quasi immobile. E, tra i dettagli curiosi, spicca una telecamera di sorveglianza sulla sporgenza superiore, capace di “vedere” ogni centimetro dell’opera, persino dietro le barriere.

Il Cloud Gate di Anish Kapoor a Chicago
Il Cloud Gate di Anish Kapoor a Chicago

Per alcuni critici, il mini-Bean incarna una tensione tra arte e potere: un oggetto monumentale che domina lo spettatore e che, più che essere fruito dal pubblico, sembra appartenere a chi può guardarlo dall’alto. Un contrasto che risuona ancora di più se messo accanto alla vicenda di Chicago: lì un’opera pubblica è diventata protagonista di una burla virale; qui, un’opera reale continua a riflettere non solo i volti di chi la guarda, ma anche le dinamiche — talvolta ironiche, talvolta escludenti — con cui l’arte entra nella nostra vita.

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