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Van Gogh e la fisica quantistica della “Notte stellata”

Dettaglio di Vincent van Gogh, La notte stellata (1889). Foto: Bluered / REDA / Universal Images Group tramite Getty Images.
Vincent van Gogh, Notte stellata, 1889. Credits: © Museum of Modern Art, New York. Courtesy: SCALA/Art Resource, New York.
Una delle opere più iconiche della storia dell’arte, Notte Stellata di Vincent van Gogh (1889), ha da sempre affascinato gli appassionati per il suo cielo notturno ondulato ed emotivamente potente. La particolarità del dipinto, tuttavia, non si limita al solo impatto visivo: secondo recenti studi, le spirali del cielo di Van Gogh ricordano sorprendentemente i cosiddetti “pattern esotici di vortice” generati da un fenomeno scientifico noto come instabilità di Kelvin-Helmholtz quantistica (KHI)

L’instabilità KHI si verifica quando due fluidi con densità diverse scorrono a velocità differenti: il fluido più veloce, spingendo contro quello più lento, genera onde che possono evolvere in vortici. Sebbene il fenomeno sia noto da tempo, solo recentemente è stato osservato in fluidi quantistici, grazie a un progetto di ricerca guidato dai fisici di Osaka Metropolitan University e del Korea Advanced Institute of Science and Technology.

Abstract grafico dell’instabilità di Kelvin–Helmholtz

In uno studio pubblicato su Nature Physics, gli autori spiegano come la KHI nei fluidi quantistici dia origine a un nuovo tipo di vortici, chiamati “eccentric fractional skyrmions” (EFS). Questi pattern rappresentano una forma particolare di skyrmion, cioè strutture magnetiche a spirale. Secondo Hiromitsu Takeuchi, professore associato a Osaka Metropolitan University, le EFS presentano forme a mezzaluna con punti singolari che rompono la normale struttura di rotazione, creando distorsioni marcate: “Per me, la grande luna a mezzaluna nell’angolo in alto a destra della Notte Stellata assomiglia esattamente a un EFS, ha dichiarato.

Vincent van Gogh, Notte stellata (dettaglio), 1889.Credits: Bluered / REDA / Universal Images Group. Courtesy: Getty Images.

Non è la prima volta che l’opera diventa oggetto di studi scientifici: lo scorso anno, i fisici hanno osservato che la rappresentazione dei movimenti del cielo e delle nuvole da parte di Van Gogh era sorprendentemente accurata, nonostante il pittore abbia realizzato l’opera durante il giorno in uno studio senza finestre presso l’ospedale Saint-Paul-de-Mausole; analizzando i tratti di pennello che creano le forme vorticosi, i ricercatori li hanno confrontati con i pattern reali di turbolenza atmosferica, regolati dalle leggi della fisica. La conclusione è stata che Van Gogh possedeva un senso innato per catturare il dinamismo del cielo, oppure aveva osservato attentamente il movimento delle nuvole, come afferma Yongxiang Huang, autore principale dello studio.

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