
La storica casa d’aste ha deciso di smantellare la divisione interamente dedicata all’arte digitale e agli NFT, nata solo pochi anni fa. La decisione arriva in un momento in cui il mercato degli NFT vale appena una frazione rispetto al boom del 2021.
Secondo quanto riportato da The Art Newspaper, la direttrice Nicole Sale Giles, vicepresidente e anima del dipartimento, è stata licenziata in agosto. Rimane in Christie’s lo specialista Sebastian Sanchez, mentre non è ancora chiaro il destino della coordinatrice Anna Roszak. Un portavoce ha confermato che l’arte digitale non sparirà dalle aste Christie’s, ma verrà integrata nelle vendite di arte moderna e contemporanea. Il dipartimento autonomo, invece, è già storia.
La chiusura segna un passo indietro dopo anni in cui Christie’s è stata protagonista dell’arte digitale. Nel 2018 portò l’arte AI al centro del mercato, con la vendita di Portrait of Le Comte de Belamy del collettivo Obvious, battuto a 432.500 dollari contro una stima di 10.000. Nel 2021 fece scalpore l’aggiudicazione record di Everydays: The First 5000 Days di Beeple per 69,3 milioni di dollari, un evento che consacrò definitivamente gli NFT.
Negli anni seguenti, Christie’s ha sostenuto e legittimato artisti digitali come Sasha Stiles, Tyler Hobbs e il collettivo fotografico Yatreda, portandoli nelle sue aste tradizionali e nella piattaforma Christie’s 3.0. Ma il mercato non ha tenuto il passo delle aspettative.
Dal 2022, nessuna delle undici aste organizzate online ha superato i 400.000 dollari di fatturato, nonostante la crescita del valore di Ethereum. Persino l’asta di febbraio dedicata all’intelligenza artificiale, con nomi di punta come Refik Anadol e Holly Herndon, non ha raggiunto il milione e ha sollevato polemiche.
La notizia della chiusura ha scosso la comunità artistica. Alcuni autori hanno parlato di passo indietro per un settore che aveva trovato in Christie’s un validatore istituzionale. Altri, invece, leggono la scelta come segnale di maturità: l’arte digitale non più “fenomeno da vetrina”, ma parte integrante del sistema artistico. “Christie’s 3.0 non ha reso molto in termini economici, ma la casa resta convinta nel lungo periodo”, commenta Sofia Garcia, curatrice e fondatrice di ArtXCode. “Ora serve un approccio più integrato e sottile”.
Robert Alice, artista pioniere degli NFT, è ancora più netto: “Il modello tradizionale delle case d’asta non si adatta al Web3. Meglio costruire nuove istituzioni. La vera forza sta nelle nuove infrastrutture e nei modelli decentralizzati che resistono ai grandi brand. È lì che i collezionisti vogliono essere”.
Christie’s non ha spiegato ufficialmente le ragioni della chiusura, ma il segnale è evidente: il mercato degli NFT si è contratto, e l’arte digitale cerca un nuovo equilibrio. Da esperimento dirompente e miliardario, il settore si sta trasformando in movimento stabile e meno dipendente dai picchi speculativi. Per Christie’s, pioniere degli anni d’oro, si chiude un capitolo. Ma l’arte digitale resta. Non più come dipartimento autonomo, bensì come parte di una narrazione più ampia dell’arte contemporanea.













