
Dal 29 marzo 2026 Venezia ospiterà un progetto inedito: per la prima volta la Pinault Collection affida contemporaneamente i suoi due spazi, Palazzo Grassi e Punta della Dogana, a quattro artisti internazionali che intrecciano memoria, storia e identità in linguaggi diversi.
Palazzo Grassi accoglie due protagonisti. Il pittore keniota Michael Armitage presenta un decennio di lavori – grandi tele e disegni – in cui mito e storia dell’arte occidentale si fondono con riferimenti all’Africa orientale, toccando temi politici, questioni migratorie e narrazioni personali. La mostra è curata da Jean-Marie Gallais in collaborazione con Hans-Ulrich Obrist, Caroline Bourgeois e Michelle Mlati. Negli stessi spazi l’artista indiano Amar Kanwar propone The Peacock’s Graveyard (2023), una meditazione sul ciclo della vita e, accompagnata da altre opere che indagano verità contrastanti e possibilità di resistenza.
A Punta della Dogana il racconto si apre con la prima ampia retrospettiva europea della statunitense Lorna Simpson, curata da Emma Lavigne in partnership con il Metropolitan Museum of Art di New York. Pittura, collage, video e installazioni ripercorrono oltre vent’anni di ricerca sul ruolo delle immagini nella costruzione di identità razziali e di genere, fino a nuove opere create per Venezia.
Nello stesso edificio il brasiliano Paulo Nazareth, guidato dalla curatrice indipendente Fernanda Brenner, trasforma il viaggio a piedi in pratica artistica. Le sue camminate attraverso le Americhe e l’Africa, spesso scalzo, diventano un atto di memoria e resistenza contro le eredità coloniali e il razzismo sistemico.
Le mostre resteranno aperte fino al 10 gennaio 2027 per Armitage e Kanwar e fino al 22 novembre 2026 per Simpson e Nazareth. Quattro percorsi distinti che, tra pittura, cinema e performance, offrono a Venezia un mosaico di storie personali e collettive, tra politica, poesia e visioni del presente.













