
La mostra si inserisce nell’ambito delle commemorazioni per il trentesimo anniversario della fine della guerra in Bosnia-Erzegovina. Presenta il lavoro di sei artiste che riflettono sul concetto di resistenza inteso come atto poetico e politico
Prende avvio dalla rilettura di un determinato fatto storico, per giungere a una riflessione più ampia sul presente post-bellico, la mostra in corso fino al 12 ottobre al Mattatoio di Roma. Spazi di Resistenza è il titolo dell’esposizione, e si inserisce nel contesto delle commemorazioni per il trentesimo anniversario della fine della guerra in Bosnia-Erzegovina, dell’assedio di Sarajevo (14 dicembre 1995) e del genocidio di Srebrenica (11 luglio 1995).

Spazi di Resistenza nasce da un’idea di Ivana Della Portella, Vicepresidente Azienda Speciale Palaexpo con delega al Mattatoio di Roma. È a cura di Benedetta Carpi De Resmini. Promossa da Assessorato alla Cultura di Roma e Azienda Speciale Palaexpo, la mostra è realizzata da Azienda Speciale Palaexpo in collaborazione con Latitudo Art Project.

Attraverso il lavoro di sei artiste provenienti da contesti culturali, geografici e generazionali differenti – Simona Barzaghi, Gea Casolaro, Romina De Novellis, Šejla Kamerić, Smirna Kulenović e Mila Panić –, la mostra si configura come “un percorso poetico e politico che attraversa il trauma e la guarigione”, sottolineano gli organizzatori. Video, fotografia, installazione e performance sono i linguaggi utilizzati dalle artiste. I temi che spaziano dall’analisi geopolitica alla ritualità generativa, mettendo al centro il legame con la Terra come corpo vivo, politico, e spirituale.

Come scrive la curatrice Benedetta Carpi De Resmini nel testo critico che accompagna la mostra, Spazi di Resistenza “non si propone di raccontare la guerra, né di fossilizzarsi nella memoria, pur necessaria e fondamentale. Ma di rendere visibili i segni di una resistenza profonda, incarnata e quotidiana, che attraversa corpi, gesti e paesaggi. È la resistenza di chi, come le artiste presenti in mostra, ha trasformato la vulnerabilità in forza. L’assenza in presenza, il dolore in atto poetico e politico. In un mondo che si muove verso nuove forme di militarizzazione, di controllo, di cancellazione delle differenze, il progetto ‘Spazi di Resistenza’ intende porsi come invito ad abitare lo spazio in modo radicalmente diverso”.













