
Al Teatro di San Carlo il festival internazionale del film sull’arte ha festeggiato quest’anno i suoi 30 anni dalla prima edizione
Platea piena e palchi gremiti, il pubblico delle grandi occasioni per quello che è uno dei più importanti festival internazionali dei film d’arte o dei film sull’arte. Giovedì 9 ottobre ha preso il via Artecinema, come da consuetudine nella suggestiva cornice del Real Teatro di San Carlo, festeggiando quest’anno i suoi 30 anni dalla prima edizione e proponendo un calendario ricco di proiezioni che celebrano l’arte nella sua purezza.
Molta Francia nel lavoro di curatela diretto da Laura Trisorio, ancora Francia per la serata inaugurale, con il film di Lisa Immordino Vreeland, Jean Cocteau, una scelta poetica che vira verso l’intimismo, di un’arte che guarda a se stessa, rispetto al focus sociale dell’edizione precedente, con Tehachapi dell’artista francese JR. Quindi un montaggio del 2024 sull’eclettico creativo francese della prima metà del 900, una lavoro biografico intenso ed affascinante, alla sua première italiana.
La rassegna è continuata per tutto il fine settimana, nelle sale del Teatro Augusteo e la proiezione gratuita di 26 film dal pomeriggio fino a notte, con il documentario di Lee Shulman I Am Martin Parr (Francia/Regno Unito 2024), uno sguardo sul processo creativo del fotografo Martin Parr, e con Arthur Erickson: Beauty Between The Lines (Canada 2024) di Danny Berish e Ryan Mah, in cui interviste e filmati d’archivio illustrano il lavoro visionario dell’architetto canadese che con il suo stile ha ridefinito il linguaggio dell’architettura modernista.

NFT
Nel mezzo alcuni titoli interessanti come Francesco Arena Searching Pra-Chao (Italia/Thailandia 2025), un lavoro in cui il regista argentino Santiago Torresagasti documenta la realizzazione dell’opera GOD di Francesco Arena per il Khao Yai Art Forest, un parco dell’arte nella foresta thailandese; Louise Borgeois, la sculpture et la colére (Francia 2024), un documentario di Marie-Eve de Grave che ripercorre la vita e l’opera dell’artista francese tramite la sua stessa voce.
E poi BEFORE & AFTER Histoire intime d’une collection (Francia 2025) in cui la regista Anne de Boismilon documenta il racconto della coppia di coniugi Anne e Wolfgang Titze su come il loro incontro abbia dato vita ad una delle più importanti collezioni di arte contemporanea al mondo.
Di sicuro interesse il documentario Minted (USA/Canda/Cuba/Paesi Bassi/Nigeria 2023) del regista Nicholas Bruckman, che mette a fuoco l’ultra-contemporaneo mondo dell’arte digitale e degli NFT. Questo il link alla programmazione completa della rassegna: https://artecinema.com/2025-programme
Guardare il mondo con occhi nuovi
Una selezione vasta, molto interessante, in cui l’arte raccontare l’opera e viceversa, scambiandosi nei ruoli, proprio come era solito fare Jean Cocteau. Una scelta stilistica ben ponderata da Laura Trisorio che ha aperto l’evento ricordando questi trent’anni di immersione nell’arte e l’incessante lavoro di ricerca nelle sperimentazioni tecniche e tecnologiche dell’universo creativo, che dal modernismo hanno portato al post-modernismo.
Con lei sul palco Angela Tecce, presidente del Museo Madre e il sindaco Gaetano Manfredi che trae profitto dall’occasione per sottolineare il motivo di orgoglio che Artecinema rappresenta per tutta la città di Napoli, nelle vesti di eccellenza che apre al mondo esterno.
Trent’anni di storia dell’arte raccontata tramite il video, trent’anni di collaborazioni con diverse realtà, come suggerisce Laura Trisorio, Artecinema è un’occasione per tutti di guardare il mondo con occhi nuovi, pensando l’arte e la cultura come un bene collettivo accessibile a chiunque. Così dovrebbe essere.

Jean Cocteau
Pellicola di 94 minuti del 2024, un lavoro raffinato di ricerca e montaggio di Lisa Immordino Vreeland e Jhon Northrup, con poco colore, praticamente solo nella prima scena e qualche altro breve spezzone, il resto tutto bianco e nero, in lingua francese con voce narrante in inglese e che crea una connessione tra le immagini d’epoca e il montaggio contemporaneo.
Jean Cocteau è stato un personaggio borderline, drammaturgo, cineasta, poeta, artista eclettico, totalmente inserito nel contesto bohémien dei moderni pensatori e artisti di inizio Novecento, amico di Picasso e Apollinaire, perfettamente contestualizzato nell’epoca delle avanguardie, tanto da utilizzare se stesso come opera, ripensare la sua stessa esistenza mettendola al servizio dell’arte, l’uomo come materiale per la rappresentazione.
Dove finisce l’uomo e dove inizia l’artista, sembra non comprenderlo più nemmeno lui nell’arco della sua esistenza tormentata dalle delusioni che la vita stessa gli offre come amaro pasto, tra amori continui e perdite inattese. L’incertezza se fosse più dannoso morire o sopravvivere a chi muore. Il balletto russo, il Cubismo e i nemici Surrealisti, che forse prendevano troppo seriamente se stessi.
L’incredibile capacità di cercare effetti speciali di avanguardia nelle scene dei suoi film, apparentemente onirici e in cui non era semplicemente il sogno ad essere rappresentato ma il pensiero e le profondità inespresse ed inesplorate dell’essere umano.
La tossicodipendenza dall’oppio come problema esistenziale e panacea dai mali dell’esistenza. Non per forza un male, in fin dei conti un modo per guardare oltre, le sue immagini bidimensionali o tridimensionali, sono sempre visioni avanzate, che vanno al di là del proprio tempo.

Post-moderno
Dopo minuti di scene incalzanti in cui ci si chiede il perché la regista ci sta proponendo questa biografia, ci si ritrova commossi da tanta purezza nell’affrontare un’esistenza complessa, contando le perdite e temere di far soffrire gli altri per la propria dipartita. Il gioco con il tempo che culmina nel messaggio ai giovani del 2000, ai quali non ha molto da dire, perché teme che la distanza temporale possa generare incomprensioni, anche linguistiche. Questo messaggio diventa così un ponte che si aggancia a quel futuro al quale lui non potrà appartenere, ma con il quale sta interagendo.
Jean Cocteau è talmente moderno da diventare post-moderno, talmente avanti nel pensiero da anticipare molti artisti contemporanei, specialmente quando crea ambienti o quando usa il suo corpo. Film controverso, faticoso da seguire, assolutamente non scorrevole, si impone al pubblico non come semplice documentario, ma come opera d’arte, in cui è contenuta l’opera d’arte. Come nella logica della rappresentazione del quadro nel quadro o di un testo nel testo. Qualcuno in sala ed in platea ha preferito lasciare la poltrona, ma fanno parte dell’arte la fruizione e la reazione. Che nessuno si senta offeso. Davanti a questa pellicola siamo difronte all’arte.














