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Il sogno dei pesci. Walter Davanzo in mostra a Treviso

Galleria dell’Artistico a Treviso Galleria dell’Artistico a Treviso
Galleria dell’Artistico a Treviso
Galleria dell’Artistico a Treviso
Se la pittura informale porta a reprimere l’immagine, Davanzo poi la recupera facendone il filo conduttore della sua opera

Walter Davanzo è un artista che ha viaggiato molto. A partire dagli anni giovanili. A Berlino negli anni Novanta. Poi in Africa, nell’area mediterranea, in Kenya, in Marocco. Alla ricerca del segno primitivo. Del grafismo infantile. Nel suo iter formativo ha incontrato Munch, Bacon, Carmelo Zotti, Afro, Burri, la pittura informale, che inizialmente lo porta a reprimere l’immagine. Salvo poi a recuperarla facendone il filo conduttore delle mostre come la sua personale alla Galleria dell’Artistico a Treviso, “Il sogno dei pesci”, curata da Roberta Gubitosi. Dall’otto al ventitré Novembre 2025. Un titolo criptico che allude all’inventiva di un bambino del segno dei pesci.

Un intreccio di esperienze, di culture diverse, che sono state determinanti per affinare la sua sensibilità e per alimentare la sua personale biblioteca iconica. E che hanno convinto alcuni critici a far rientrare la pittura di Davanzo nell’ambito neo-primitivo, neo-espressionista.

Un’ottica tutto sommato accettabile che lo ha portato a fare i conti con la grande storia, come l’immagine graffiata del piccolo Kennedy che fa il saluto militare al passaggio del feretro del padre con una piccola bandiera americana alle spalle mestamente abbassata sconfitta, e la piccola storia. Quella che ci riguarda da vicino, che ci ha segnato, che all’improvviso emerge squarciando il velo del passato, un po’ appannato, in un misto di rimpianti e di ricordi che non vogliono inabissarsi. Sembrano immagini fantasmatiche.

 

Walter Davanzo, I chierichetti
Walter Davanzo, I chierichetti
Frammenti

Fotogrammi di vita sempre in agguato. Che scatenano emozioni comunque. Nonostante Davanzo depotenzi quell’immagine da ogni implicazione lacrimevole. Non una riduttiva operazione nostalgia fine a se stessa quindi, ma un riappropriarsi di frammenti che sono stati e sono ancora formativi, a sostegno dell’essere che è diventato oggi ciascuno di noi. In un’opera di Davanzo da un fondo nerofumo come strappati da un mondo altro, emergono tre chierichetti: dai visi oscurati si accendono i piccolissimi occhi; la cotta bianca filacciosa sembra debba disgregarsi; la tunica rossa ondeggia al ritmo di una musica senza note.

Nell’Uccellino rosso, tecnica mista del 2011, l’animaletto, una piccola macchia cromatica in atteggiamento coatto dentro una gabbia, è osservato da una figura in bianco. Quella più piccola ha uno sguardo ambiguo, forse, fra l’indifferenza e l’empatia.

Nella Classe del 2025, la tradizionale impostazione piramidale dei componenti fa emergere i grembiuli e il loro alternarsi: nero grigio velati d’azzurro. La somatizzazione corporea è accennata. I volti appena intuibili. Per consentire a chi guarda di ripensare alla propria classe. Lontana nel tempo. Incorruttibile nel ricordo. E’ un soggetto che sta a cuore all’artista. Lo ripropone in diverse versioni. Una si distingue per un particolare. Per la ragazzina con i capelli rossi. Penso che ognuno di noi, almeno per una volta, ne abbia incontrata una. Senza dimenticarla.

Walter Davanzo. Il sogno dei pesci
Periodo: dall’8 al 23 novembre
Curatrice Roberta Gubitosi
Galleria del Liceo Artistico, Treviso

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