“Donne, luce e libertà. Storie di Light Art e di altre illuminazioni” è un libro per fare chiarezza su analogie, similitudini, differenze e divergenze della Light Art al femminile rispetto a quella al maschile, capace di mostrare spazi e luoghi comunitari, dove la luce si mostra come piattaforma-casa dell’inclusione
«La Light Art è una pratica artistica intrapresa dalla seconda metà del Novecento in maniera sperimentale da donne e uomini. Non si pone il problema di genere, è una forma di comunicazione, uno strumento di conoscenza», ma se la Light Art, come ogni linguaggio e ogni tecnologia, “non si pone il problema dei genere”, può però essere declinata, pensata, agita in una prospettiva di genere. Parte da questo assunto il libro di Jacqueline Ceresoli – storica e critica dell’arte, specializzata in archeologia industriale, docente di Fenomenologia delle Arti Contemporanee, Storia della Fotografia e Comunicazione multimediale all’Accademia di Belle Arti di Palermo – sulla Light Art come pratica femminile e femminista. Il libro Donne, luce e libertà. Storie di Light Art e di altre illuminazioni è da poco disponibile grazie a Postmediabooks e segna l’ulteriore approfondimento di una ricerca iniziata nel 2012 grazie alla rubrica dedicata alla Light Art sulla rivista Luce e su Luceweb, confluita nel precedente libro dell’autrice Light Art paradigma della modernità.
«L’arte non ha sesso, – scrive Ceresoli – ma c’è l’arte creata da un’intelligenza emotiva femminile, il cui risultato sono opere meno astratte di quelle maschili e più dentro alla natura fisica della realtà e dei cambiamenti del mondo che abbracciano contraddizioni e inquietudini del nostro tempo, in cui la luce sonda poeticamente le contraddizioni del quotidiano, l’imperfezione del mondo e le intermittenze del dubbio. […] Questo libro è soprattutto il presupposto per ripercorrere le tappe fondamentali dell’emancipazione femminile e delle filosofie femministe e cito artiste che non hanno specificatamente utilizzato la luce o elementi luminosi, ma che ritengo “illuminate” per la forza del proprio pensiero e libertà espressiva. Racconto di donne brillanti, audaci per la loro volontà di autodeterminazione, coraggio, intuizione e originalità e modalità operative; artiste che hanno contribuito all’innovazione dei linguaggi visivi».
È una storia a doppio filo costantemente, inestricabilmente intrecciata, quella che racconta Ceresoli: c’è il racconto dei movimenti femministi a partire dalle prime donne “illuminate”, con l’ideale punto d’origine di Mary Wollstonecraft (la madre di Mary Shelley, autrice di Frankenstein, il primo romanzo di “fantascienza elettrica”, perfettamente il linea con questa “corrente” di pensiero), promotrice del primo manifesto femminista, Rivendicazione dei diritti della donna del 1792; e c’è la storia dell’arte in cui Ceresoli isola e illumina delle figure di artiste che fanno da controcanto visivo alle lotte e al pensiero femminista – e viceversa. Ed è una storia che arriva fino ai nostri giorni, intrecciando vita ed esperienze di donne, artiste, pensatrici e attiviste, di ogni parte del modo perché, e ce lo ricorda Ceresoli nella lunga introduzione del libro, la “questione femminile” – autodeterminazione, diritti, libertà, uguaglianza – è una questione aperta e non soltanto in quei paesi che, con una certa supponenza, riteniamo arretrati ma anche e soprattutto, nel nostro occidente democratico in cui le conquiste sociali e culturali che si ritenevano acquisite grazie decenni di lotte di donne “illuminate” (e di qualche uomo meno “oscuro”, anche) vengono quotidianamente messe in discussione da forze apertamente reazionarie.

L’arte, dunque, partecipa a questa storia ancora in fieri, a questa lotta non compiuta, Ceresoli parla appunto di un “movimento” e la luce, in questo senso è la “materia” perfetta per dare forma al movimento, alla mutazione: «la luce è soggetto nomade e processuale, ordisce nuove trame, attese, desideri e alfabeti luminosi, codici visuali per creare uno spazio dello sconfinamento tra materiale e immateriale. E la Light Art è interculturale e sempre contemporanea, attua processi di negoziazione tra reale e immaginario, inscena un luogo del pensiero sull’arte in cui l’alterità della donna è soggetto sociale capace di scegliere un destino non immobile e non subalterno all’ego maschile». Non una storia scolastica, compilatoria ma una discussione più ampia quella di Ceresoli, ecco allora che «la scelta delle autrici è determinata dall’obiettivo di isolare problematiche fondamentali attraverso alcuni casi campione dei quali trarre spunto di riflessione sulle molteplici identità della Light Art al femminile, sempre cross-mediale e difficile da catalogare nell’abito della cultura progettuale della luce contemporanea, con forme visive che oscillano tra comunicazione della superficie e interiorità, intrattenimento e profondità».
La seconda parte del libro è dedicata a una definizione teorica della Light Art in una prospettiva femminista, una definizione che risulta paradossale per una tema – per come è stato impostato da Ceresoli – tanto ampio quanto sfuggente. Eppure, la definizione appare quando viene “illuminata” dalla luce che emana dalle opere, ne nasce una sorta di teoria induttiva, paradossale appunto – il contrario del metodo critico tradizionale in cui la pratica è ridotta, per deduzione, dalla teoria.

L’autrice offre un ampio, e utile, repertorio di artiste e storie più o meno note che possono formare un ideale percorso attraverso questi temi, a partire dalla madrina della Light Art italiana, Nanda Vigo, aprendo via via lo sguardo per abbracciare Marinella Pirelli; Dadamaino; Amalia Dal Ponte; Grazia Varisco; Laura Grisi; Leonilde Carabba; Federica Marangoni; Manuela Bedeschi; Lucia Romualdi. Ma il libro non si limita al panorama avanguardista italiano e allarga lo sguardo anche sulla scena contemporanea nazionale e internazionale, mostrando come la Light Art, intesa in modo non restrittivo, possa venire declinata in tante forme. Ceresoli compone un variegato mosaico di nomi, esperienze e opere – da Holzer a Bonvicini, passando per Toderi, Tass, Seyama e tante altre: una speciale costellazione utile per chi voglia intraprendere un viaggio tra le opere luminose di queste “donne illuminate”.
Il volume è arricchito da scritti di Rossana Ciocca sull’arte pubblica; Cristina Ferrari sulla luce nell’arte e la condizione della donna nell’antichità; Cristina Orsatti sull’emancipazione della donna; Cristina Tirinzoni sull’intersezioni con la poesia; una introduzione di Francesca Pasini e una postfazione di Mariella Di Rao. Contributi grazie ai quali la materia di Ceresoli – luce e arte –, fluida e sfuggente per definizione, dilata ancora i propri limiti.










