<Una volta si nasce, una volta si muore>. È vero che è così, come Salvo D’Acquisto disse a Gedeone Rossin in quel tramonto del 23 settembre 1943, ma non si muore mai nello stesso modo.
Il 23 settembre è una data strana da segnare sul calendario. Qui da noi, in Italia, ci lascia due morti da martiri, in maniera così diversa: Salvo D’Acquisto, vicebrigadiere dei carabinieri, che si sacrificò per salvare gli ostaggi, e Giancarlo Siani, 23 settembre 1985, ucciso dalla camorra, perché faceva solo il suo lavoro, e raccontava quello che vedeva come dovrebbero fare tutti i giornalisti.
Il 23 settembre è morto anche Pablo Neruda, nel 1973. E quello stesso giorno, mentre il vicebrigadiere D’Acquisto sceglieva di morire al posto degli ostaggi, Mussolini costituiva il nuovo Stato, la Repubblica Sociale di Salò.
Perché non c’è solo un modo diverso di morire, ma anche di vivere, che forse è la stessa cosa. Gedeone Rossini raccontò che mentre loro, gli ostaggi, stavano insieme su quel ribasso di terra per essere portati alla fucilazione, D’Acquisto parlava con il tenente dei nazisti e con l’interprete e < continuava a battersi il petto>, disse. Poi scese anche lui da loro e si mise in mezzo: <Ho fatto il mio dovere>, dichiarò. Gli altri lo guardavano per capire che cosa sarebbe successo. <Che ve devo dire, ragazzi? Vi porteranno in Germania, vi faranno lavorare>. Pochi minuti dopo arrivarono i tedeschi e cominciarono a portarli via tutti, a uno a uno.
L’ultimo fu Gedeone. Lo strapparono mentre Salvo diceva che una volta si nasce e una volta si muore. Lo diceva a se stesso, come a darsi una ragione. Un 23 settembre, come oggi, ce l’ha raccontato a tutti noi.