Dopo la censura del Sindaco e il consecutivo slittamento dell’apertura, “Mostri a Venezia” di Gianni Berengo Gardin sbarca in laguna il 22 ottobre. Sottotitolo: “Venezia e le grandi navi”. La mostra dopo la “rinuncia” a Palazzo Ducale, approda al Negozio Olivetti progettato da Carlo Scarpa in Piazza San Marco grazie all’intervento del FAI.
“Immortalare” i mostri per poi “distruggerli”. Il nuovo lavoro di Berengo Gardin a Villa Necchi Campiglio (MI) (ora Negozio Olivetti, Venezia ndr) è un atto di amore e denuncia alla “sua” Venezia. Bella addormentata nel suo incanto e violata quotidianamente dalle flotte di Kraken che vagano indisturbate per la Giudecca. 27 scatti “terra-nave” senza didascalia (basta e avanza lo schifo che sono e rappresentano) sparati con il suo “cannone” da campi e campielli contro i barbari galleggianti. Invasori.
Fissare lo schifo su stampa fotografica. Un’opera, un monito, una condanna quella di Gardin per ricordare, con il mezzo migliore che ha a disposizione, la vergogna natante che viola esteticamente e materialmente il delicato equilibrio uomo-natura/artificio-paesaggio creatosi nei secoli. E non solo, perché le bestie spocchiose oltre a gironzolare come gli pare per la Laguna, vomitano puntualmente orde di turisti assatanati “mordi e fuggi”, quindi inutili se non a far soldi, pronti ad arraffarsi un Ponte di Rialto di plastica in miniatura alla Mercerie o a saziare quel maledetto disturbo ossessivo-compulsivo, chiamato tecnicamente oniomania, senza capire e carpire una sega della città. Chiamasi kitsch miscelato al trash. E poi via a trangugiare bulimicamente un’altra meta, un’altra città. Spara Berengo spara.
Cartucce fotografiche. É la Venezia in formaldeide quella ritratta da Gardin. Sullo sfondo nessun azzurro del cielo, nessun riverbero di luce o riflesso lagunare. “Solo” la carcassa scintillante delle “grandi navi” o di qualche prua o poppa giganti che assaltano chiese e palazzi. Come il crocerista dall’alto del ponte della “Superb(i)a” scatta la sua cartolina a colori di Venezia, Gardin restituisce “il favore” con 27 cannonate in bianco e nero d’autore. Click! Clack! Kaboom!
Alcune cose che vorrei dire al sindaco (di Venezia ndr)… di Gianni Berengo Gardin
Mi dispiace molto quando qualcuno si dà la zappa sui piedi, mi dispiace quindi anche per il sindaco di Venezia. Gli sono anche molto grato, perché bloccando la mia mostra a Palazzo Ducale mi ha fatto un grande favore: tutti i giornali italiani e stranieri (Le Monde, il Guardian, ElPais, il New York Times e molti altri) ne hanno parlato diffusamente. È probabile che, se non ci fosse stata tutta questa attenzione da parte della stampa, la mostra sarebbe stata vista da molte meno persone.
Devo essere grato a Celentano e a tutti gli artisti, architetti, uomini di cultura e semplici cittadini che hanno preso le mie difese. Devo inoltre ringraziare Roberto Koch e Alessandra Mauro della Fondazione Forma, curatori della mostra e del libro, senza il cui impegno questa mostra non si sarebbe fatta. E naturalmente il FAI.
Sono doppiamente felice che il FAI mi abbia invitato a esporre le mie fotografie nel negozio Olivetti di Piazza San Marco: ho fotografato diverse opere per l’architetto Carlo Scarpa che ne è stato il progettista e per oltre 15 anni ho lavorato per l’Olivetti.
Il sindaco Brugnaro mi ha insultato più volte: mi ha dato dello “sfigato”, dell’“intellettuale da strapazzo”, del “Solone”. Ha detto che avrei denigrato Venezia, mi ha definito un “intoccabile”–non lo sapevo, lo ringrazio di avermelo fatto sapere – e se l’è presa con me perché ho il doppio cognome.
Non voglio mettermi sul suo stesso piano, ma un paio di cose vorrei le sapesse.La mia famiglia è veneziana da cinque generazioni, per tre abbiamo gestito un negozio di artigianato veneziano e perle in Calle Larga San Marco. I Berengo Gardin e il negozio sono citati già nel 1905 dallo scrittore Frederick Rolfe Baron Corvo nel suo libro su Venezia “Il desiderio e la ricerca del tutto”. La casa dei nonni affacciava su Piazzetta dei Leoncini, mio padre è praticamente nato in Piazza San Marco, e io, anche se sono nato per i casi della vita a S. Margherita Ligure, ho vissuto 30 anni a Venezia. Mia moglie è veneziana e i miei figli sono nati a Venezia.
Per questo, il problema del passaggio delle grandi navi mi sta particolarmente a cuore: perché mi sento venezianissimo.Forse il sindaco non sa, inoltre, che a Venezia ho dedicato ben 10 libri, esaltandone in tutti i modi la bellezza, a partire da uno dei miei primi, Venise de Saison pubblicato nel 1965.
Per quanto poi riguarda l’accusa di aver usato “chissà quali teleobiettivi” per creare effetti artificiosi, vorrei sottolineare il fatto che ho addirittura dovuto utilizzare dei grandangoli, perché le navi erano così grandi che non entravano nel mirino della macchina. Solo in alcuni casi ho usato un 90 millimetri, che non è teleobiettivo.
Per finire, il sindaco Brugnaro dovrebbe conoscere la Costituzione Italiana, che all’art. 21 dice: “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”.
Gianni Berengo Gardin
“Ero turbato soprattutto dall’inquinamento visivo. Vedere la mia Venezia distrutta nelle proporzioni e trasformata in un giocattolo, uno di quei suoi cloni in cartapesta come a Las Vegas mi turbava profondamente”. (Gianni Berengo Gardin)
INFORMAZIONI UTILI
Venezia e le grandi navi
Venezia, Negozio Olivetti, Piazza San Marco 101
Tel. 041 5228387 fainegoziolivetti@fondoambiente.it
La mostra sarà aperta da giovedì 22 ottobre 2015 (apertura al pubblico ore 14.00) al 6 gennaio 2016
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Villa Necchi Campiglio, Via Mozart 14
Fino al 28 settembre 2014
Orari: da mercoledì a domenica dalle 10 alle 18.
Ingresso con visita alla Villa:Adulti: € 9,00; Bambini (4-14 anni): € 4,00; Studenti universitari fino ai 26 anni: € 5,00; Iscritti FAI: gratuito
Con il Patrocinio del Comune di Milano.