Tom à la ferme, finalmente arriva il sala il melodramma psicosessuale di Xavier Dolan, il regista di Mommy e Hello (sì, il videoclip di Adele).
Dopo il successo in sala, lo scorso anno, con Mommy e a Cannes 2016 con Juste la fin du monde i distributori italiani continuano il recupero dei “vecchi” film di Xavier Dolan. Dopo Laurance Anyways ora è la volta di Tom à la ferme, distribuito da Movies Inspired.
Xavier Dolan nelle interviste non è mai molto simpatico, se gli si chiede di Godard o Hitchcock lui dice di non aver mai visto nulla, ma ovviamente non gli crediamo molto. Oltre al suo amore per Titanic e Kate Winslet qualcosa c’è. Tanto. Come se Patricia Highsmith fosse stata riletta da William Wyler.In Tom à la ferme (2013), dopo che in Laurence Anyways si era “limitato” a stare dietro la macchina da presa, ritroviamo Xavier Dolan protagonista assoluto. Il film gli è valso anche il conferimento del premio FIPRESCI alla 70ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, dove era presente in concorso.
Tom à la ferme è il film meno pop di Xavier Dolan e il regista canadese, muovendosi sul testo della piece teatrale di Michel Marc Bouchard, sembra allontanarsi dal suo mondo -domestico e post adolescenziale- per esplorare nuovi spazi cinematografici, più maturi e solidi, lo fa inoltrandosi negli schemi del film di genere. È la sua esperienza più cinephile.
Un viaggio ipnotico, un gioco psicosessuale.
Tom (Xavier Dolan) arriva alla fattoria del titolo per un funerale, quello del suo ragazzo, ma la madre del defunto, Agathe (Lise Roy), non solo ignora che il figlio fosse gay, ma si aspetta anche una presunta fidanzata che venga a porgere le sue condoglianze.
Agathe, nella sua beata ignoranza, accoglie Tom -anche se col dovuto sospetto dovuto a un qualsiasi estraneo- ma Frances (Pierre-Yves Cardinal), il figlio maggiore, è molto meno amichevole: lui conosce la verità e ordina a Tom di andarsene subito dopo il funerale. Ma scatta qualcosa e tra i due si sviluppa un rapporto sadomaso fatto di violenza fisica e psicologica. Su tutto incombe un pesantissimo disagio. Fuggire, restare? A complicare le cose arriverà davvero una finta fidanzata del defunto, Sarah (Evelyne Brochu), collega di lavoro di Tom, giunta alla fattoria in soccorso dell’amico.
>> Nel nulla di una campagna livida e deserta, degna degli esiti più alti del gotico americano, si intrecciano sogni e visioni da un passato violento e misterioso in cui fa capolino un volto sfigurato.
Dolan su Les moulins de mon cœur di Michel Legrand firma uno degli inizi cinematografici più belli di sempre per un melodramma che ha i toni e la suspance del thriller psicologico, un film che avrebbe incuriosito perfino Hitchcock, ma che forse guarda di più a Chabrol, senza troppa attenzione però.