La Parigi dei cafè chantant, degli abiti adornati di piume di struzzo e glitter, di quella spensierata Joie-de-vivre prima che spettro della Grande Guerra se la portasse via. La Parigi delle femmes fleures di Boldini, icone glamour della Belle Époque, rivive nella sua scintillante bellezza al Complesso monumentale del Vittoriano di Roma -Ala Brasini- fino al 16 luglio 2017. Una mostra antologica con oltre 150 opere, fra oli e pastelli – provenienti da celebri musei nazionali, internazionali e collezioni private – tra i più rappresentativi della produzione di Boldini e dei più importanti artisti del suo tempo quali Cristiano Banti, Vittorio Matteo Corcos, Giuseppe De Nittis, Antonio de La Gandara, Paul-César Helleu, Telemaco Signorini, James Tissot, Ettore Tito, Federico Zandomeneghi.
Nell’allestimento espositivo, tra i ritratti più celebri e ammirati, spicca quello di Franca Florio (realizzato tra il 1901 e il 1924), il più importante sul mercato internazionale, al centro dell’attenzione mediatica proprio mentre si trova esposto al Vittoriano. L’opera infatti è stata eccezionalmente prestata alla mostra in quanto messa all’asta. Il 30 aprile il ritratto è stato aggiudicato alla cifra record di 1 milione 133 mila euro anche se entro 10 giorni sarà possibile presentare un’offerta superiore del 10 per cento. Ne serviranno poi altri venti al giudice per verificare la correttezza delle procedure di vendita. Negli ultimi mesi si era organizzata una raccolta fondi via web per evitare che “La Regina di Sicilia” – come l’aveva definita d’Annunzio – lasciasse Palermo ma senza raggiungere risultati significativi. Il Sindaco di Palermo Leoluca Orlando ha chiesto alla regione di esercitare il diritto di prelazione previsto dalla legge. Insomma, l’aggiudicazione dell’opera è ancora provvisoria. Un’altra notizia che ha tenuto banco sui giornali in questi ultimi giorni è un’importante scoperta che ha sciolto definitivamente ogni dubbio sull’esistenza di più versioni del celebre dipinto. Cliccando al seguente link troverete un dettagliato articolo di ArtsLife dove si esamina a fondo la questione. E’ noto infatti che Ignazio Florio, erede di una delle più importanti famiglie imprenditoriali siciliane, dopo aver affidato a Boldini il compito di ritrarre la splendida moglie Franca, chiese al pittore di apportare delle modifiche giudicandolo troppo sensuale. Evidentemente ignorava lo stile internazionale che caratterizzava l’artista.
Oltre al ritratto di Donna Florio e delle eleganti bellezze boldiniane, nelle sale del Vittoriano sono esposti anche i nudi, i paesaggi naturali e le ambientazioni cittadine. E poi il celeberrimo ritratto di Verdi proveniente dalla Casa di Riposo per Musicisti di Milano: l’immagine iconica che tutti conosciamo del Maestro, è proprio quella realizzata sulla tela da Boldini, suo grande estimatore.
L’esposizione è divisa in 4 sezioni cronologiche. Lo stile inconfondibile del pittore ritrattista infatti, si affina nel tempo, frutto di un percorso fatto di esperienze di vita, frequentazioni, amicizie, viaggi. L’artista si confrontò con le principali correnti artistiche del suo tempo ma non aderì completamente a nessuna di esse.
La prima sezione “La luce nuova della macchia (1864-1870”) indaga i proficui scambi e collaborazioni con i compagni macchiaioli durante il lungo soggiorno a Firenze che in quegli anni era la capitale artistica italiana. In quel periodo di grande fermento ideologico e formale eredita dal movimento quella sensibilità luministica che accompagnerà per sempre le sue opere anche se non aderirà mai completamente, come già esposto, a nessuna corrente artistica del tempo.
Nella seconda sezione “La Maison Goupil fra ‘chic’ e ‘impressione’ (1871-1878)” troviamo le opere della fortunata collaborazione con il potente mercante internazionale Adolphe Goupil. Quando arriva a Parigi nel 1871, il ventinovenne Giovanni Boldini , conscio del proprio talento, è animato da un fermo desiderio di affermazione in quella città , frontiera per gli artisti di tutto il mondo, dove tutto sembrava possibile. Con l’affermazione della borghesia un nuovo pubblico si affaccia nel mondo dell’arte e la Maison Goupil intercetta la nuova domanda del mercato. Attraverso la riproducibilità delle opere, garantite anche da contratti in esclusiva con gli artisti che rispondevano ai nuovi gusti estetici del mercato, diventò in pochi anni una vera e propria multinazionale. Le opere di Boldini raggiungono subito quotazioni importanti: “piccole scene, prevalentemente con ambientazioni settecentesche o Impero che egli riuscì a rendere ‘leggerissime’, sfumandole con effetti vaporosi, forse, come affermò Ettore Camesasca, appresi dallo studio di Turner durante il soggiorno inglese” (cit. del catalogo).
Tuttavia è nelle ultime due sezioni “La ricerca dell’attimo fuggente” (1879-1891) e “Il ritratto Belle Époque” (1892-1924) che il pubblico ritroverà le opere iconiche dell’artista, anche se in questa mostra antologica mancano i celebri ritratti della marchesa Luisa Casati .
Quando si reca a Parigi, Boldini riesce in breve tempo a integrarsi in quello che all’epoca era considerato il più grande palcoscenico del mondo. Il Conte di Montesquieu e la Contessa di Rasty gli aprono il mondo dei salotti parigini. La sua pittura raffinata ben presto diventa l’interprete più ricercata del nuovo gusto del bello , dell’intensità dell’attimo fuggente , del piacere dell’effimero. Chiusa la collaborazione con la Maison Goupil che gli aveva permesso di ottenere un immediato successo, l’artista sviluppa una sua personalissima cifra stilistica, facilmente riconoscibile e molto amata dal grande pubblico. Diverso il discorso per una parte della critica che in alcuni casi lo ha considerato un artista disimpegnato. In realtà, pur essendosi concentrato nella ritrattistica di genere, non c’è dubbio sulla portata innovativa delle sue opere, non solo dal punto di vista prettamente stilistico ma anche del loro contenuto narrativo. Le donne di Boldini, rompono gli ingessati schemi della ritrattistica ottocentesca. L’artista libera le donne dai rigidi busti che le opprimevano per svelarne attraverso pose serpentine e generose scollature, tutta la conturbante bellezza. Una bellezza intesa non tanto nella perfezione dei lineamenti ma nello charme, nella consapevolezza della loro sensualità e del loro talento, che le rendeva irresistibili. Le donne di Boldini, “le divine” come amava chiamarle, sono donne emancipate, colte, piene di carisma. Attraverso la moda esprimono una nuova femminilità. Un ruolo nella società. Una donna svincolata dal quotidiano dove era stata relegata fino ad allora, quasi inafferrabile. E per questo non mancano in alcune opere, anche espressioni del volto, in particolare delle labbra colorate di rosso, che tradiscono una smorfia corrucciata. Una vena di malinconia appena accennata.
Boldini conosceva bene le sue femmes fatales. Era perfettamente sintonizzato sulla loro sensibilità. Nessuno come lui ha saputo restituire sulla tela il complicato universo femminile dove bellezza e sensualità non erano un ostacolo ma un modo armonioso di essere e di esprimere sicurezza, determinazione, personalità. Durante le ore di posa l’artista riusciva a instaurare in breve tempo un rapporto di confidenza e conosceva i segreti delle belle dame, talvolta annoiate da matrimoni che duravano per inerzia o convenienza. Conosceva e rispettava i loro desideri reconditi, le aspirazioni trattenute, l’intelligenza e la personalità di ognuna. E nonostante non avesse di certo un bell’aspetto, alcune diventarono sue amanti. Anche nella scelta dei vestiti, delle ambientazioni e degli accessori, che anticipano l’importanza della scenografia nel teatro e nel cinema, Boldini porta una ventata di novità. Tuttavia, è nel tratto tipico della sue lunghe pennellate, rapide, sicure, chiamate dalla critica “sciabolate” che manifesta tutta la sua portata innovativa . Riesce a fermare l’attimo fuggente con un dinamismo che anticipa le successive ricerche delle avanguardie del Novecento.
Sotto l’egida dell’Istituto per la storia del Risorgimento italiano, con il patrocinio del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo (MiBACT) e della Regione Lazio, la retrospettiva è organizzata e prodotta dal Gruppo Arthemisia in collaborazione con l’Assessorato alla Crescita culturale-Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali di Roma Capitale ed è curata da Tiziano Panconi e Sergio Gaddi.
Il catalogo, edito da Skira, dedica un intero capitolo a una quarantina di lettere inedite di Boldini.
Informazioni Utili
Giovanni Boldini
Complesso del Vittoriano – Ala Brasini Roma, Via di S. Pietro in Carcere
Orari :
Dal lunedì al giovedì 9.30 – 19.30
Venerdì e sabato 9.30 – 22.00
Domenica 9.30 – 20.30
Aperture straordinarie : Venerdì 2 giugno 14.30 – 22.00 -Giovedì 29 giugno 9.30 – 20.30
(La biglietteria chiude un’ora prima)
Biglietti : Intero € 14,00 – Ridotto € 12,00 (audioguida inclusa)
Info e Prenotazioni : T. + 39 06 8715111
Hashtag ufficiale per condividere foto e opinioni : #BoldiniRoma