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LE FARFALLE DEL POTERE E QUELLE DELL’ARTE

E’ un vero peccato che oggi di farfalle si parli soltanto in contesti materiali. Delle feste del nostro Premier si racconta che avesse l’abitudine di regalarne a decine di gingilli a forma di farfalla, alle sue preferite. Le femmine belle e in carriera -sul bus della metaforicissima professione di “ragazza immagine”- se la son fatta tatuare da qualche parte, una farfallina. Da quando sono apparse queste notizie volgari e private, mi vengono spesso in mente le farfalle intrappolate dalla mega teche giganti di Damien Hirst. Come dire che aveva, forse, intuito il successo dell’immagine material-popolare della farfallina dalle ali colorate… Ma altrettanto spesso mi arriva in coincidenza la eco del ricordo di una mia innamorata che ripeteva di usare un metodo rozzo e primordiale ma efficacissima, a suo dire, per comprendere il motivo per cui stava con qualcuno. Mi diceva “tu dai un bacio appassionato…se senti le farfalle nello stomaco vuol dire che sei innamorato, altrimenti no”. Certo, il pericolo era incorrere nell’esperimento a digiuno da diversi giorni o con una leggera forma influenzale in corso. Ma l’immagine resta molto suggestiva. E popolare. Così mi capita sempre più spesso di “sentire le farfalle nella pancia” quando dipingo. Qual è dunque, si chiedeva Maurice Merleau-Ponty “la scienza segreta che il pittore possiede o che cerca?”. Egli è “sovrano incontrastato nella sua ruminazione del mondo, senz’altra tecnica tranne quella che i suoi occhi e le sue mani conquistano a forza di vedere, a forza di dipingere, accanendosi a trarre da questo mondo, in cui risuonano gli scandali e le glorie della storia” solo “delle tele”. Forse il suo diritto inalienabile e virginale è quello di “guardare tutte le cose senza alcun obbligo di valutarle”. Farfalle comprese.

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