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Cindy Sherman/ Tracy Moffat

Tracy Moffat, Under the Sign of Scorpio, Being Gandhi, 2004

Realismo Psicotico

Cindy Sherman, Untitled Film Still, 1978

Nelle 69 immagini di piccolo formato in bianco e nero, che costituiscono “Untitled Film Stills” sono già raffigurati tutti quei temi che poi caratterizzeranno i  successivi lavori di Cindy Sherman.  L’uso del travestimento, la parodia degli stereotipi con cui la donna è riconoscibile nella società, il ricorso a immagini prese da un contesto mediatico comune, l’imitazione dei temi di una sottocultura di massa, il tutto inserito in uno spaesamento dell’ambientazione.

Cindy Sherman, Untitled Film still, 1980, Moma, New York

L’uso del travestimento ricorre in maniera ossessiva nella sua opera, ed è stato interpretato oltre che come una ricerca sul “gender”, come una ricostruzione dell’identità personale in continuo sdoppiamento, coerente con l’istanza di decostruzione dei vari linguaggi artistici. La Sherman ha definito se stessa non una fotografa ma un’artista performativa, infatti le sue immagini sono state definite dai critici “performance congelate”. Le sue messe in scena nascono per essere riprese dalla macchina fotografica e sono strettamente progettate per un uso peculiare al mezzo: composizione, formato, inquadratura, uso delle luci. Ma alla fine gli scatti così ottenuti non sono una semplice testimonianza della performance, hanno una vita propria, una loro validità estetica. Il suo percorso si inserisce nella diffusa tendenza concettuale degli anni Settanta per la sua indagine metalinguistica e l’uso di riferimenti precisi alla cultura popolare”.

Cindy Sherman, Untitled, 1983

La fotografia è per la Sherman uno specchio che, come nella teorie psicoanalitiche,  le permette di contemplare la formazione di questo doppio, di questo altro da sé. Le donne che essa rappresenta sono chiaramente tipi e non donne reali, così come sono tipiche le ambientazioni dei film, ispirate ai “B movie”. In realtà la sua interpretazione è parodistica, ma all’epoca venne molto criticata dalle femministe perché non prendeva nettamente posizione politicamente e culturalmente. La critica della Sherman è sempre stata nei confronti della società come nel ciclo “Hollywood” dove ha ritratto tutti quelli che il sogno americano l’hanno mancato: i falliti, i derelitti, gli emarginati.  Nel successivo ciclo “ A Play of Selves” il suo modello è Duchamp. Compare sola nelle sue fotografie giocando con i travestimenti sul cambiamento di identità e sull’analisi della definizione di apparenza, rimandando alla fragilità dell’ Io di fronte ai meccanismi di identificazione e riconoscimento sociale.

Con una notevole dose di eclettismo la Moffat trasporta il tema della finzione e del travestimento in una cultura completamente differente quale può essere quella aborigena australiana. Il set fotografico si colora di luci tropicali, il tramonto o i cieli notturni sono quelli nitidi dei cieli australi. Tracy Moffat è la protagonista esotica di improbabili thriller in cui il movente sessuale è sempre latente e l’ambiguità della situazione al limite del masochismo come in  “Something More”(1989).

Tracy Moffat, Something More#, 1989

 

Tracy Moffat, Adventure, 2004

Con le sue immagini la Moffat mira a confondere e a turbare, a creare scenari drammatici sotto uno sguardo asciutto,  sfrondato e molto ritmato, prelevando a piene mani elementi della cultura etnica e sterminati orizzonti del land australiano. Sessualità, storia, rappresentazione e razza sono i riferimenti tematici di serie come Laudano (1989) e Scarred for Life(1994). C’è un innesto tra spirituale e fisico che fa della Moffat un’artista dotata di notevole carisma e ricercatissima dai collezionisti. In questa  rappresentazione  mette spesso al centro se stessa,  utilizza le forme esteriori più popolari e codificate per intraprendere un percorso di sperimentazione sulla propria identità razziale e sessuale, alla ricerca di quella più profonda e ambivalente.

Tracy Moffat, Under the Sign of Scorpio, Being Gandhi, 2004

In “Adventure Series” La Moffat mette in scena una vera e propria soap opera, con fondali dipinti, costumi, personaggi e modelli (tra cui la stessa artista)in uno sfrenato stile fantasy. In questa sequenza la fotografia rompe la continuità narrativa dell’azione, traducendola in frammenti significativi. Come molti altri artisti della sua generazione anche lei è ossessionata dal concetto di celebrità che ha tradotto in una serie di 40 immagini (Sotto il segno dello Scorpione”)in cui assume la personalità di altrettante donne famose .Le sue immagini creano quella distanza che è “giusta” perché è ideale per il linguaggio contemporaneo, è oscillazione, fraintendimento, è tutto un gioco di allusione, cifra enigmatica per l’altro che è in noi e fuori di noi.

Tracy Moffat, Night Cries, A Rural Tragedy,Video, 1989

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